Chi trovandosi a Precotto volesse andare in via Cislaghi alla rinomata pasticceria Motta, e prima di entrare alzi lo sguardo sopra i tetti scoprirebbe l’esistenza di un minuscolo campanile, che per lo più passa inosservato, ma che indica l’esistenza in quel luogo dell’antica chiesa di Precotto.
Secondo le ricerche del precottese don Roberto Bigiogera, nel secolo VII qui esisteva una “santella”, una cappellina, che i Longobardi avevano dedicato all’arcangelo San Michele, loro protettore. Ma i Precottesi per secoli non ebbero una propria parrocchia: per andare a messa o alle funzioni facevano una lunga camminata fino a Greco o a Turro o a Santa Maria Rossa in Crescenzago. L’altra chiesa del borgo, cioè la cappella di S. Maria Maddalena, fu costruita solo nel XVI secolo, ma per accogliere gli appestati e fungere da cappella cimiteriale di quello che nel ‘900 diverrà il cimitero di Gorla-Precotto.
A Precotto la Parrocchia venne costituita il 15 giugno 1596 per decreto del cardinale Federico Borromeo, il quale stabilì che la chiesa parrocchiale fosse proprio la chiesetta di via Cislaghi, allora via principale del borgo. Ma le condizioni di quella cappellina, molto malmessa, furono ben presto giudicate non idonee per una popolazione in crescita d’abitanti e di censo. Intorno al 1604-06, pertanto, venne ricostruita. Ma, nonostante ripetuti rifacimenti, la chiesa di via Cislaghi continuava a rimanere insufficiente a contenere una popolazione, che nel giro di due secoli aveva più che quintuplicato i suoi abitanti (da 150 nel 1600 a 881 nel censimento del 1861).
Addirittura i parrocchiani – impossibilitati a entrare in una chiesa troppo piccola e malconcia – nel 1857 mandarono una petizione all’imperatore Francesco Giuseppe per ottenere una chiesa più ampia; altrettanto fece il parroco don Giacomo Ramone con l’arcivescovo di Milano, Carlo Romilli. Stato e Diocesi, pertanto, nel 1865 decisero di abbattere il vecchio oratorio del Borghett per far posto alla costruzione di una nuova chiesa.
La chiesa cambia direzione
Il progetto dell’ingegnere Emanuele Odazio per la nuova chiesa (1863) prevedeva la facciata rivolta verso la via principale di Precotto, ovvero la contrada San Michele, divenuta poi via Principe Umberto e oggi via don Cislaghi. Ma tutti osservarono che, nel frattempo, la strada principale del borgo era divenuto il Regio Vialone per Monza inaugurato nel 1838. Fu naturale per i progettisti, a questo punto, di modificare la direzione della nuova chiesa parrocchiale, dirigendone la facciata verso viale Monza.
Costruita tra il 1865 e il ’66, la nuova chiesa si presenta con un’unica navata, con copertura della volta a botte e due piccole cappelle per lato. È stata benedetta il 14 ottobre 1866. Il costo di 75mila lire fu in gran parte sostenuto dal Comune di Precotto.
Dopo circa trent’anni, nel 1898, don Luigi Cislaghi provvedeva a nuovi lavori di restauro e di decorazione, cui parteciparono diversi artigiani e pittori locali e brianzoli: Luigi Tagliaferri di Lecco per gli affreschi e le opere pittoriche; Luigi De Carlini per gli stucchi e Enrico Pagani per le decorazioni, ambedue di Macherio; Pietro Gioia per le dorature e Camillo Gavazzi per i ponteggi, ambedue di Precotto. Per sostenere le spese dei restauri don Cislaghi avviò una gara di offerte fra i più e i meno abbienti della popolazione. Il 6 ottobre 1901 la chiesa veniva riconsacrata dal cardinale Andrea Ferrari.
Nel corso del ’900 la chiesa ha subito nuovi rimaneggiamenti e trasformazioni: nel 1906 viene rifatta la facciata “a bugna” e collocati i due angeli in cemento Portland, opere dello scultore Francesco Barzaghi (1839-92), professore all’Accademia di Brera e consigliere comunale di Precotto con casa, laboratorio e fonderia qui in paese.
Il mezzo rosone della facciata comprendeva un tempo una bella vetrata con Gesù tra i bambini, andata distrutta purtroppo a causa del bombardamento del 20 ottobre 1944. Un altro intervento di restauro fu eseguito nel 1967 dal prevosto don Egidio Vergani, seguito 40 anni dopo (ottobre 2007) dal restauro conservativo della facciata voluto dal parroco don Egidio Casalone.
Pregevoli opere artistiche sono tuttora conservate all’interno della chiesa: la Deposizione del Cristo nel paliotto dell’altare maggiore, bassorilievo in bronzo opera di Francesco Barzaghi; il quadro di Sant’Anna nella seconda cappella di sinistra, di autore sconosciuto, dono della famiglia Visconti di Modrone; alle pareti la Via Crucis del piemontese Luigi Morgari; il coro in noce dipinto dietro l’altare; un imponente armadio del ’700 in sagrestia. L’organo, costruito nel 1880 dalla società Recalcati di Sovico, è stato ricostruito nel 1911 dalla ditta Edoardo Rossi di Milano, mentre le campane, opera del fonditore Pasquale Mazzola di Valduggia, vennero acquistate nel 1881 all’Esposizione nazionale di Milano.