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Milano nelle mappe mentali dei rider

Sfrecciano per le strade sulle bici con lo zaino termico in spalla: sono i “ragazzi”, non sempre tanto giovani, che armati di cellulare con navigatore percorrono Milano per le consegne a domicilio. E hanno disegnato la città che percorrono: la mostra raccoglie disegni di mappe e luoghi di Milano visti dai rider durante le loro giornate di lavoro.

Aperta per oltre 50 giorni – dal 20 maggio fino all’8 luglio – nei locali del Municipio 2, ha riscosso notevole successo, con interessanti eventi di apertura e chiusura. In precedenza i materiali erano stati esposti nello spazio Isola-Casateatro (Municipio 9). 

Il progetto di ricerca nasce da una tesi di laurea magistrale in Architettura e disegno urbano discussa lo scorso ottobre al Politecnico di Milano (autori Cinzia Nicolais e Andrea Arzenton, relatrice Nausicaa Pezzoni) in cui sono state raccolte 100 mappe disegnate da 100 rider ai quali è stato chiesto di rappresentare la propria immagine mentale della città. Dallo studio dei disegni è scaturita un’ipotesi di progetto per nuove “infrastrutture leggere” a servizio dei rider ma anche di tutti i cittadini, specialmente se si muovono sulle due ruote.

mappe-rider

Le mappe sono state realizzate applicando un metodo di indagine introdotto qualche anno fa dall’architetto Pezzoni con i migranti al primo approdo: mappe dei luoghi e dei percorsi conosciuti all’arrivo in città come Milano, Bologna, Rovereto, Napoli disegnate direttamente dai protagonisti, poi raccolte nel suo libro La città sradicata (ObarraO Edizioni).

“Per noi abitanti ‘stabili’ i rider sono diventati protagonisti della scena urbana durante i recenti lockdown. Mentre la città si svuotava e i suoi spazi divenivano irriconoscibili, improvvisamente sospesi, un solo movimento attraversava strade e piazze deserte, svelando presenze fino allora invisibili agli occhi delle altre popolazioni urbane”. 

Il progetto nasce da una ricerca sulla città osservata e rappresentata dalle nuove popolazioni…

La presentazione della mostra precisa che: “Il progetto nasce da una ricerca sulla città osservata e rappresentata dalle nuove popolazioni, in particolare migranti e, attraverso le mappe, si intende:

  • costruire un piano di parità tra lo sguardo di chi progetta e amministra la città e quello spaesato di chi sia appena giunto e stia cercando di costruire una relazione con il territorio d’approdo;
  • portare all’attenzione della cittadinanza le istanze di una nuova popolazione urbana come quella dei rider e le questioni aperte rispetto all’uso dello spazio pubblico che rappresenta il loro spazio di lavoro; 
  • aprire un dialogo con i cittadini e amministratori, ricercatori, artisti, osservatori della città dalle molteplici prospettive in cui può essere osservata;
  • progettare punti di ritrovo e di sosta dei rider, oltre che di una rete ciclabile diffusa che connetta tali punti e li faccia dialogare con le altre traiettorie urbane”.

Un contributo importante, dunque, al dibattito e alle iniziative in corso per la trasformazione urbanistica e viabilistica della città, di cui la nostra zona sta vedendo diverse sperimentazioni.

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