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San Gioachimo, una chiesa-basilica imponente

Ci troviamo improvvisamente in via General Fara di fronte a un edificio religioso che dire maestoso è troppo poco, la chiesa nello suo stile neo-rinascimentale caratterizza non solo la piazza omonima ma tutto il quartiere con il suo aspetto imponente tra architravi su pianta centrale quadrata a croce greca.

La facciata è contrassegnata da un protiro gigante sormontato da un imponente timpano. L’ingresso centrale tra architravi è sormontato da un alto attico e da un tiburio poligonale, cui si sovrappone un tiburio più piccolo che nasconde in parte il campanile dietro la zona absidale.

La chiesa di San Gioachimo venne fondata nel 1880 da monsignor Luigi Nazari di Calabiana, arcivescovo di Milano (1867-1893), nonché senatore del Regno di Sardegna. Venne realizzata dall’architetto Enrico Terzaghi e consacrata nel 1885. È dedicata a San Gioachimo, sposo di sant’Anna e padre di Maria Vergine. Ma nel nome si è voluto vedere anche una dedicazione al nome del papa regnante, Leone XIII, che da laico era Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci.

Ciononostante, sembra che la consuetudine di monsignor Nazari con Casa Savoia fosse uno dei motivi per cui l’arcivescovo fosse oggetto di qualche sospetto, soprattutto dopo la presa di Porta Pia del 1870.

La zona nella quale sorse la chiesa era semiperiferica, in via di urbanizzazione, vicina alla Stazione centrale dell’epoca. Quando la Centrale fu dismessa nel 1931, rimasero le linee Varesine della stazione di Porta Nuova.

L’interno trova nel tiburio poligonale la copertura dell’unica navata. L’altare maggiore è di epoca settecentesca. I quattro spazi angolari sono coperti da cupolette e congiunti all’aula da un doppio ordine di arcate.

Bassorilievo in bronzo di Enrico Manfrini con Madonna e Bambino fra i santi Gioachimo, Anna, Antonio da Padova, Rita da Cascia
Bassorilievo in bronzo di Enrico Manfrini con Madonna e Bambino fra i santi Gioachimo, Anna, Antonio da Padova, Rita da Cascia

Due sono le cappelle laterali con pale in bassorilievo a stucco di Girolamo Moneta: quella di sinistra dedicata a San Gioachimo, quella di destra dedicata alla Madonna del Suffragio.

Le due grandi vetrate rappresentano, a sinistra una crocifissione dedicata al ricordo dei parrocchiani caduti durante la Grande guerra, a destra una scena di intimità familiare dei santi Gioacchino e Anna con Maria e i bambini Gesù e Giovanni Bat­tista. Realizzata nel 1932, è dedicata al­la memoria dei coniugi Giovanni Battista Pirelli e Maria Sormani.

Alle pareti troviamo una lapide con il ritratto del fondatore, arcivescovo Nazari, oltre a una artistica Via Crucis del Maretto.

Le decorazioni interne sono dedicate alla figura di San Gioachimo. Conosciamo ora i protagonisti principali dell’opera sacra.

Gioacchino (padre di Maria) 

Gioacchino (nato e morto nel I secolo a.C.) in ebraico faceva Jojakim, da cui probabilmente viene la versione Gioachimo. Considerato dalla tradizione cristiana il padre di Maria, non è mai nominato nei testi biblici canonici, ma solo in quelli apocrifici come il Protovangelo di Giacomo (150 d.C.) ecc. 

Gioacchino, uomo virtuoso appartenente alla stirpe di Davide, sposò in età avanzata la vedova Anna. Nonostante la sua presunta sterilità, Gioacchino ebbe la visione di un angelo che gli predisse la prossima paternità. Analoga visione ebbe Anna: un angelo le aveva annunciato l’imminente concepimento. Narra la tradizione che la famigliola con Anna, Gioacchino e Maria bambina abitassero a Gerusalemme nella zona orientale della città vecchia, dove i crociati avrebbero costruito una chiesa nel XII secolo dedicata a Sant’Anna.

Il ritratto di monsignor Nazari di Calabiana
Il ritratto di monsignor Nazari di Calabiana

Luigi Nazari dei Conti Calabiana

Interessante è la figura dell’arcivescovo di Milano, Luigi Nazari di Calabiana, non solo per il ruolo avuto nella Chiesa ma anche per quello occupato nello Stato italiano.

Luigi Nazari nacque a Savigliano (Cuneo) il 27 luglio 1808, da Filippo conte di Calabiana e dalla nobildonna Sofia Toesca dei conti di Castezzo. Studiò nel seminario di Bra e all’Università di Torino, dove fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1831. Venne nominato vescovo di Casale su indicazione di Carlo Alberto di Savoia il 17 marzo 1847. Nello stesso periodo divenne elemosiniere del re di Sardegna, consigliere di stato e il 3 maggio 1848 venne nominato da re Carlo Alberto senatore del regno. 

Monsignor Nazari si oppose senza successo alla riforma Siccardi che revocava antichi privilegi alla chiesa cattolica in Piemonte come la soppressione degli ordini religiosi e l’introduzione del matrimonio civile. Poiché la soppressione degli ordini mirava alla confisca dei possedimenti ecclesiastici per appianare i debiti dello Stato, il Nazari mediò con la Santa Sede e lo Stato una sorta di “riscatto” rifondendo le pubbliche finanze onde mantenere il patrimonio ecclesiastico. 

Luigi Nazari di Calabiana non si sottrasse mai alla lotta politica: nel 1855 si oppose strenuamente alle riforme di Cavour (cioè al principio del “libera chiesa in libero stato”), provocando la crisi di governo e le dimissioni del primo ministro. La legge venne approvata ugualmente e il Calabiana rimase assente dal Senato per ben 10 anni. Ciò non impedì ai sovrani successori di Carlo Alberto di assegnargli numerose onorificenze.

Arcivescovo di Milano 

La sede dell’arcivescovato in Milano era stata oggetto di una contesa tra l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e il Regno di Sardegna che occupava Milano. Papa Pio IX nel 1867 nominò arcivescovo di Milano monsignor Nazari di Calabiana, considerato in quel momento “l’uomo giusto al momento giusto per le sue posizioni conciliatrici tra Stato e Chiesa”. Ciononostante la Santa Sede gli negò sempre la porpora cardinalizia. Come guida spirituale dell’arcidiocesi di Milano monsignor Nazari si dedicò al restauro delle antiche basiliche e alla costruzione di nuove chiese alla periferia della città. Merito suo sono la scoperta, sotto l’altare della Basilica di Sant’Ambrogio, delle reliquie di Sant’Ambrogio e dei santi Gervaso e Protaso. Morì il 23 ottobre 1893 a 85 anni e venne sepolto nel cimitero di Groppello d’Adda, sede della residenza estiva. La salma venne traslata nel Duomo di Milano il 14 novembre 1912.

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