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Il cucciolo non è un giocattolo 

Qualche giorno fa sono andata a casa di Chloe, un gran bel cane decisamente biondo, per vaccinare i suoi nove cuccioli nati sotto Natale. Alcuni sono completamente neri, altri neri e bianchi: hanno preso tutto dai papà, due incontenibili Border Collie.

Una volta entrata in casa mi viene detto che Chloe deve stare chiusa altrove, perché di recente aveva pizzicato il postino, appena appena. Anche se io e Chloe ci conosciamo già e andiamo d’accordo, non sottovaluto l’istinto di protezione di una buona madre. Così, ben informata sull’umore di Chloe, ho visitato e vaccinato i cuccioli in sua assenza, per risparmiarle il disturbo di decidere se meritassi anche io un morsetto oppure no.

La cucciolata è grassottella, calda e morbida, pacifica e unitaria. Si mangia, tutti mangiano. Si gioca, tutti giocano. Si dorme, tutti dormono. Fra pochi giorni verranno adottati dalle loro nuove famiglie, ma come pensare ora di dividere questa fratellanza? Viene un po’ di ansia a pensare ad ognuno di loro separato e solo in una nuova casa, su un pavimento sconosciuto, senza un fratello con cui giocare e una madre sulla quale dormire.

Quando accogliamo un cucciolo in casa, dobbiamo ricordare che ha appena abbandonato il calore della mamma e dei fratelli, senza averlo deciso. Osservandolo nella nuova casa si noterà l’iniziale spaesamento, il pianto e la ricerca di qualcuno che non c’è. Stiamo assistendo alla cosiddetta depressione del cucciolo. Guardiamola da vicino.

Adottare il punto di vista del cucciolo, mettersi sul suo piano e capire questo fenomeno ribalta il significato della nostra accoglienza. Non sei tu, cane (che bella parola, cane) venuto a farci compagnia e a tenerci tutti allegri? Sei tu il mio animale da compagnia, oppure forse sono io il tuo? Ogni cucciolo che perde la propria madre è in pericolo di vita e il timore dell’abbandono si misura con l’intensità con la quale il piccolo piange fin dalle prime ore di vita se la madre si allontana. Per questo il nostro cane, che all’età di due mesi ha già le idee chiare su quello che è bene e quello che è male, nella nuova casa cercherà di ritrovare la madre in ogni stanza, fiutando dietro ogni porta, uggiolando e chiamandola con insistenza. Tuttavia ogni ricerca infruttuosa è destinata prima o poi a perdere forza fino ad esaurirsi e così anche il piccolo orfano cesserà di piangere, rassegnandosi al dato di fatto.

L’accettazione della realtà è il punto di partenza per elaborare una strategia funzionale, adattativa, insomma un piano B. Nel mondo animale è diffusa la possibilità di essere adottati da un adulto che non è genitore biologico, in risposta ad un’esigenza vitale di protezione e nutrimento. La sopravvivenza di un piccolo orfano dipende dall’eventualità che un individuo adulto inizi ad accudirlo. Così il nostro cucciolo, una volta esaurita ogni speranza di ritrovare mamma, per istinto cerca una nuova figura di attaccamento e finalmente… ci vede. Ecco il piano B. Noi siamo il piano B.

Il cucciolo supera la frattura del legame materno e rapidamente crea un nuovo salvifico rapporto di attaccamento con noi. Ed è un attimo, non ce ne siamo nemmeno resi conto e tutto è già avvenuto, sotto i nostri occhi un po’ miopi che generalmente si perdono questo laborioso inizio. Il nostro cucciolo in poche ore ha cercato la mamma per tutto il mondo, ha elaborato la tragedia, individuato la via per la salvezza e alla fine, senza dubbio, ha trovato una famiglia.

Nicoletta Bevere
Nicoletta Bevere
Medico Veterinario
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Numero 01-2024

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