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Quando a Milano c’erano gli austriaci

Sono molte le tracce del passaggio austriaco a Milano. Anche a Precotto, dove spunta un’aquila asburgica senza testa

di Maria Giuseppina Malfatti Angelantoni*

A Precotto, un tempo borgo fuori delle mura spagnole di Milano, stretto fra una via antica e viale Monza, c’è un piccolo locale, ora è una pizzeria, ma la voce popolare lo identifica con El Barbee de’ Todeschi, il Barbiere dei Tedeschi. In verità Milano non fu mai sotto di loro, ma sotto gli Austriaci che si erano sostituiti agli Spagnoli quando, nel 1711, nel corso delle turbinose vicende della Guerra di Successione Spagnola, il re di Spagna Carlo III d’Asburgo fu eletto imperatore d’Austria col nome di Carlo VI. Era il padre di Maria Teresa e da allora, salvo gli splendidi anni napoleonici, gli Austriaci dominarono Milano e la Lombardia fino al 1859.

Non distante da questo locale, in una strada tangente la parrocchiale di San Michele Arcangelo, vi è un edificio dal grande portone di legno sul quale è disegnato con grossi chiodi il corpo di un’aquila senza testa. L’aquila, quella bicipite degli Asburgo, fu decapitata durante le Cinque Giornate di Milano.

In viale Monza, verso Sesto San Giovanni, nascosta da un muro e da alberi fronzuti, si erge una villa, non grande, dalle sobrie linee neoclassiche, rivisitate in epoca liberty; da alcuni reperti trovati in loco si può ipotizzare che qui vi fosse un preesistente edificio, forse una villa di campagna, dalla pianta aperta ad U, sostenuta da archi. Viene chiamata Ca’ Radetzky, poiché, sempre secondo la voce popolare, qui soggiornò il generale austriaco durante la costruzione della lunga e diritta strada militare, l’attuale viale Monza.  

Una conferma del suo soggiorno a Precotto potrebbe essere la relazione tra il generale e la giovane lavandaia Giuditta Meregalli che era di Sesto San Giovanni e che gli dette quattro figli. Radetzky, che al tempo del suo innamoramento aveva 71 anni, ne aveva già otto con la moglie, la nobile contessa Francesca Romana von Strassoldo-Gräfenberg. E forse fu per la presenza della sua famiglia milanese se il Generale, mentre lasciava la città al termine delle Cinque Giornate, non bombardò Milano dal forte che si ergeva nell’attuale Largo Marinai d’Italia.

Il feldmaresciallo Radetzky, governatore militare di Milano, ebbe splendide dimore ufficiali nel centro della città, la più ricordata è quella in palazzo Cusani, quasi di fronte alla Pinacoteca di Brera, già sede del III Corpo d’Armata. Ora è sede lombarda del Comando Militare Esercito e della rappresentanza NATO. In questo palazzo vi è il salone da ballo a lui dedicato ed è stato mantenuto il suo sobrio ed elegante appartamento dagli arredi ottocenteschi che viene sempre mostrato con orgoglio   ai visitatori. 

Altra sua sede fu palazzo Cagnola, vicino alle mura del Castello Sforzesco, quartier generale austriaco nei giorni delle gloriose Cinque Giornate.  

Infine ultima dimora del vecchio generale, più intima e raccolta, fu il mezzanino della Villa Reale di Via Palestro, da lui precedentemente fatta restaurare per divenire sede di rappresentanza dell’Austria nella città ribelle, che lui amava (non ricambiato), e dove in tarda età volle tornare. Qui concluse la sua lunga vita assistito amorevolmente da uno dei tanti figli.

Il Salone da Ballo della Villa Reale di Via Palestro

L’ Austria governò severamente ma saggiamente Milano ed è a questa amministrazione che si fa risalire il carattere dei milanesi, rispettosi delle regole, cosmopoliti, concreti e generosi, e sempre discreti.

Maria Giuseppina Malfatti Angelantoni, viareggina di nascita, milanese d’elezione, notoriamente storico dell’arte ed ora cittadina massetana, da più di trent’anni ha realizzato viaggi e tenuto conferenze nell’ambito delle attività del Centro Culturale Mediolanense Studium.

Tra gli altri suoi lavori, Il suo libro pubblicato alla fine del 2019 “L’arte lungo le vie di pellegrinaggio” percorre le vie di pellegrinaggio verso Gerusalemme, Roma e Santiago de Compostela ma non vuole essere una guida: l’intento, piuttosto, è quello di accompagnare il lettore in un viaggio reale o ideale e portarlo – attraverso la descrizione dei luoghi, la narrazione dei fatti e la rievocazione di personaggi straordinari – alla scoperta dell’arte nata come testimonianza di fede, nel fecondo scambio fra popoli diversi.

* Maria Giuseppina Malfatti Angelantoni, viareggina di nascita, milanese d’elezione, notoriamente storico dell’arte ed ora cittadina massetana, da più di trent’anni ha realizzato viaggi e tenuto conferenze nell’ambito delle attività del Centro Culturale Mediolanense Studium. Tra gli altri suoi lavori, Il suo libro pubblicato alla fine del 2019 “L’arte lungo le vie di pel- legrinaggio” percorre le vie di pellegrinaggio verso Gerusalemme, Roma e Santiago de Compostela ma non vuole essere una guida: l’intento, piuttosto, è quello di accompagnare il lettore in un viaggio reale o ideale e portarlo – attraverso la descrizione dei luoghi, la narrazione dei fatti e la rievocazione di personaggi straordinari – alla scoperta dell’arte nata come testimonianza di fede, nel fecondo scambio fra popoli diversi.

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