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Raul Gardini, una vita da romanzo

Lucio Trevisan è uno scrittore eclettico, traduttore e, nelle vite precedenti, fotoreporter e giornalista sportivo. Nato a Milano, abita in zona 2, a pochi passi dal parco Trotter, da quasi trent’anni. 

Autore di diversi libri tra i quali ci piace segnalare Una scimmia alla mia porta GoWare editore, strana storia di un uomo che du­rante un temporale estivo trova fuori dalla sua porta una scimmia, con la quale instaura uno strano rapporto di comunicazione che sembrerebbe impossibile, oppure 2049: il femminicidio è un reato, nel quale il protagonista si risveglia e si accorge che, in una sola notte, sono passati trent’anni e viene accusato di un femminicidio che non ha mai commesso. Ricordiamo anche Il naso di Mussolini, uscito nel 2000 per i Gialli Mondadori.

L’ultima fatica – scritta a quattro mani con il giornalista del Corriere della Sera Andrea Pasqualetto – è invece dedicata a Raul Gardini, si intitola Di vento e di terra, Solferino Editore, 320 pagine, euro 18,50, e narra la storia di un imprenditore e dirigente che, oltre alla scalata al gruppo Montedison e la fusione con l’Eni per fondare il colosso  Enimont, era un grandissimo amante del mare. Tutti ricordano infatti la sua barca, Il Moro di Venezia, competere nel 1992 nella prestigiosa Coppa America con al timone lo skipper Paul Cayard.

Ma l’abbraccio con la politica corrotta gli è stato fatale e gli è costato non solo la rinuncia a ciò che più amava, la vela, ma anche la vita. Non resse infatti l’idea di poter essere arrestato e portato via in manette durante l’inchiesta giudiziaria di Mani pulite con la vicenda Enimont, che fu de­finita “la madre di tutte le tangenti”. Di questo e non solo parla il libro di Trevisan, al quale abbiamo fatto qualche domanda.

Sono passati trent’anni dalla morte di Gardini, nel suo libro la narrazione se­gue due linee: avversità economiche e politiche e, in parallelo, le regate.

«La sua vita si è mossa sempre su due binari paralleli e intercambiabili dalla prima all’ultima stazione: la vela e la finanza. E così l’abbiamo raccontato». 

Dal poliziesco Il naso di Mussolini, l’ombra del passato, come si arriva a scrivere su Raul Gardini?

«La vita di Gardini e la sua fine controversa e dibattuta sono un grande poliziesco italiano che meritava un approfondimento e uno scavo». 

Milano, oggi?

«Una metropoli dove si annidano e riverberano tutte le contraddizioni che agitano il nostro quotidiano… una città da riscrivere e ripensare… così com’è, fatica a stare in piedi… barcolla come un’ubriaca…» 

Lei abita in zona, come trova il suo quartiere?

«Ci abito da vent’anni, quindi… certo che i rospi da mandare giù sono parecchi… certe zone di degrado assoluto… la vita impossibile per un biciclettaro come sono io costretto a fare zigzag fra i cocci di bottiglie…»

Il futuro delle periferie?

«Lo vedo incerto e precario… ci vorrebbero dei piani di riqualificazione, magari seguendo l’esempio di grandi città europee, che per ora non vedo all’orizzonte… si vive alla giornata… »

Quali sono i romanzi e gli autori che ama di più?

«Bella domanda… Direi alcuni classici… I primi che mi vengono in mente? Viaggio al termine della notte di Louis-Férdinand Cèline… Vita e destino di Vasilij Grossman,  A sangue freddo di Truman Capote, La storia di Elsa Morante, Delitto e castigo di Fedor Dovstoevskij, Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio… E due chicche semisconosciute: I racconti della Kolyma di Varlam Salamov e Tirar mattina di Umberto Simonetta…»

Se per magia potesse incontrare uno scrittore che stima particolarmente, chi sarebbe e cosa gli chiederebbe?

«A Céline chiederei se sapeva di essere un genio della letteratura, un futuro classico, un insuperabile affabulatore… e chiederei anche se un intellettuale può essere processato per le sue idee, magari eversive, o gode di una specie di franchigia».

L’ultima cosa che ha imparato a fare?

«Vivere da solo contando soltanto su me stesso».

Cosa sta leggendo?

«Il maestro di Vigevano di Lucio Mastronardi e Il giovane normale di Umberto Simonetta».

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