di Dino Barra
Rischioso scrivere di piazzale Loreto su un giornale trimestrale come Noi Zona2. L’articolo potrebbe essere diventato già vecchio mentre va in circolo. La vicenda della riqualificazione di questo spazio è tra gli oggetti dell’inchiesta giudiziaria in corso sulla politica urbanistica milanese, che riserva spessissimo dei colpi di scena. Corriamo comunque il rischio, data l’importanza della questione.
Al 25 di agosto la situazione di piazzale Loreto si presenta in questo modo.
I lavori sono bloccati. Dovevano cominciare ad agosto ma è stato il sindaco in persona ad annunciare attorno alla metà di luglio la loro sospensione fino a data da destinarsi. Sono due le motivazioni ufficiali di questo blocco: la necessità di capire, anche alla luce delle inchieste giudiziarie in corso, se per gli interventi edilizi previsti dal progetto di riqualificazione di piazzale Loreto serva dotarsi di un piano attuativo con relativi oneri di urbanizzazione che vadano a finanziare non meglio precisati servizi pubblici per il quartiere (finora questa procedura non era stata ritenuta necessaria); la richiesta di rivedere il progetto con l’obiettivo di accrescere la percentuale degli spazi verdi ora previsti.
L’impegno di consegnare l’opera alla città entro l’inizio delle olimpiadi invernali del 2026 è, dunque, saltato.
Vale la pena di ricordare sinteticamente i contenuti del progetto Loreto:
• Eliminazione dell’attuale rotatoria con una nuova organizzazione del traffico;
• Scoperchiatura del mezzanino del metrò e creazione di una piazza pedonale con sedute, vialetti alberati, luoghi di consumo e intrattenimento a più piani;
• Collegamenti ciclopedonali con corso Buenos Aires, via Padova, Nolo (se così deve essere chiamata l’area compresa tra Loreto e i ponti della ferrovia di viale Monza, via Padova, via Venini).
• Riqualificazione e destinazione a uso commerciale del palazzo di via Porpora 10, di proprietà del Comune e vecchia sede degli uffici dell’assessorato all’Educazione, venduto a Nhood, il soggetto sviluppatore.
Si tratta di un progetto, come si vede, invasivo e costoso che in realtà ha ancora molti punti da chiarire, ben al di là delle stesse osservazioni del sindaco. Proviamo ad elencarli:
• Caratteristiche e destinazione del palazzo di via Porpora 10 che il Comune ha venduto a Nhood: aumento della volumetria anziché no, destinazione a uffici con un asilo nido (privato) a pianterreno oppure struttura ricettiva alberghiera…
• Il reale consumo di suolo previsto dal progetto. Si parla di 8400 mq lordi comprendenti oltre al palazzo di via Porpora anche il mezzanino della metropolitana e la parte superiore: un po’ troppo, forse.
• La gestione dello spazio pubblico di piazzale Loreto in conseguenza della cessione del diritto di superficie a Nhood per 99 anni. Sarà privatizzato, a imitazione di quanto già accade a Porta Volta e City Life?
• Lo spazio sociale di circa 200 mq che si voleva mettere a disposizione delle associazioni, presentato all’inizio come un punto qualificante del valore sociale del progetto stesso e ora del tutto scomparso dalla discussione.
• La totale assenza di un pensiero sulla valorizzazione della storia di questo luogo, simbolo della Resistenza al nazifascismo, che avrebbe dovuto forse essere uno dei criteri guida della sua riqualificazione.
Su questi punti si sono concentrate le critiche delle associazioni di zona, accanto alle preoccupazioni legate agli effetti di una lunga cantierizzazione. A ciò si è aggiunto il tema dell’impatto sociale della riqualificazione, destinata ad accrescere nel breve e medio periodo i valori immobiliari dei quartieri circostanti la piazza con conseguente espulsione di famiglie a basso e medio reddito e difficoltà a trovar casa in zona per giovani, studenti, lavoratori, ecc. Un tema proposto con forza da Abitare in via Padova e da tante altre associazioni di zona che gli artefici del progetto, da Nhood agli assessorati di riferimento, hanno finora ignorato, come se si trattasse di cosa del tutto estranea all’intervento riqualificatore.
