22.1 C
Milano
lunedì, 29 Aprile 2024
  • Intesa San Paolo SpazioXnoi
HomeAttualitàViolenza sulle donne, attente ai fattori di rischio

Violenza sulle donne, attente ai fattori di rischio

di Valentina Tombola, psicoterapeuta Policlinico di Milano


Il tema della violenza di genere pervade, purtroppo, la nostra narrazione quotidiana e anche i media pongono una sempre maggior attenzione alla tematica aiutando nella costante sensibilizzazione della cittadinanza.

Questo genere di violenza, tuttavia, non può essere considerata “semplicemente” come una violazione dei diritti umani, infatti porta con sé rilevanti conseguenze anche sul piano sociale e medico-sanitario, dal momento che in qualunque forma essa si presenti riverbera i suoi effetti negativi sul piano della salute fisica, mentale e riproduttiva delle vittime coinvolte. In Italia il fenomeno della violenza di genere interessa oltre il 30% della cittadinanza femminile e talvolta culmina in gesti estremi come l’omicidio.

In quasi il 90% dei casi l’autore della violenza è il partner o ex partner, ovvero persone molto vicine alla vittima. Questa prevalenza della violenza maschile viene molto spesso ricondotta alle radici patriarcali della società occidentale, con particolare riferimento al concetto di “egemonia maschile” con cui si rimanda alla concettualizzazione secondo cui la caratteristica principale del maschio è l’essere dominante nel contesto sociale caratterizzato da emotività ristretta, negatività verso le minoranze sessuali, evitamento della femminilità, importanza del sesso e della dominanza.

In questa cornice la subordinazione delle donne si costruisce come necessaria e gli uomini che aderiscono alle “norme dell’egemonia maschile” possono divenire coercitivi e/o sessualmente aggressivi nei confronti della partner femminile per mantenere saldo il loro bisogno di controllo all’interno della relazione.

Il CDC statunitense (Centres for Disease Control and Prevention) nel 2022 ha stilato una lista di fattori di rischio che possono portare un individuo ad agire violenza intima nei confronti del partner, tra questi:

• individuali: una scarsa autostima, scarsa scolarizzazione, abuso di alcol o sostanze, tratti antisociali di personalità, scarso controllo comportamentale e impulsività, credenza nei ruoli di genere rigidi;

• relazionali: conflitti relazionali, gelosia, possessività, storia di genitori inadeguati, relazioni famigliari disadattive;

• di comunità: vivere in comunità con alti tassi di disoccupazione, povertà e violenza o crimine;

• sociali: diseguaglianza di genere, norme culturali che sostengono l’aggressività, politiche o leggi.

Quando pensiamo alla violenza sulle donne siamo portati a pensare alle tristi pagine di cronaca in cui la violenza fisica perpetrata sulle donne sfocia spesso in tragici epiloghi. Tuttavia la violenza sulle donne può assumere diverse forme tra cui: psicologica, fisica, sessuale, economica e lo stalking. Sempre nel 2020 Donne in Rete contro la violenza ha evidenziato nel suo report che la violenza maggiormente perpetrata fosse quella psicologica (77,3%), seguita da quella fisica (60%), da quella economica (33,4%) e da quella sessuale (15,3%).

Diviene dunque fondamentale capire in cosa si differenziano queste tipologie di violenza, per poterle riconoscere e prevenire.

• violenza psicologica: controllo, isolamento della donna dai contesti di vita, critiche, umiliazione, minacce, intimidazioni, abuso emozionale;

• violenza fisica: la violenza fisica può avvenire per contatto diretto (calci, pugni) o senza contatto diretto (avvicinarsi minacciosamente facendo indietreggiare la vittima);

• violenza sessuale: l’abuso sessuale è costituito da una serie di comportamenti come forzare una persona ad avere un rapporto sessuale, iniziare un rapporto senza il consenso limitando i movimenti della persona;

• violenza economica: gli autori della violenza controllano le finanze della donna, negano l’accesso alle risorse economiche della famiglia e limitano il diritto di cercare o mantenere un’occupazione redditizia;

• violenza domestica o Intimate Partner Violence (IPV): quando la violenza avviene all’interno delle mura domestiche, si parla di violenza domestica, che è un’esperienza debilitante, pervasiva ed è associata a un crescente isolamento dal mondo esterno, limitando così, alla vittima, la libertà individuale e l’accesso alle proprie risorse.

• Stalking: la vittima viene logorata fisicamente e psicologicamente annientata e annullata nella sua autonomia da una persona, che non ne accetta il rifiuto.

I maltrattanti cercano di isolare le loro vittime da qualunque altra fonte di informazione, aiuto materiale o sostegno emotivo. Una volta che la vittima è isolata diventa sempre più dipendente e si attaccherà sempre più al rapporto con il suo persecutore.

Purtroppo i casi di violenza suscitano nelle persone vicine alle vittime sentimenti contrastanti. Spesso il sospetto o la certezza di un maltrattamento provoca in noi sentimenti di rabbia o incredulità. 

La prima domanda è: come comportarsi? È giusto intervenire e come?

Bisogna innanzitutto cogliere quelli che sono gli indicatori che ci permettono di capire se una donna subisce violenza. Questi indicatori sono psicologici (paura, stati d’ansia e di panico, stress, depressione, agitazione, perdita di autostima…), comportamentali (ritardi o assenze dal lavoro o agli appuntamenti, racconti incongruenti, chiusura e isolamento sociale…) e fisici (contusioni, lividi, fratture, disordini alimentari…).

È importante chiedere direttamente alla vittima a noi vicina e farla sentire a suo agio e al sicuro, affinché si possa confidare.

adottando un atteggiamento non giudicante. In caso di reale pericolo è fondamentale fornire il numero di telefono del centro antiviolenza (1522) e rassicurarla sul fatto che sarà un luogo dove verrà ascoltata e le forniranno informazioni utili garantendone la riservatezza.

ARTICOLI CORRELATI

Articoli più letti

Numero 01-2024

Interviste recenti