Apochi passi dall’angolo di via Padova con via dei Transiti, al 7 di via Termopili, si trova la chiesa parrocchiale di San Gabriele Arcangelo in Mater Dei, che in via Padova ha la maggior parte dei parrocchiani.
Veramente singolare è questa chiesa di San Gabriele, che, accanto al nome della Madre divina, potrebbe portare in ipotesi anche quello di “San Gabriele alle Termopili”, con un richiamo simpatico alla toponomastica di questa zona del Municipio 2.
Chiesa singolare perché completamente immersa, quasi confusa, tra le case della via Termopili, una perfetta integrazione tra architettura moderna e tessuto urbano, “casa fra le case”, “chiesa domestica fra altre case”, senza troppi tratti distintivi esterni, come scrivono in una pubblicazione dedicata Gianni Banfi e i volontari della Comunità pastorale di San Gabriele A. e S.M. Beltrade e l’Associazione 4 Tunnel.
Singolare è pure il contenuto teologico del «passaggio dall’ombra alla luce (cioè dal peccato alla Grazia) sottolineato dalla navata buia che conduce all’altare illuminato da una grande vetrata, l’arte povera declinata in linee essenziali e il pavimento (poi sostituito) in semplici piastrelle».
Singolare infine è l’ingresso alla chiesa che inizialmente era previsto con entrata da viale Monza; ma i terreni vennero venduti e l’orientamento della chiesa venne spostato di 180 gradi; ora perciò troviamo l’unico ingresso da via Termopili, mentre da viale Monza si può passare solo attraverso il cortile di una casa privata. Lo stesso ingresso da via Termopili ha avuto bisogno di una cancellata causa il sopraggiungere, il venerdì mattina, del mercato settimanale.
La chiesa e la casa parrocchiale, commissionate dall’Opera Pia Chiese e Case Parrocchiali Povere ai due fratelli architetti Achille e Pier Giacomo Castiglioni, vennero realizzate tra il 1956 e il 1959. La chiesa, consacrata nel ’64, rientra nel Piano delle nuove chiese per la periferia milanese voluto dal cardinale Giovanni Battista Montini, Arcivescovo di Milano.
Mentre il progetto della chiesa, presentato in Comune a fine 1956, venne approvato quasi subito, l’iter della costruzione si protrasse per alcuni anni, a causa di alcune opere irregolari, sanate solo negli anni ‘70.
La storia
Dato l’enorme aumento della popolazione arrivata con le immigrazioni del dopoguerra nel territorio del nord-est cittadino, con migliaia di operai ex-contadini richiamati come manodopera industriale dalle varie fabbriche di Pirelli, Falck, Breda, Marelli ecc., il card. Giovanni Battista Montini nel 1956 avverte l’urgenza di costituire in questo quartiere una nuova parrocchia con chiesa e casa parrocchiale per assicurare ai nuovi abitanti una adeguata assistenza spirituale. Si acquista un terreno in via Termopili e si progetta una chiesa che verrà dedicata al nome di San Gabriele Arcangelo in Mater Dei nominando parroco don Carlo Mezzera, poi rimasto alla guida della parrocchia sino al 1989.
Don Carlo Mezzera a Lezzeno di Bellano (Lago di Como) era discendente di quel Bartolomeo Mezzera che nel 1688 ebbe una visione miracolosa della Madonna, fatto che fu all’origine del Santuario di Lezzeno.
Come abbiamo visto la progettazione venne affidata ad Achille e Pier Giacomo Castiglioni, due architetti affermati più nel design che nella progettazione di edifici sacri. Chi sono i due architetti?
I fratelli Castiglioni
Nella biografia dei due architetti apprendiamo che negli archivi di RAI Cultura si trova il filmato Lezioni di Design (1999) dedicato ai designer Achille e Pier Giacomo Castiglioni. Già negli anni ’50 Achille e Pier Giacomo progettavano oggetti e ambienti «con forme geometriche e organiche irreali, rigorosamente funzionali, ma sempre ottenute con una tecnica di stravolgimento che ricorda molto le esperienze surrealiste e dadaiste di artisti come Marcel Duchamp». I due architetti «sono stati per oltre cinquant’anni protagonisti indiscussi del design italiano, collaborando con importanti aziende. E hanno segnato anche la storia del costume del nostro Paese.»
Pier Giacomo Castiglioni nasce a Milano nel 1913 e vi muore nel 1968. Achille Castiglioni nasce a Milano nel 1918 e vi muore nel 2002. I due fratelli furono definiti i progettisti più influenti del design italiano e fra i più famosi nel mondo. Le loro opere sono esposte nei più importanti musei di design e arte contemporanea del mondo (come il MoMA di New York, la Triennale di Milano ecc.).