Non è da escludere che le proteste crescenti delle associazioni abbiano contribuito a rallentare il percorso del progetto fino alla sospensione decretata dal sindaco, ma è fuor di dubbio che su questa decisione hanno influito soprattutto le inchieste giudiziarie in corso che hanno obbligato il Comune a verificare la correttezza delle procedure finora adottate, come ammesso dallo stesso Sala. C’è poi un altro elemento, di cui si è venuti a conoscenza alla fine del mese di luglio: l’ormai ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi è stato destinatario di un “pizzino”, da lui mai cestinato o rimandato al mittente, in cui Carlo Masseroli, ex assessore alla casa della giunta Moratti e attuale manager della società di sviluppo immobiliare Nhood, suggerisce un finto contenzioso tra Comune e ente sviluppatore sulla monetizzazione degli standard (2.400.000 euro non previsti nell’accordo preliminare) e un ricorso al Tar di Nhood che avrebbe dovuto poi portare al risparmio di quella cifra per il privato e a un danno alle casse del Comune.
La sospensione dei lavori di riqualificazione di piazzale Loreto durerà a lungo, di certo fino alla conclusione delle olimpiadi invernali del prossimo anno. Questo fatto non sembra aver allentato l’attenzione sull’argomento da parte di chi maggiormente l’ha seguito denunciando gli aspetti negativi del progetto. Lo scorso luglio, Abitare in Via Padova ha sottoposto all’attenzione dei Municipi 2 e 3 (i Municipi gravitanti su piazzale Loreto) una lettera firmata da altre dieci associazioni di zona in cui si chiede ai relativi Consigli di approvare una mozione congiunta che solleciti la Giunta comunale ad adottare misure di contrasto al caro casa e ai conseguenti processi di espulsione sociale che in questo territorio si sentono più che altrove.
La lettera (https://abitareinviapadova.org/richiesta-di-odg-per-i-municipi/) esplicita alcune proposte:
• Rinuncia al progetto di privatizzazione del patrimonio abitativo pubblico di viale Lombardia 65, mantenendo la proprietà comunale di quel complesso in carico a MM, e avvio di un percorso di riqualificazione rispettoso del suo valore storico che consenta la riassegnazione delle case, oggi in gran parte vuote.
• Intervento sui vuoti urbani presenti sul territorio nel senso di un loro recupero attraverso un percorso di acquisizione pubblica. La lettera segnala, a questo proposito, la situazione dell’ex Hotel Pasteur di via Temperanza nel Municipio 2, abbandonato da decenni.
• Riapertura di un confronto con Aler per interventi urgenti di risanamento del patrimonio pubblico delle case di via Lulli.
La pressione delle associazioni sembra aver incassato un primo risultato. Una mozione approvata in Consiglio Comunale a fine luglio su iniziativa di Federico Bottelli, consigliere comunale del PD e presidente della commissione Casa, chiede che il complesso abitativo comunale di viale Lombardia 65 venga tolto dal piano delle vendite e ristrutturato per essere assegnato a chi ne ha bisogno. Una presa di posizione importante ma tecnicamente non vincolante, commenta Abitare in via Padova, i cui sviluppi in termini di deliberazioni operative da parte della Giunta comunale andranno seguiti passo passo e verificati con la dovuta attenzione.
Si attende ora la risposta dei Municipi 2 e 3 alle richieste contenute nella lettera delle associazioni, una risposta che potrebbe configurarsi, si auspica, anche come la rivendicazione di un ruolo politico dei due Municipi a esigere interventi che mettano al centro il tema della sostenibilità sociale delle trasformazioni urbane.
Una lettera dai contenuti analoghi, inviata nel dicembre 2023 da Abitare in via Padova e da altre venti associazioni di zona al sindaco, agli allora assessori Tancredi e Maran e all’intera Giunta comunale, è rimasta senza risposta. Con il senno di poi, si è capito perché.




