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Regione Lombardia cambia la sua legge sanitaria

Stanno per nascere le Case e gli Ospedali di Comunità.

di Fabio Pizzul, Consigliere regionale della Lombardia


La pandemia ci ha costretto a riconsiderare il nostro rapporto con la sanità. Fino a due anni fa ci sentivamo sicuri se avevamo a poca distanza da casa un ospedale, meglio se con un bel Pronto Soccorso. Molti di noi non si rivolgevano se non di rado al proprio medico di base.

La pandemia ha cambiato tutto e ora è viva in tutti la consapevolezza dell’importanza di una sanità territoriale, vicina a casa propria, facilmente raggiungibile in caso di necessità.
Sulla scorta di queste nuove esigenze, Regione Lombardia ha cambiato la propria legge sanitaria, introducendo, su forte impulso dello Stato, alcune novità che potrebbero rivoluzionare il nostro modo di guardare alla sanità.

La pandemia ha evidenziato le gravi carenze del modello sanitario lombardo

La nuova legge regionale deriva da precise richieste che il Governo ha formulato nel dicembre 2020, dopo che i cinque anni di sperimentazione concessi alla legge approvata durante la presidenza di Roberto Maroni nell’agosto del 2015 si erano conclusi. Le indicazioni del Governo erano chiare: la sanità lombarda doveva uniformarsi a disposizioni di leggi nazionali che erano state per molti versi disattese, privilegiando la cura delle malattie acute in ospedale e trascurando la medicina preventiva, le cure territoriali e l’integrazione tra servizi sanitari e socio-sanitari.

Fabio Pizzul, Consigliere regionale della Lombardia
Fabio Pizzul, Consigliere regionale della Lombardia

Un modello che non ha retto di fronte alla pandemia da Covid-19 e che ha messo in crisi ospedali che per anni si sono concentrati sulla moltiplicazione degli interventi e delle visite specialistiche e trascurando i bisogni di salute dei cittadini. In questo panorama, si è andato sempre più allargando il ruolo del privato accreditato, che si è fatto spazio a danno di una sanità pubblica sempre più in affanno. Se a questo aggiungete che per anni sono state tagliate risorse economiche alla sanità in nome della cosiddetta spending review, il risultato è quello di un sistema sanitario con lunghissime liste di attesa e pochi servizi sul territorio. Poi è arrivata la pandemia e ha messo ancora più in evidenza i problemi, a cominciare dalla ormai cronica carenza di medici e infermieri in ospedale e nei servizi territoriali.

Nuova organizzazione territoriale basata sulle case e gli ospedali di comunità

La maggioranza che governa la regione, di fronte a questi evidenti problemi, non ha avuto il coraggio di progettare un nuovo servizio sanitario, che si lasciasse alle spalle un sistema che ha dimostrato di non funzionare a dovere, e si è limitata a recepire alcuni obblighi che il Governo ha indicato, a partire dalla nuova organizzazione della sanità del territorio, basata sulle Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità.

Questi nuovi presidi sono una novità assoluta per la Lombardia e richiamano molto da vicino le case della salute che da anni funzionano in regioni come la Toscana o l’Emilia Romagna. L’obiettivo è quello di evitare che tutte le cure si concentrino negli ospedali, facendo sì che chi ha bisogno di visite non troppo complicate e di prestazioni ed esami non complessi possa trovare una risposta vicino a casa e in tempi rapidi. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), il progetto con cui l’Italia si è impegnata a spendere gli oltre 200 miliardi messi a disposizione dall’Unione Europea da qui al 2026, prevede che sorga una casa della comunità ogni 20.000 abitanti. La Lombardia, per il momento, si accontenterà di proporne una ogni 50.000 abitanti.

La casa della comunità è una struttura in cui opera un équipe multiprofessionale di medici di medicina generale (MMG) e pediatri di libera scelta, assieme a medici specialisti, infermieri di famiglia e comunità e altri professionisti della salute. Può ospitare anche assistenti sociali e sarà il punto di riferimento continuativo per la popolazione che lì troverà risposte immediate per i suoi bisogni di salute, assieme a un punto per i prelievi e a strumentazione polispecialistica e diagnostica di base, tipo ecografi, elettrocardiografi e altre strumentazioni di questo. Le case della comunità coinvolgeranno i medici di base (MMG) che, oltre a mantenere i propri ambulatori, metteranno a disposizione alcune ore per garantire le visite in orari di apertura che saranno, come minimo, di 12 ore al giorno per almeno 6 giorni alla settimana. Trovare un medico non sarà più un problema e non si dovrà più passare ore al telefono, come purtroppo a molti è accaduto durante le fasi più acute della pandemia. Questa nuova organizzazione valorizzerà i medici di base di medicina generale (MMG) che negli ultimi anni si sono spesso sentiti messi da parte rispetto alla sanità ospedaliera.

A proposito di ospedali, quelli di comunità saranno strutture a prevalente gestione infermieristica che garantiranno ricoveri brevi per pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica e potranno accogliere anche pazienti dimessi dagli ospedali e non ancora in grado di tornare a casa.

Le nuove strutture del municipio 2

Nel territorio del Municipio 2 sono state individuate due case della comunità: una da costruire nell’area dell’ex mercato comunale di Gorla e la seconda da collocare nella struttura di via don Orione 2, che ospiterà anche un ospedale di comunità. Ai margini del municipio, a scavalco con il municipio 3, ci saranno anche le strutture di via Ricordi 1 e di via Doria 52 con casa e ospedale della comunità. È allo studio anche una sperimentazione di casa della comunità in collaborazione con Casa della carità che coinvolgerebbe altri servizi territoriali con particolare attenzione ai più fragili.

Un progetto ambizioso, che si basa sulla necessità di proporre ai cittadini un punto unico di accesso per tutti i bisogni sanitari e sociali. La sfida più ambiziosa è quella di trovare il personale necessario a far funzionare tutto questo.

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