Tra le creazioni citiamo: la Phonola 547, radio a valvole in bachelite; le posate per la ditta Miracoli, ora prodotte da Alessi; opere che hanno rivoluzionato il settore dell’illuminazione come la Lampada Luminator; la sedia scolastica Palini; la macchina del caffè Pitagora ecc. Molte delle loro opere hanno ricevuto il premio Compasso d’oro. Pier Giacomo, già collaboratore di architetti come Gio’ Ponti, Piero Portaluppi e altri, con il fratello Livio inizia l’attività architettonica a Milano con il progetto di restauro dell’Ospedale Maggiore. Nel 1952-53 lavora al restauro del Palazzo della Permanente insieme al fratello Achille e altri.
E nel 1958 è impegnato nella ristrutturazione della sede della Camera di Commercio. Oltre a tante altre opere, ha realizzato numerosi allestimenti per importanti clienti come Eni, Montecatini, Rai. Ai fratelli Castiglioni nel 2014 è stata dedicata una strada in zona Porta Nuova.
Dediti alla ricerca e alla produzione di design, i due fratelli hanno lasciato poche testimonianze di architettura di edifici; fra queste, la chiesa di San Gabriele Arcangelo, che rappresenta il tentativo di adibire al culto un edificio moderno inserito completamente nel tessuto edilizio della città.
La chiesa in particolare
Altro fatto singolare è che questa chiesa, commissionata ai campioni del design, nel progetto assomiglia più a un capolavoro di realizzazione di oggetti fisici che a una chiesa dallo stile architettonico tradizionale. Anche il disegno degli arredi sacri (panche, confessionali ecc.) viene concepito dagli architetti come soluzione di design d’interni. Tanto è vero che in Rete troviamo la seguente descrizione: «I fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni con il progetto della chiesa di San Gabriele propongono una coraggiosa soluzione architettonica che si stacca in maniera netta dalla tradizionale immagine degli edifici per il culto, in particolare per l’originale prospetto. Senza enfasi, l’edificio si allinea alla cortina edificata lungo la strada, quasi a volersi negare e confondere con le case che si elevano ai lati».
Gli architetti progettano il complesso su un’area rettangolare di 3200 m² aperta per 47 metri lungo via Termopili. Il perimetro parrocchiale occupa uno spazio in parte giardino alberato e cortile interno, in parte attraverso una costruzione divisa in due corpi: il primo, con le opere parrocchiali; il secondo che ospita la chiesa di forma irregolare allungata verso l’interno. I due corpi sono uniti da un sistema complesso di scale. Tre alloggi occupano l’edificio delle opere parrocchiali; al piano superiore è ospitato l’oratorio femminile, in comunicazione con la terrazza a copertura della chiesa.
La struttura della chiesa è in cemento armato e mattoni forati, l’interno è a navata unica; un dettaglio singolare in una chiesa moderna era il matroneo, che tuttavia venne chiuso verso il 1995. Come anticipato, l’edificio è allineato alle facciate degli altri palazzi. A filo strada troviamo un alto portico preceduto da uno stretto sagrato sopraelevato, al quale si sale tramite una breve gradinata. Due grandi pilastri a Y inquadrano l’ingresso. La parete ospita esternamente la croce con un bassorilievo in ferro dorato raffigurante l’Annunciazione, opera di Severino Trinca.
L’interno comprende una singola navata, perpendicolare al corso della strada, alta oltre 7 metri, scandita da travature in cemento armato, rette da 14 pilastri. A metà della navata scorgiamo una cappella con il Cristo crocifisso. Una grande vetrata illumina il presbiterio, mentre il resto della chiesa rimane pressoché nell’ombra. Conclude la chiesa l’abside a pianta triangolare.
Dopo l’ingresso, il battistero è rappresentato da un fonte battesimale in marmo bianco, illuminato da una parete in vetrocemento.
La scelta dei materiali (marmo bardiglio nuvolato, marmo bianco, marmo nero del Belgio, marmo rosso collemandina) rientra nella cura estetica dei fratelli Castiglioni che assemblano il complesso dei materiali creando straordinari effetti compositivi e coloristici.
Purtroppo quarant’anni dopo l’inaugurazione, nel 2000, fu necessario sostituire il pavimento in piastrelle con lastre in marmo rosso di Verona anche a causa dell’umidità risalente dal sottosuolo. Nel 2013 venne ristrutturato il soffitto.