di Valentina Pometta
Lo stabile di via Cavezzali 11 è il palazzo più tristemente famoso della zona intorno a via Padova sia per l’evidente degrado dell’edificio, sia per i fatti di cronaca avvenuti all’interno o nei cortili adiacenti.
Negli ultimi vent’anni è stato così spesso al centro di sentimenti di impotenza e di rabbia da parte degli abitanti dei palazzi vicini e dell’intero quartiere, da far desiderare la sua scomparsa fisica (vorrei che ci mettessero una bomba, vorrei che sprofondasse, che sparisse per magia, devono bruciarlo).
Qual è la situazione di oggi? Qualcosa sta cambiando in meglio? Come si vive dentro lo stabile? Quale futuro sarà possibile? Per provare a capirlo vale sempre la regola di imparare le lezioni del passato, allora riassumiamo i principali eventi accaduti dal 2000 ad oggi.
La storia
1961-1990. Il Jolly Inn è un residence a 5 stelle, assolutamente normale, utilizzato da professionisti e persone di passaggio che hanno bisogno di pernottare in zona. Gli appartamenti in totale sono 194.
L’edificio, composto da un corpo centrale di distribuzione verticale con tre ali, è alto otto piani più attico. Ad ogni piano vi sono circa 20 appartamenti di due diverse tipologie: appartamento piccolo di circa 16 mq composto da un locale più bagno, appartamento grande di circa 30 mq bagno compreso. L’attico é diviso in 2 appartamenti di grandi dimensioni con terrazzi.
1991-2000. il Jolly Inn viene progressivamente abbandonato perchè necessita di grossi interventi di adeguamento alla legge 626 sulla sicurezza.
Il proprietario dell’immobile diventa l’INPDAI (Istituto nazionale di previdenza dirigenza aziendale e industriale). Verso la fine degli anni ‘90 il residence viene occupato da parte di ignoti (immigrati, senza tetto…), molti cittadini di via Padova sottoscrivono una raccolta di firme per segnalare il problema alla Autorità competenti e all’ente proprietario. L’iniziativa viene lanciata con lo slogan: “Il residence di via Cavezzali deve ritornare al patrimonio abitativo del quartiere”.
3-4.12.2000 Il Giorno pubblica: “Giovani per protesta contro il caro affitti occupano ex residence”. Un gruppo di ragazzi della Sinistra Giovanile occupa simbolicamente l’edificio dell’ex residence INPDAI per chiedere che venga acquistato con i fondi regionali per destinarlo ad alloggi per studenti fuori sede o per giovani lavoratori in cerca di sistemazione. La proposta prevede anche di adibire una parte del residence a “Casa protetta” per anziani al limite dell’autosufficienza con la prospettiva di interagire con cooperative di giovani residenti. La destra propone invece come unica soluzione l’abbattimento dell’immobile.
2001- 2004. Nel gennaio 2001 l’edificio viene messo all’asta, ma l’asta del 13 marzo 2001 va deserta (prezzo d’asta 11 miliardi e 559.000 lire). Il 5.04.2001 il candidato dei Democratici di Sinistra al Consiglio Comunale di Milano Aldo Ugliano chiede alla Regione che i 1.500 miliardi di fondi Gescal provenienti dallo Stato vengano ripartiti ai comuni e servano tra l’altro per acquistare il residence. La Giunta Albertini non accoglie la proposta.
Tra il 2002 e 2003 si fanno avanti tre immobiliari (AR Srl, Ifim Srl e Interhouse Srl) che aprono imponenti mutui con le banche e acquistano circa metà del palazzo (altri appartamenti finiscono a piccoli proprietari e privati).
La solidità di quelle società è molto dubbia e nel giro di pochi anni i conti saltano.
2004-2005. 9-8.06.2004 Interpellanza del consigliere di zona Muraca Antonio: “Disturbo della quiete pubblica (litigi, schiamazzi) e abbandono di rifiuti, lamentele dei cittadini”.
