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Corti, cortili e cascine del municipio 2

di Ferdy Scala

Se nei pressi di Cascina Cattabrega furon trovati reperti appartenenti all’età del Bronzo, va da sé che questo, insieme a quello di Cascina Bosco, è il sito più antico del territorio di Crescenzago. Delle cascine Bosco e Cattabrega ce ne siamo occupati, con la collaborazione di Fernando Ornaghi per ricerche e testi, quando insieme a Luciano Marabelli abbiamo pubblicato il libro Crescenzago e via Padova (2017), e ancora prima con il libro Tra pievi, ville e cascine storiche. Zona 2 (2010) con le ricerche di Lucia Fava e Gianfranco Caimmi.

Volendo passeggiare fra le antichità del territorio si arriva alla Cascina Cattabrega prendendo la via San Mamete (da via Adriano) e, oltrepassata la chiesetta omonima scopriamo la vecchia Cascina Bosco (purtroppo destinata a essere presto demolita da nuovi progetti edilizi, come già fatto per la Cascina prospiciente l’oratorio di San Mamete, chiamata dagli abitanti “stalla cattedrale” quando venne utilizzata come prima chiesa dalla nuova popolazione di via Adriano, cioè prima che venisse costruita la nuova chiesa parrocchiale Gesù a Nazareth).

cascina bosco

Oggi la Cascina Bosco con i suoi due corpi perpendicolari si trova in via Trasimeno 98, a pochi metri dal Naviglio Martesana. Il nome è facilmente intuibile come derivato dallo storico bosco che fin da tempi primordiali occupava la zona nord di Crescenzago. In una parte del muro perimetrale della Cascina si può ancora notare l’insegna toponomastica “frazione bosco comune di crescenzago”. Ornaghi ci aggiorna sugli sviluppi successivi: «Nel ’900, nonostante la denominazione di “cascina”, la struttura non era più adibita ad attività agricole, ma era abitata da lavandai che utilizzavano le acque del naviglio e da operai che lavoravano nelle numerose fornaci e cave della zona». 

Poiché in epoca antica il grande bosco sorgeva a ridosso del fiume Lambro, questi, non avendo terrapieni, durante le piene esondava e copriva il territorio intorno. Per cui l’uomo primitivo, con tutta probabilità, era costretto a vivere in palafitte. 

cascina cattabrega

L’esistenza di uomini protostorici nel territorio della Cascina Cattabrega (oggi in via Trasimeno 49) è accertata dal ritrovamento nel 1868, di un sepolcreto contenente oggetti appartenuti probabilmente a una tribù guerriera, oggetti che gli studiosi fanno risalire all’età del Bronzo (2000-1500 a.C.). Come avvenne tale ritrovamento?  

Durante alcuni lavori di scavo intorno alla Cascina nel 1868, sulla proprietà di Leopoldo Arnaboldi, vennero alla luce degli utensili (vasi, pugnali, archi ecc., che ora si trovano al Museo Archeologico del Castello Sforzesco), che hanno indotto gli studiosi a pensare che il sito fosse stato abitato dall’uomo fin dall’antichità, forse da una tribù guerriera in lotta quotidiana con uomini e animali feroci.

Inizialmente i reperti vennero dispersi dai contadini e regalati ai ragazzini perché ci giocassero, poiché non ne conoscevano il valore. Nel 1869 il proprietario della cascina Leopoldo Arnaboldi consegnò gli oggetti rinvenuti ad Antonio Caimi, segretario del Museo Archeologico ospitato allora all’Accademia di Brera. I reperti furono oggetto di studi del professor Pompeo Castelfranco (vedi la pubblicazione P. Castelfranco, “Tombe della Cattabrega presso Crescenzago”, Provincia di Milano).

La cascina dovette appartenere a una famiglia di una certa levatura se poteva adornarsi di una trabeazione sulla porta d’ingresso con una lastra di marmo (tuttora esistente) su cui era incisa una epigrafe latina: Nemo nemus fugiat si aestivus pollet Apollo/luce carens lucus carior esse potest, che si può tradurre in questo modo: “Nessuno rifugga il bosco, quando in estate Apollo (dio del Sole) domina; un luogo con poca luce può essere più apprezzato”: un evidente riferimento alla frescura del grande bosco che in passato includeva, secondo le mappe dell’epoca, sia la Cascina Roccolo (a nord), sia la Cascina Bosco sia la Cascina Cattabrega, estendendosi fino al comune di Cassina de’ Gatti.

Tuttavia l’edificio non sembra avere origini molto antiche se viene rappresentato a metà ‘800 nel Catasto Asburgico del Lombardo Veneto, mentre non vi si fa alcun accenno nel Catasto Teresiano del periodo 1722-1751. 

La storia più recente ci dice di un edificio, proprietà della Curia milanese fino al 1933, avente una superficie di 700 mq, su due piani, con 14 stanze, solaio e fienile. Il Comune di Milano dopo averlo acquistato provvide nel 1993 alla sua ristrutturazione con l’arch. Pierluigi Bulgheroni, sollecitato dai cittadini del quartiere riuniti in associazione, che desideravano avere in loco un punto d’incontro. I volontari dell’associazione provvidero anche a rendere la cascina agibile: sistemarono i locali a piano terra e bonificarono gli spazi esterni. Oggi la cascina ospita una bibliteca, un Centro di Aggregazione Giovanile, e offre spazi per attività fisica degli anziani.

cascina san paolo

Fronteggiante la Cattabrega è la Cascina Gatti, nome dato dalla famiglia di agricoltori qui residenti fino all’acquisizione da parte del Comune di Milano che la denominò Cascina San Paolo. Anch’essa è presente nelle mappe del 1857 del Catasto Asburgico Lombardo-Veneto. Un tempo una parte di essa era dedicata a ricovero di stalle e fienili; un tetto spiovente costituiva il porticato per il deposito degli attrezzi. Le abitazioni rurali occupavano la parte prospiciente la via Trasimeno. Oggi pure questa cascina, gestita dal Comune e dai volontari, offre spazi e iniziative per l’attività sociale del quartiere.

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