Chiesa di Santa Maria Beltrade, che nome è? Ognuno giunto sin qui, in via Oxilia 8, si chiede quale sia l’origine di questo nome. Oltre a ciò, tuttavia, il visitatore non conosce il mistero più importante: la chiesa non è sempre stata qui.
Il nome e il luogo
La chiesa, edificata nell’anno 836, secondo alcuni studiosi pare debba la sua fondazione a un non meglio identificato conte Beltrado, oppure, secondo altri, al re longobardo Bertarido. Un’altra tradizione invece ne assegna la fondazione a una familiare dell’imperatore Carlo Magno, donna Bertrade.
Il luogo in cui originariamente sorgeva la chiesa era nel centro di Milano, esattamente in via di S.M. Beltrade, in una zona che ne conservò il nome con la piazza Santa Maria Beltrade, un angolo caratteristico della via Torino.
I documenti relativi alla vecchia chiesa risalgono al 1500 e ai verbali lasciati dalle visite pastorali del tempo. Aveva una sola navata con due cappelle laterali e un “vetus” campanile piuttosto decrepito. Alla chiesa era legata la tradizione antichissima della “Candelora”, la processione del 2 febbraio, quando l’immagine della Madonna col Bambino veniva portata dal Duomo a Santa Maria Beltrade, dove riceveva la benedizione, per poi venire riportata in Duomo.
Nel corso dei secoli la vecchia chiesa fu oggetto di importanti rifacimenti nel 1576, nel 1717, nel 1814 e 1854, fino a che, per ragioni urbanistiche, venne demolita nel 1936, lasciando al suo posto l’omonima piazza. La chiesa conservava numerose sepolture di uomini illustri, fra cui quella di Tommaso Missaglia della famiglia degli armaioli fornitori ufficiali dei Visconti e degli Sforza.
Una statua rappresentante la Beata Vergine dei Sette Dolori e una scultura in legno del Cristo morto furono conservate dopo la distruzione della vecchia chiesa e portate nella nuova di via Oxilia. Sconsacrata nel 1914, alcune parti di essa, come i bassorilievi delle pareti esterne, vennero salvati dalla Sovrintendenza alle Belle Arti e trasportati al Museo Civico del Castello Sforzesco.
Nel 1924 la chiesa ormai mal ridotta venne venduta dalla Curia, e tra le mura dell’antica chiesa s’installava proprio nell’anno 1924 la sala del nuovo Cinema Regina. Ma in quel luogo il piano regolatore aveva previsto una nuova piazza prospiciente via Torino: la chiesa venne demolita nel 1934, rimase la piazza di S.M. Beltrade, ma la nuova chiesa con i reperti più importanti venne portata in via Oxilia n. 8 già nel 1926 e costituita nel 1927 con lo stesso nome, su progetto della “Scuola Beato Angelico” di mons. Polvara. I lavori si protrassero dal 1926 al 1933, per cui si ricorda che nel 2023 la chiesa di S.M. Beltrade aveva compiuto 90 anni.
L’interno
Prima di descrivere le numerose opere d’arte presenti nella chiesa, conviene seguire il racconto che ne fanno i cultori storici del territorio:
«La struttura della chiesa, di forma basilicale rigorosa ed essenziale, si accompagna a una vasta decorazione pittorica, dove il gusto liberty d’inizio secolo si fonde con un rigore di stampo bizantino, le moderne linee art déco si rielaborano nelle forme della tradizione paleocristiana, in un risultato suggestivamente evocativo, con attenzione al dettaglio e alle valenze simboliche di ogni ornamento. Nel 1995 tutti i dipinti sono stati restaurati da Massimo Maria Peron. Dal settembre 2007 la parrocchia è riunita in Comunità pastorale con la vicina San Gabriele Arcangelo, sorta nel 1956 sull’altro lato di viale Monza (via Termopili 7)».
Nuova popolazione era immigrata a Milano dal Sud e dal Veneto-Emilia Romagna per occuparsi nei complessi industriali del Nord-Est. L’antico Comune agricolo di Greco, nel 1923 divenuto quartiere periferico della grande Milano, divenne in pochi anni quartiere operaio subendo un’espansione abitativa: dai 7.613 abitanti del 1901 ai 24.319 del censimento 1921. La vecchia parrocchiale di San Martino non era più sufficiente. Necessitava edificare una chiesa nuova per la nuova popolazione. Si cercò un terreno adatto allo scopo tra viale Monza e via Sauli, infine venne preferita un’ampia area in via Oxilia e nel 1927, con i lavori non ancora conclusi, venne consacrata la nuova chiesa.
Prima realizzazione del progettista architetto mons. Giuseppe Polvara e della sua Scuola d’Arte Beato Angelico, fondata nel 1921, la chiesa presenta una pianta rettangolare, con un’unica navata scandita da dieci cappelle. L’intento di connettere materiali costruttivi della tradizione lombarda, come i mattoni a vista, con le soluzioni moderne del cemento armato prefabbricato dona una visione complessiva di stile neoromanico sposato a forme geometriche art-déco che si rifanno alla tradizione bizantina. O come dice qualcuno “gusti art-déco nascosti dietro apparenze neoromaniche”.
Le opere d’arte
Autentico museo d’arte religiosa offerta ai devoti, la chiesa rimane singolare per la quantità di opere d’arte che vi conserva. Salvo qualcuno che annoteremo, quasi tutti i dipinti sono opera di Antonio Martinotti (1908-99), docente della Scuola Beato Angelico.