08.07.2005. Istanza dell’amministratore del condominio di via Padova 95 alla Prefettura di Milano per segnalare risse e sparatorie da circa due anni, spaccio, prostituzione, degrado.
Si arriva così ad una girandola di amministratori giudiziari nominati dal tribunale civile e all’utilizzo di guardie private.
2006. 27.02.2006 Una guardia privata assunta dall’amministrazione del palazzo uccide Abdelkhaled Nakab, cittadino marocchino. La stampa dà risalto all’episodio, si realizzano servizi televisivi, interviste, fiaccolate e manifestazioni di immigrati che chiedono giustizia, l’amministratore dello stabile è accusato di chiedere soldi per far entrare la gente nelle stanze oltre a far pagare prezzi salatissimi per gli affitti. Emergono così in modo tragico il forte malessere degli abitanti (erano già state presentate denunce per aggressione contro i vigilantes del condominio) e i due mercati sommersi che determinano la vita del palazzo: quello legato a stupefacenti e prostituzione, quello legato alla speculazione sugli affitti in nero.
03.03.2006. Un incendio distrugge un appartamento; 200 persone scese in strada.
07.03.2006 Interpellanza nel Consiglio di Zona 2 presentata dal consigliere Romanelli della lista Moratti al Presidente avanza la proposta di adibirlo a alloggi per giovani studenti o lavoratori fuori sede.
05.06.2006. Vengono sgomberati 57 dei 194 appartamenti; una settantina i portati in questura per accertamenti e eventuali procedure di espulsione, due arresti, 57 denunciati, perché occupanti abusivi degli appartamenti, sequestro di stupefacenti.
Settembre 2006. Vengono sgomberati altri appartamenti.

2007-2009. La Parrocchia di San Giovanni Crisostomo, si attiva nella persona di Don Piero.
19.12.2007. La Repubblica pubblica un articolo di Zita Dazzi: Don Piero accompagna a casa i bambini con una candela accesa per farsi luce finito il catechismo. Ha lanciato un appello durante la messa per chiedere che venga posto fine al gelo di quel palazzo. Una cinquantina di appartamenti sono murati dopo il blitz del 2006. La corrente è stata staccata da due mesi dall’AEM per il debito del condominio. Pochissime famiglie sono riuscite ad avere il contatore pagando 500 euro. Gli altri cucinano sui fornelli a gas, si illuminano con le candele.
2008. Altri sgomberi all’ottavo piano e all’attico: emergono problemi agli impianti elettrici, qualcuno ruba energia ai vicini, gli ascensori sono fermi da tempo, si segnalano serrature messe abusivamente da alcuni condomini alle porte dei tanti appartamenti sfitti del caseggiato. Fra il 7 e 12 agosto venti fra operatori AMSA e operai di ditte private svuotano lo stabile di via Cavezzali da tonnellate di rifiuti che ingombravano completamente le cantine, due trombe delle scale e l’intero settimo piano.
2010-2012. Nell’autunno 2010 si attivano un Comitato Antirazzista e l’Unione Inquilini con iniziative in solidarietà agli abitanti e presidi antisgombero. Le attività si interrompono a fine 2012 per la mancanza di attivazione degli abitanti e la presenza di un racket degli appartamenti organizzato.
2013-2017. 24.01.2013 Scoppia un incendio al 7° piano: finiscono in ospedale per intossicazione sette persone di cui 4 bambini. L’Asl riscontra condizioni di inagibilità, per il continuo accumularsi dei rifiuti ingombranti nelle parti comuni tanto da ostruire le scale di sicurezza; continuano a non funzionare l’impianto di riscaldamento centralizzato, la luce elettrica e gli ascensori.
