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Il forasacco, un pericolo per gli animali dovuto all’incuria

A volte si pensa al mese di settembre come al nuovo anno che ricomincia. Il corso delle stagioni viene interrotto più che mai dalla fine delle scuole, il traffico smette di mordere le nostre strade e Milano si trasforma in una città rilassata, lenta e tranquilla. I parchi cittadini trascurati dalle opere umane sono deserti e silenziosi e la biodiversità potrebbe esserne favorita, dandoci prova che è possibile far tornare le api, le farfalle e qualche altro insetto di nostro gradimento. 

Come si fa a pensare che le api non vogliano venire ad impollinare i fiori in una città tanto verde, dove l’erba è stata lasciata crescere per tutta la primavera? Esattamente: non sta scritto da nessuna parte, però i prati da qualche anno vengono condonati dal taglio regolare dell’erba per far sviluppare la natura, i bei fiori colorati e la morbida erba profumata, come in quel vecchio diorama del prato di campagna che si può ammirare al Museo Civico di Storia Naturale, con il cervo volante, i maggiolini, le cavallette… Questo sarebbe il miraggio che muove la scelta di non tagliare l’erba? Quando si fa un progetto, ci si aspetta che le cose vadano in un certo modo, poi si verifica il risultato e si tirano le somme. Io ho tratto conclusioni personali da veterinario e la decisione di lasciare crescere le piante come fossimo su Pandora non mi è sembrata la migliore possibile. 

Quest’anno, nel mese di maggio, ho smesso di contare il numero dei cani ai quali ho dovuto rimuovere una spiga. Ci sono stati giorni in cui ne arrivavano due o tre, tutti con lo stesso problema: dopo un breve giro al parco, via dal veterinario a togliere il forasacco.

Per chi non ha cani e non conosce l’argomento, si tratta di un parente dell’orzo, una spiga che rompendosi si separa in piccoli frammenti vegetali che adorano i cani e che si cacciano nel naso, negli occhi, nelle orecchie, tra le dita. Sono come degli ombrellini leggerissimi: hanno una punta dura e tagliente, scivolano in avanti e si fanno strada all’interno del corpo senza mai tornare indietro, perché l’ombrellino si apre e impedisce al vegetale di arretrare. Poiché non mi era mai capitato dover rimuovere tanti forasacchi in così poco tempo, ho voluto vedere come fossero combinati i nostri giardini, che solitamente non frequento.

Pertanto ho perlustrato con il mio cane Panda il parco di Francesco Cataldo, avventurandomi tra stupefacenti muretti verticali di spighe verdi e gialle. Panda, al guinzaglio corto, guardava il vegetale pericolo con il bianco dell’occhio, le orecchie piatte e la coda bassa, mentre io la informavo dei molti rischi che non le avrei fatto correre.

In seguito ho chiesto ai colleghi veterinari che lavorano a Loreto, in zona San Siro o altrove e tutti hanno confermato: un anno così non si è mai visto. Nei mesi di maggio, giugno e luglio senza tregua a Milano sono stati addormentati decine di cani per estrarre forasacchi. Ora il peggio è passato, le graminacee sono appassite, riapriranno perfino le scuole e se ne riparlerà la prossima primavera, ma dovremo pur fare qualche riflessione: questo esperimento della casa nella prateria, non so se abbia reso le api più felici, ma sicuramente ha complicato la vita di molti cani perseguitati dalla spiga e costretti a rinunciare al parco, aspettando con pazienza la fine dell’estate.

Nicoletta Bevere
Nicoletta Bevere
Medico Veterinario
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Numero 01-2024

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