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Niente paura, la meta è ormai vicina!

L’unica arma a disposizione contro il Covid è il vaccino che protegge noi stessi e gli altri.

Ci auguravamo che durante la preparazione di questo numero di Noi Zona 2, la situazione pandemica sarebbe stata in netto miglioramento, e invece eccoci di nuovo in zona rossa, ma con la speranza che l’agognato arrivo dei vaccini ponga finalmente fine a quella che è stata – specialmente per la Lombardia, con i suoi 30mila morti e gli oltre 728mila contagi – una delle più drammatiche esperienze che ci siano toccate dal dopoguerra a oggi.

E purtroppo non è certo motivo di orgoglio per la nostra regione il modo in cui è stata gestita non solo la pandemia, ma soprattutto l’organizzazione a dir poco disastrosa nella prenotazione e la somministrazione dei vaccini.

A quanto ci risulta, ancora molti anziani ultraottantenni sono in attesa del vaccino, compreso Nicola Di Bari – da anni residente a Milano – che qualche giorno fa, dalle pagine del Corriere della Sera, aveva lanciato un accorato appello.

Come non bastasse, c’è stato anche il “caso” AstraZeneca, colpevolmente ingigantito dai media, che hanno seminato ancora più timori di quanti già non ne avessimo. Purtroppo sarebbe bastato ragionare a mente fredda per capire, come riportato da Il Sole 24 Ore online in un articolo del 15 marzo, che su 11 milioni di vaccinati in Gran Bretagna, si sono verificati 15 casi di trombosi e 22 casi di embolia, tra l’altro senza alcun nesso dimostrato tra la somministrazione del vaccino e l’evento avverso. In percentuale, un’incidenza inferiore a quella della popolazione non vaccinata. Quindi, seguendo sempre la logica, si potrebbe addirittura affermare che, chi si è vaccinato, muore meno a causa di queste patologie rispetto alla popolazione non vaccinata.

Allora niente paura, i vaccini sono sicuri, tutti sono stati testati ed approvati dalle maggiori agenzie internazionali e, soprattutto, sono l’unica arma disponibile per salvaguardare i propri cari e porre fine a una situazione che sta creando problemi non esclusivamente economici, ma soprattutto psicologici, tanto che si cominciano a registrare, specialmente fra i giovani, casi di disturbo da stress post traumatico, una patologia psichiatrica che di solito colpisce i militari reduci da esperienze di guerra di particolare drammaticità.
Non serve ricordare come negli ultimi tempi bande di giovani abbiano preso ad affrontarsi in scontri furibondi senza esclusione di colpi.

Fenomeni che, da episodici, stanno trasformandosi in una probabile valvola di sfogo per chi ha perso in questi mesi molti punti di riferimento: dalla scuola, alla compagnia dei propri coetanei, alla paura del futuro, fino alla più pura incoscienza autodistruttiva. Ne accennano anche Ferdy Scala a pagina 7 e Roberta Osculati a pagina 2 (Numero 2 2021). Per questo è necessario tornare al più presto alla normalità.

Non è solo una questione di equilibri economici – che forse sarebbero davvero da ripensare in un’ottica diversa e più vicina all’uomo – ma piuttosto, o anche, una questione di sanità mentale della popolazione, specialmente quella giovane, la più fragile e sofferente, che purtroppo porterà con sé gli effetti nefasti non solo della pandemia, ma anche delle colpe di chi avrebbe dovuto proteggerla e non ne è stato capace.

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