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Più o meno tutto bene, a parte le botte

di Sara Vidé


Più o meno tutto bene è una storia che non avrei mai voluto raccontare, ma era doveroso farlo. Mi sono sempre occupata di scrittura e di comunicazione, ciononostante il tema della violenza sulle donne non è mai stato un argomento che avessi troppo approfondito. Probabilmente, non lo avevo nemmeno intimamente compreso: era un fatto lontano da me, e non nego di aver nutrito pregiudizi verso chi non decideva di denunciare.

Quando, qualche anno fa, un conoscente mi ha riferito eventi tragici riguardanti una parente e mi ha trasmesso il suo grande desiderio di far qualcosa di concreto, è nato il personaggio di Milena che si ispira non a una ma a cento, mille vicende quotidiane e a fatti di cronaca relativi a tante, troppe vittime di maltrattamenti fisici e psicologici.

Grazie a confronti diretti con persone coinvolte in situazioni del genere, anche in qualità di amici, colleghi e fratelli di donne abusate e oppresse, quasi sempre ignari di ciò che realmente accade tra le mura domestiche delle malcapitate, ho potuto capire a fondo certe terribili dinamiche relazionali e farle rivivere alla mia protagonista, in un turbine crescente di sofferenza e di angoscia.

Milena non è una ragazzina e nemmeno una sprovveduta: ha un lavoro che le piace ed è indipendente, conosce tanta gente che tiene a lei, ha una famiglia affettuosa e mille interessi, tra cui viaggiare. Purtroppo, non ha mai trovato il compagno che sognava, ma se n’è fatta una ragione. Durante una vacanza oltreoceano, incontra inaspettatamente un uomo che, con pazienza e dolcezza, la conquista e le fa credere ancora nell’amore, quello che lei si merita. 

Sara Vidé
Sara Vidé

Sara Vidé

Più o meno tutto bene

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Come molto spesso accade nei rapporti con un manipolatore, però, Carlos cala la maschera e dopo un iniziale idillio, carico di promesse, si svela per quello che è: un violento, insensibile, orrendo essere che la umilia, la picchia, le toglie ogni libertà.

Così, nel sottofondo di una Milano a pochi passi da corso Buenos Aires, Milena affida al suo diario le sue paure, le sue speranze, i suoi patimenti e continua a cercare di uscire dal buio che la avvolge, pur mentendo continuamente a chi è in pena per lei.

Più o meno tutto bene è proprio quello che potrebbe rispondere una donna oppressa e braccata alle domande insistenti degli altri, quando le chiedono come sta. È il modo per dire una bugia, ma con la velata e inutile illusione che le cose possano cambiare, che ci sia ancora speranza di capovolgere una situazione disperata.

L’esperienza di scrivere questo romanzo ha fortemente cambiato il mio approccio a un problema che riguarda davvero tutti. È necessario informare e formare, ricordando alle donne che devono denunciare e tendendo un punto fermo sull’educazione sentimentale dei più giovani, insegnando loro il rispetto e il confronto. Questo avviene se tutti siamo più consapevoli, ma soprattutto grazie alle associazioni che operano seriamente in tal senso. Io ho conosciuto Senza Veli sulla Lingua, che ha sostenuto da subito il mio progetto e curato la prefazione del libro, e a cui devolverò parte del ricavato. Questa squadra di esperti e professionisti lavora per prevenire e contrastare la violenza di genere in tutte le sue forme e manifestazioni, con servizi specifici e con assistenza psicologica, legale e spesso economica. Un lavoro immenso e costoso, perché le donne che scappano dal loro incubo hanno bisogno di tutto e non di chiacchiere. Insieme a loro, ripeto con convinzione: se siete vittime di violenza, denunciate subito!

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