All’ingresso, nella controfacciata, troviamo la Processione della Candelora avvenuta il 7 dicembre 1927 da San Satiro a Santa Maria Beltrade, dipinta dal Martinotti nel 1940. Centrale nella processione è la statua dell’Addolorata, ma vi si riconoscono il card. Eugenio Tosi, e gli edifici della vecchia chiesa di S.M. Beltrade, la basilica di S. Ambrogio, di S. Stefano Maggiore, San Celso, il Duomo, San Lorenzo.
Lungo le pareti di sinistra, nella cosiddetta “Via Matris” (il cammino della Madonna lungo la via dolorosa) nella prima cappella del Battistero, ammiriamo nella lunetta il viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme prima della natività e la scritta: “E non vi era posto per loro nell’albergo”.
Segue la Cappella del Crocifisso, dove nella lunetta vediamo la scritta della profezia pronunciata dall’anziano sacerdote Simeone: “E una spada trapasserà la tua stessa anima”. Nella lunetta successiva troviamo la Fuga in Egitto con la scritta: “Fuggi in Egitto e rimani lì finché non te lo dirò”.
Nella Cappella del Sacro Cuore troviamo la lunetta con l’immagine di Maria e Giuseppe che cercano Gesù Bambino rimasto a Gerusalemme tra i dottori, mentre la scritta recita: “E non trovandolo tornarono a Gerusalemme a cercarlo”. Segue la Cappella di San Giuseppe dove la lunetta illustra la scena di Gesù tra i dottori, mentre la scritta dice: “E dopo tre giorni lo ritrovarono nel tempio seduto tra i dottori”.
L’abside rappresenta il dipinto dell’Albero della croce, opera di Eliodoro Coccoli, dove possiamo contemplare Gesù inchiodato non a una croce, ma a un salice piangente, assunto a rappresentare l’Albero della Vita, da cui nascono sette fonti (i Sette Sacramenti), con ai piedi Maria e Giovanni. Mentre sulla cupola è raffigurato il Padre Eterno attorniato dagli angeli. Nell’altare va notato il ciborio in marmo.
Proseguendo la “Via Matris” di Antonio Martinotti sulla parte destra, troviamo la Cappella del Santissimo con la lunetta rappresentante il lamento di Maria: “Nessuna gioisca di me, infatti sono desolata, sola e abbandonata”.
Nella Cappella successiva, quella dell’Addolorata, nella lunetta vediamo l’incontro di Gesù con Maria e le pie donne e la scritta: “Il mio cuore è conturbato e il mio lamento non è ascoltato da te”. Nella lunetta successiva troviamo il momento della crocifissione con la scritta: “Cristo era crocifisso nel corpo, Maria nell’anima”.
Nella Cappella dei Santi vediamo la lunetta con il Cristo innalzato sulla croce e la scritta: “La Vergine, con sguardo pietoso, contemplava in Lui non tanto il livore delle ferite quanto la salvezza del mondo”. E nella lunetta successiva, alla deposizione nel sepolcro, si abbina la scritta: “Cosa provasti o Madre dei dolori mentre Giuseppe avvolgeva tuo Figlio nella sindone e lo poneva nel sepolcro”.
La scuola del beato angelico
Rimane da fare un ultimo cenno alla Scuola del Beato Angelico fondata a Milano nel 1921 da mons. Giuseppe Polvara – sacerdote, pittore e architetto – e che nel 2021 ha compiuto 100 anni di vita. Dopo aver costruito centinaia di chiese, adeguamenti presbiteriali alla nuova liturgia, nuovi altari, a un secolo di distanza, il suo direttore Umberto Bordoni certifica: “è un luogo di ospitalità e di incontro tra gli artisti e la Chiesa”.
Le sue radici risalgono alla rivista “Arte Cristiana” fondata da mons. Celso Costantini e a quel cenacolo d’artisti raccolto nei primi decenni del ‘900 intorno alla Società degli Amici dell’Arte Cristiana, un periodo che vede l’esplodere dell’attivismo dei cattolici in campo sociale (don Luigi Sturzo, il movimento cooperativistico, istituzioni sociali e culturali). Tanto è vero che proprio nel 1921 avviene la fondazione dell’Università Cattolica da parte di padre Agostino Gemelli.
«La Scuola Beato Angelico – scrivono gli storici – nasce in un contesto sociale tormentato e in un tempo segnato, per la Chiesa, dall’affacciarsi con forza delle istanze della modernità. L’impasse politica e magisteriale è compensata da una capillare presenza e operatività pastorale sul territorio: sono gli anni in cui la dottrina sociale della chiesa genera molteplici istituzioni assistenziali, cooperativistiche e culturali.
Non senza il nostalgico sogno di una restaurazione della cristianità medievale: …la Scuola ambisce a ricostituire quelle botteghe medievali nelle quali la formazione degli artisti avveniva attraverso una fraternità di opera e di vita coi maestri… Nel corso dei suoi cent’anni di storia la Beato Angelico, attraverso l’istituto d’arte e il liceo artistico, ha formato generazioni di professionisti. La scuola secondaria, oggi non più attiva, univa una solida formazione culturale a una straordinaria possibilità di sperimentazione nei laboratori artistici. Non è un caso che da queste aule siano uscite figure come Ermanno Olmi, Mario Botta, Adrian Paci…».