Cari amici di Noi Zona 2, a partire da questo numero del giornale, raccoglierò il testimone che Pietro Scardillo mi ha onorato di ricevere. Non posso che ringraziarlo ancora per la fiducia che ha sempre riposto in me, e per questi sette anni in cui ha vissuto così intensamente, dedicandosi anima e corpo a questa avventura che, poco per volta, è riuscita a conquistare tante persone, coronata dal prestigioso riconoscimento ricevuto qualche mese fa durante la XXIII edizione del Premio alla Virtù Civica “Panettone d’Oro” 2023.
Ma l’avventura non è certo finita qui, anzi, è appena cominciata: siamo ancora dei ragazzini settenni che, terminata la prima elementare, si accingono a proseguire insieme una strada che speriamo sia ancora molto lunga. E questo dipende da noi, ma anche da voi lettori. Più ci sarete vicini, più contribuirete ad arricchire il giornale attraverso i vostri suggerimenti, le vostre indicazioni e, perché no, le vostre critiche, maggiore sarà la ricchezza del giornale.
Ma prima di raccontarvi cosa troverete in questo numero, è doveroso che mi presenti. Mi chiamo Davide Lopopolo e sono da sempre un figlio del Municipio 2, fin da quando si chiamava ancora zona 10. Nato sulle sponde della Martesana, dalle parti di via Jean Jaures, da quel melting pot che fu Milano fin da dopo la Prima Guerra Mondiale. Nonna materna giunta in città dal Veneto alla fine degli anni ‘20 del secolo scorso in cerca di una vita migliore, fra le prime se non l’unica donna ad aprire un negozio di calzoleria in viale Monza. Nonno paterno emigrato dalla Puglia e i miei genitori nati entrambi a Milano, a un tiro di schioppo l’uno dall’altra; mio padre in via Boiardo, mia madre in viale Monza.
Nei primi anni ‘60 ci siamo trasferiti nel nuovo quartiere di Villa San Giovanni, che ancora le strade e i marciapiedi non erano asfaltati.
Questa è la mia zona, la Milano che mi ha cresciuto e che amo, anche quando non brillava delle luci e dei colori che cantava Gaber e che si ritrovavano solo da piazzale Loreto verso corso Buenos Aires.
Quindi credo proprio che il pedigree sia in perfetto accordo col nostro giornale.
E parlando di giornale, apriamo questo numero dedicandolo al centenario della Grande Milano con un bell’articolo di Edo Bricchetti che ci ricorda che ricorre anche il 150simo dall’annessione dei Corpi Santi, per proseguire all’interno con il nostro prezioso Ferdy Scala, che illustra il documento presentato al sindaco Sala per non dimenticare i “monumenti” da salvare e la toponomastica di quelli che non ci sono più.
Naturalmente parleremo anche del FringeMi Festival che si terrà in giugno e della Civil Week appena trascorsa.
Altro argomento che affrontiamo è quello della sanità lombarda e milanese che, complice il Covid, ma di certo non solo per quello, versa in condizioni a cui noi milanesi non eravamo abituati. Attendere sei mesi, o peggio ancora, un anno o più per moltissime prestazioni, anche le più semplici, non è degno, non solo della nostra città, ma dell’intera Nazione.
Ci sarà anche una corposa sezione culturale in cui abbiamo dato voce alle realtà teatrali storiche del nostro territorio, a partire dal Teatro Officina con le tante iniziative che proporrà durante l’estate, senza dimenticare lo Zelig, che tutti ci auguriamo non sia costretto a chiudere i battenti a causa di un’avventata gestione del gruppo Smemoranda, e infine il tema dell’abitare che approfondisce Dino Barra nel suo articolo.
Insomma, mi pare che di carne al fuoco ce ne sia parecchia. La mia promessa e il mio impegno saranno comunque di rendere il giornale sempre più interessante e vivo.