di Baffoli
“È in atto la trasformazione digitale, Firmato digitalmente, Gli hanno rubato l’identità digitale, Tecnologia digitale, Questa è una fotografia digitale”… Potrei continuare con esempi di frasi comuni contenenti la parola “digitale” riempiendo tutto lo spazio di questo articolo, ma allora cos’è questo “Digitale” che di fatto ha cambiato il nostro modo di vivere?
Siamo analogici o digitali?
Beh partiamo subito dalla loro derivazione che può essere illuminante: Digitale deriva dall’inglese “digit” che significa “cifra” per cui è digitale la tecnologia basata sui numeri (essendo i numeri composti da una o più cifre).
Analogico invece deriva dalla parola greca (ἀνάλογος) che significa “proporzione”, “analogia” per cui il concetto di analogico racchiude in sé il concetto di misura e quindi un rapporto con qualcos’altro di simile. Per esempio, “un palmo” indica una distanza pari all’apertura di una mano che funge da riferimento per la proporzione… non è certo un numero “puro”.
Cosa caratterizza allora il digitale? Sicuramente i numeri, ma i numeri, per quanto possano avere tante cifre, non possono averne un numero infinito altrimenti sarebbero illeggibili e ovviamente non sarebbero memorizzabili necessitando di uno spazio di memoria infinito. E allora se vogliamo rappresentare la realtà con dei numeri dobbiamo “discretizzarla”, cioè, dobbiamo andare per “gradini”. Per esempio, supponiamo di voler associare un massimo a 2 cifre ad un sistema che misuri la temperatura. Possiamo partire da 00 e arrivare a 99, ma qualunque valore fra un numero e quello successivo non esiste perché non possiamo rappresentarlo avendo solo due cifre (o sono 36 gradi o sono 37 gradi, non possono essere 36.5 gradi perché ci vorrebbero tre cifre). In altre parole, la realtà digitale non è continua, tra un numero e il successivo non c’è nulla. Se al contrario consideriamo un vecchio termometro a mercurio e prendiamo una lente d’ingrandimento possiamo leggere la posizione del menisco di mercurio rispetto alla scala graduata e definire qualunque temperatura intermedia fra due tacche della scala, dipende solo dalla nostra vista (o dalla lente d’ingrandimento!). Questa misura può anche essere imprecisa a causa della disuniformità del tubo in cui scorre il mercurio o della scala graduata, o della nostra vista…, ma la misura è “continua”, non devo fare salti da un numero all’altro.
Riassumendo, l’analogico fornisce una rappresentazione continua mentre il digitale, per quanto possa essere più preciso, è discontinuo e deve per forza realizzare un’approssimazione perché tra un numero e il successivo c’è sempre un gradino.
È evidente che la realtà macroscopica è continua come in essa lo è il tempo per cui la nostra natura è analogica, e sono analogici anche tutti i nostri sensi. Quindi noi e il mondo che ci circonda siamo analogici, non abbiamo alcun bisogno di convertire la realtà in numeri per percepirla e comprenderla. Pensiamo ad un immagine o alla musica… O pensiamo all’orologio a lancette, appena lo guardiamo sappiamo più o meno che ora è, se siamo in ritardo o no… infatti il nostro cervello non trasforma il quadrante dell’orologio in un numero, ma elabora direttamente la posizione delle lancette… se per esempio avessimo un appuntamento a mezzogiorno, il solo fatto che le lancette non siano verticali, ci dice subito che, abbiamo ancora tempo se sono a sinistra della verticale, siamo in ritardo se sono a destra. Un orologio numerico richiederebbe una elaborazione del nostro cervello perché dovremmo leggere il numero e capire se è maggiore o minore di 12:00 però ci direbbe con precisione di quanto siamo in anticipo o in ritardo una volta fatta la differenza mentalmente. Oppure pensiamo agli odometri (quegli strumenti che normalmente chiamiamo contachilometri e che indicano la velocità della nostra auto), la posizione della lancetta ci dice subito se stiamo andando troppo forte, e la rapidità con cui ruota la lancetta ci fa subito capire se stiamo schiacciando troppo l’acceleratore. Ma un odometro numerico ci dice con precisione se stiamo superando o no il limite di velocità, anche se difficilmente ci fa capire se stiamo accelerando troppo. E infatti ad oggi quasi tutti gli odometri hanno sia la lancetta che il numero per sfruttare la peculiarità di entrambe le rappresentazioni.
Da questo si evincono altre caratteristiche:
- Il digitale, oltre ad essere numerico e discontinuo, è anche solitamente più preciso.
- L’analogico “esiste anche senza numeri” ed è continuo, ma è solitamente meno preciso, però è più immediato perché è nella nostra natura (è fisiologico).
Gli esempi dell’orologio, odometro, termometro, riguardano la rappresentazione di una grandezza (orario, velocità, temperatura) che può essere mostrata in maniera numerica (quindi digitale) o tramite lancette o altri indicatori (quindi in maniera analogica), anzi, se per esempio parliamo di macchine fotografiche o di riproduttori musicali, sicuramente il risultato finale non può che essere analogico in modo che i nostri sensi lo percepiscano come fotografia o musica. Ma gli strumenti che generano un orario, una velocità una fotografia ecc.… potrebbero essere realizzati sia con tecnologie analogiche che con tecnologie digitali. Infatti, sullo schermo di un cellulare si possono rappresentare sia le lancette e che le fotografie, e si può ascoltare musica, ma la tecnologia usata per pilotare lo schermo o l’altoparlante è digitale. Viceversa, si potrebbe anche fare uno strumento analogico con rappresentazione numerica, per esempio i vecchi tabelloni a “pallette” ruotanti con gli orari di treni e aerei, o gli odometri a rullo invece che ad ago…
E allora torniamo alla domanda: “Siamo analogici o digitali?”
Beh, per quanto detto non ci sono dubbi, siamo analogici, ma spesso questa domanda è posta con un altro scopo che è quello di capire se usiamo principalmente supporti analogici o digitali:
Usiamo principalmente lo “Smartphone” per telefonare o per “navigare” nella rete, parlarsi coi social, pagare, fare operazioni bancarie? Per prendere appunti usiamo la penna o una tastiera?
In un prossimo articolo si potrebbe entrare nel dettaglio di cosa siano e come funzionino le tecnologie digitali elettroniche, per ora osserviamo che hanno permesso un’accelerazione dell’evoluzione così rapida che tra genitori e figli ormai passa ben più di una generazione tecnologica. Se da un lato questo fa intravvedere futuri incredibilmente ricchi di novità (si pensi dall’intelligenza artificiale), dall’altro potrebbe creare non pochi problemi sociologici per la distanza che può nascere fra chi sa/può usare “la tecnologia” e chi non vuole/può farlo, e persino tra genitori e figli.