Il Tribunale nel 2013 nomina un’amministratrice che viene osteggiata al punto tale che nel 2015 alcuni abitanti la inseguono addirittura per strada e si prende un pugno in faccia. I debiti del palazzo sono cresciuti fino a 700mila euro. Nel 2014 si registrano altri due incendi il 15.03 (5 persone intossicate di cui 3 bambini) e il 23.10 (11 persone intossicate). Il 10.07.2014 il Consiglio di Zona 2 chiede l’intervento del Prefetto e del Sindaco, per la messa in sicurezza dello stabile.
Nonostante vari interventi di Amsa, Asl, Polizia e forze dell’ordine però non si riesce a riportare sotto controllo lo stabile.
Nel 2016 il racket degli appartamenti arriva a controllare gli allacci abusivi della luce, impone un servizio smaltimento della spazzatura abusivo e impedisce l’accesso negli appartamenti regolarmente affittati, a chi non paga i suoi “servizi”. L’esempio più emblematico è una donna che nonostante abbia affittato a un’agenzia, si trova la serratura bloccata col silicone e decide di resistere al racket entrando per due anni nel suo appartamento scavalcando il balcone, con una scala che nasconde nel garage del palazzo di fronte.
15.07.2016. Silvia Sardone e Marzio Nava, consiglieri di Forza Italia nel Municipio 2 denunciano il degrado del residence.
30.06.2017 Il gruppo Sinistra x Milano del Municipio 2 invia una lettera e un esposto chiedendo la messa in sicurezza dello stabile al Prefetto, al Sindaco, agli Assessori competenti e all’ATS, segnalandone la pericolosità sia a livello strutturale che sociale.
05.04.2018. Il Prefetto decide di effettuare un maxi sgombero, con l’impiego di 700 agenti viene ripristinato il controllo sul palazzo. Si era arrivati a un notevole allarme dell’opinione pubblica, in particolare attraverso un servizio di Nadia Toffa delle Iene “Il palazzo dove le persone non esistono”, che l’11.03.2018 aveva documentato l’incredibile livello di arroganza raggiunta dai gestori di spaccio e subaffitti. Grazie allo sgombero il racket viene smantellato, molti appartamenti lastrati.
2019-2022. Nel 2019 fino al periodo dell’emergenza Covid la Polizia Locale e le forze dell’ordine mantengono un monitoraggio stretto, effettuando periodici arresti e sgomberi con la collaborazione degli abitanti regolari rimasti. Ma dal 2021 la situazione a poco a poco ritorna critica: vengono rioccupati gli appartamenti, ricominciano gli accumuli di spazzatura interni ed esterni, ricomincia lo spaccio. Nell’estate del 2022 tutto di nuovo precipita: un nuovo gruppo di spacciatori, molto giovani e tossicodipendenti inizia a scontrarsi con i gruppi di più lunga data generando pericolo anche nel quartiere con risse continue. Nell’inverno nuovi incendi fino all’episodio drammatico del 24.01.2023 in cui si rischia il morto: un ragazzo al 3° piano viene inseguito da persone che minacciano di dargli fuoco e si butta dalla finestra schiantandosi su una vettura parcheggiata nel cortile, viene ricoverato con fratture (la dinamica è raccontata da lui nell’intervista alla trasmissione “Fuori dal coro” del 31.01.2023). I cittadini dei palazzi limitrofi scrivono una nuova petizione.
Il Comitato Turro e alcune pagine Facebook del quartiere riportano più volte l’attenzione sulla situazione del palazzo. Le associazioni di volontariato che seguono alcune famiglie di abitanti raccolgono racconti di disagio per le pessime condizioni abitative e la paura. Il Comitato Abitare in via Padova dedica al residence la puntata n. 14 del podcast “Noi Oltre Loreto”.
la situazione attuale
2023-2024. Lo stabile viene preso in gestione dallo Studio Fenaia che ha esperienza di situazioni condominiali critiche: in accordo con l’assessore alla Sicurezza Granelli, la Polizia Locale e le forze dell’ordine si riparte con censimento, sgomberi, arresti. Si reintroducono le guardie giurate (ma disarmate, con un accordo che prevede una netta distinzione tra il loro ruolo e quello delle forze dell’ordine), si impiegano telecamere per controllare sia gli ingressi sia l’abbandono dei rifiuti.
