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domenica, 10 Dicembre 2023
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Le ragioni per non dimenticare il valore strategico della riapertura dei navigli 

di Roberto Biscardini, presidente associazione Riaprire i Navigli


Abbiamo la sensazione che il grande progetto della riapertura dei Navigli a Milano, i famosi otto chilometri chiusi nel periodo fascista, dalla Cassina de Pomm alla Darsena, abbia perso un po’ di attenzione anche da parte dell’amministrazione comunale. Rispetto a dieci anni fa, quando la stragrande maggioranza dei cittadini milanesi andarono a votare per sostenere questa grande idea e la giunta Pisapia avviò la procedura per lo studio di fattibilità.

Una disattenzione in netta contraddizione con la consapevolezza, che gli otto chilometri da riaprire sono assolutamente necessari alla riattivazione della grande rete dei Navigli lombardi. Circa centocinquanta chilometri, da riqualificare, già esistenti, che potrebbero rappresentare con i Navigli riaperti a Milano, una delle più grandi reti di vie interne navigabili di tutta l’Europa.

In contraddizione inoltre con la sensibilità crescente nei confronti degli antichi borghi milanesi, molti dei quali attraversati dai Navigli, come ad esempio è il caso della Martesana.

Il borgo di Gorla attraversato dal Naviglio, che è stato più volte paragonato per bellezza a una piccola Parigi. Ma che non sarebbe mai stato paragonato a Parigi se non ci fosse l’acqua del naviglio, così come la grande capitale francese non sarebbe la città degli innamorati se non ci fosse la Senna.

Una caduta d’attenzione intorno al tema dei Navigli in un momento in cui anche la grande stampa milanese rievoca gli anni in cui nei Navigli si faceva comodamente il bagno e nelle calde giornate d’estate rappresentavano un refrigerio per tutta la popolazione. Si faceva il bagno ovunque. Come ricorda il professore Edo Bricchetti al “Bagnin de Gorla”, all’altezza della cascina Martesana, così come ci si bagnava lungo la Martesana in via Melchiorre Gioia e più avanti al Tumbun de San Marc fino alla Darsena.

Disattenzione, in un momento in cui in tutto il mondo si riqualificano i corsi d’acqua, fiumi e canali, anche per garantire la balneazione. Così come farà Parigi che si appresta a rendere balneabile la Senna in previsione delle olimpiadi del 2024. Riaprire in Navigli a Milano significherebbe realizzare la grande rete dei Navigli lombardi (così come avviene in tutto il resto d’Europa), e fare il bagno nelle acque pulite che arrivano qui dal Lago di Como.

Ma riqualificare le nostre acque, soprattutto in una grande città come Milano, è conveniente da tanti altri punti di vista: è un investimento economico, soprattutto per il turismo, qualifica un approccio culturale nuovo, rende più bella la città e ci consente di recuperare un rapporto con la nostra storia. Che in altre parole, vuol dire recuperare un rapporto con le nostre radici e quindi con noi stessi. Cosa abbastanza facile per chi è milanese da tanti anni e che può diventare altrettanto facile anche per chi, venuto qui da poco tempo, vuole identificarsi con la città moderna dei nuovi Navigli.

L’abbiamo detto più volte che riaprire i Navigli non vuol dire ricostruirli come li ritroviamo nelle immagini del Ottocento, ma significa progettarli per una città che, partendo dal passato, ha comunque la grande ambizione di guardare al futuro.

Come si fa a non capire che questo progetto rappresenta per Milano l’unico vero investimento pubblico di qualità ambientale ed ecologica, ad alto valore aggiunto?

Per info: Associazione Riaprire i Navigli
Viale Monza, 170 – 20127 Milano 
www.riaprireinavigli.itriaprireinavigli@gmail.com

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