Il Municipio 2 dedica due Commissioni aperte alla cittadinanza a discutere della situazione il 22.02.2023 (con la partecipazione dell’amministratore appena nominato) e il 25.09.2024 (con la partecipazione sia dell’amministrazione sia dell’assessore alla Sicurezza del Comune Marco Granelli). Il Comitato Abitare in via Padova, esprime nella prima commissione forti dubbi sulla possibilità che la situazione all’interno ritorni normale: “nel palazzo si è formata un’economia che fornisce servizi abitativi a chi è tagliato fuori dal mercato della casa, un’economia che sa usare una regolarità di facciata, ma che non sa mantenere un equilibrio tra il profitto percepito e i servizi resi, un’economia che si appoggia a circuiti relazionali interni ad alcune nazionalità. Cavezzali 11 è l’esempio emblematico di un problema privato che è diventato pubblico quindi va affrontato come tale, come sistema”. Nell’ultima commissione viene riportato dall’amministrazione il dato del debito globale del condominio, che da oltre 1 milione di euro si troverebbe adesso ad averlo ridotto della metà. Viene anche affermato che sarà possibile il ripristino dell’ascensore e il completamento dei lavori di messa in sicurezza delle facciate (iniziati nel 2024 e fermati quasi subito).
Gli episodi violenti nel 2024 sono cessati, ma la resistenza di alcuni problemi visibili come l’abbandono di ingombranti, l’ingresso di bombole di gas per cucinare e i racconti delle famiglie di abitanti testimoniano che non siamo ancora in una situazione normale, che gli inquilini vivono ancora sovraffollamento e mancanza di servizi. Il sentimento interno è un forte senso di precarietà, quello esterno è la diffidenza, la paura di essere semplicemente nella fase positiva di un ciclo in cui altri momenti negativi arriveranno.
Quale futuro?
Gli inquilini dell’ex residence sono per la maggior parte migranti, regolari, con stipendi medio-bassi, e qualche italiano con lavori precari. I proprietari invece sono economicamente più forti: gestiscono ditte e hanno numerosi appartamenti, alcuni sono a loro volta cittadini stranieri, altri hanno pochi appartamenti, una piccola minoranza è proprietaria solo dell’appartamento in cui abita.
È la debolezza degli inquilini il fattore più pericoloso per la riqualificazione del residence. In un momento storico dove la legislazione e il mercato favoriscono i proprietari, sono gli inquilini a essere controllati in continuazione, a non avere alternative di accoglienza e affitto in città.
Questo rende i proprietari del residence meno disponibili all’investimento nel miglioramento delle condizioni dello stabile: il loro guadagno è assicurato qualsiasi cosa succeda. Da quando INPDAP ha cartolarizzato l’edificio la girandola dei passaggi di proprietà non si è mai fermata: alcune acquisizioni sono state indagate dalla polizia giudiziaria che ha accusato ex-amministratori, proprietari e anche bancari di associazioni a delinquere e riciclaggio relativamente agli appartamenti dello stabile. Che fine hanno fatto le indagini a riguardo? La trasparenza sui flussi finanziari, i controlli relativi ai soggetti che hanno un numero alto di appartamenti sono importanti, dobbiamo recuperare la capacità di distinguere investimento e speculazione, mercato e traffici illeciti. La casa non è solo un bene economico, è la dignità delle persone e della città, e Cavezzali 11 dimostra che le istituzioni pubbliche non possono guardare il mercato privato da spettatori. Senza rispetto delle regole anche da parte degli attori economici più forti, abbiamo già visto cosa succede e non lo vogliamo rivedere.