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La bellezza dell’acqua non può essere sepolta sotto l’asfalto

Riportare alla luce il Martesana fino ai Bastioni di Porta Nuova

di Roberto Biscardini

Ancora sul Martesana. Il nostro caro Naviglio che dall’Adda, dal Comune di Trezzo, arriva a Milano fino a Cassina de’ Pomm e che da lì si infossa sotto via Melchiorre Gioia.

È un Naviglio importante nella storia di Milano e dell’intera provincia, chiamato anche Naviglio Piccolo, che attraversa il territorio una volta agricolo della Martesana. Corre in un paesaggio relativamente pianeggiante attraversando dopo Trezzo sull’Adda i comuni di Vaprio d’Adda, Cassano d’Adda, Inzago, Bellinzago Lombardo, Gorgonzola, Cassina de Pecchi, Cernusco sul Naviglio e Vimodrone.

Il Naviglio porta dentro Milano, dopo aver attraversato una piccola porzione nel territorio di Cologno Monzese, l’acqua pulitissima e schiumeggiante dell’Adda fino al centro della città e appena fuori dal territorio di Cologno Monzese, dopo aver sottopassato la Tangenziale Est, il Martesana sovrappassa il Lambro sullo storico Ponte Canale, realizzato a metà del ‘400 e successivamente riadattato, all’altezza di via Idro e proprio vicino dove anticamente c’era la Conca di Gorla oggi non più esistente. Poi il Naviglio Martesana corre lungo via Padova costeggiando la Riviera di Crescenzago, caratterizzata da belle ville dette anche “Ville di Delizia”.

Ciò che importa oggi è riaffermare che all’interno del progetto generale di riapertura dei Navigli che sono stati malauguratamente chiusi o tombati dopo il 1929, progetto voluto dai milanesi con il referendum del 2011, il Martesana dalla Cassina de Pomm in poi deve riemergere e correre ancora lungo via Melchiorre Gioia a cielo aperto fino ai Bastioni di Porta Nuova.

È un’assurdità che l’acqua che una volta correva in superficie al centro di Melchiorre Gioia, corre oggi sotto, nascosta dal cemento e dal manto stradale.

Sarà fantastico riscoprire il lungo rettilineo d’acqua deciso da Ferrante Gonzaga nel 1564 e completato in soli sei anni. Un lungo tratto del Naviglio Martesana che garantiva dall’Adda a Milano il trasporto di materiali pesanti da costruzione e legname, oltre che prodotti alimentari e bestiame, ma anche, fino a un certo periodo, il servizio regolare di trasporto passeggeri.

È questo il tratto che ci interessa di più per una serie di ragioni. Perché consideriamo prima di tutto un delitto che la città tenga sottoterra la bellezza delle sue acque.

La bellezza dell’acqua, così come in tutte le altre città del mondo avviene, non può essere interrata, anzi deve essere portata in superficie per essere esaltata e vissuta dai cittadini. L’acqua che è vita deve essere restituita alla città come scenario e teatro di un tessuto che non può più vivere senza di lei. Annullando la scempio che Milano ha compiuto contro quell’elemento che per secoli diede a lei la più forte identità: Milano città d’acqua.

Consideriamo inoltre un delitto che la copertura del Martesana in via Melchiorre Gioia sia avvenuta in anni relativamente recenti (tra gli anni ’50 e ‘60) quando una diversa visione della città avrebbe ancora potuto definire un disegno urbano assolutamente di qualità e compatibile con la presenza dell’acqua. E ci interessa ribadire l’importanza di questo tratto perché esso rappresenta l’inizio del grande progetto di navigazione che può congiungere il Martesana alla Darsena e più ancora il Lago di Como con Pavia verso il Po e il mare. Quindi per noi il primo lotto dei lavori della riapertura dei Navigli in Milano mentre il secondo lotto riguarderà il tratto dalla Conca dell’Incoronata in via San Marco fino alla Darsena passando per la Cerchia dei Navigli.

Un lotto di facile realizzazione ad un costo relativamente contenuto che non costituisce alcun ostacolo alla viabilità (stante la larghezza di via Melchiorre Gioia) e che potrà garantire oltre al Naviglio di circa 10 metri di larghezza (esattamente come in passato), due corsie per senso di marcia destinate come oggi alla viabilità veicolare, più una pista ciclopedonale.

Questa idea chiarissima ha oggi bisogno soltanto, con l’aiuto dell’amministrazione comunale di Milano, di essere progettata nel dettaglio, ma con una soluzione diversa da quella che è stata prospettata da MM nel 2019 che non aveva affrontato adeguatamente tutti i problemi giustamente sollevati dai cittadini. A partire dalla necessità di garantire soluzioni adeguate per la sosta delle auto dei residenti. Ciò rappresenterà un’indubbia valorizzazione del tratto a nord di via Melchiorre Gioia mentre più a sud, a valle dell’incrocio con viale Lunigiana, risolverà due nodi strutturali di quell’interramento.

Il primo riguarda la necessità di separare le acque del Seveso che da tempo immette le proprie acque nel Martesana all’altezza di via Carissimi. Soluzione peraltro necessaria per evitare una strozzatura che almeno in parte è anch’essa causa delle note inondazioni della città.

E il secondo, subito dopo via Pirelli riguarda la necessità di trovare una soluzione alternativa all’attuale incrocio di Melchiorre Gioia con via Liberazione all’altezza del nuovo complesso di Garibaldi-Repubblica oggi chiamato Porta Nuova.

Un incrocio che non ha ancora trovato una soluzione definitiva, molto congestionato, risolto con un sistema semaforico che produce solo congestione urbana e anche assolutamente brutto da vedersi. Non adeguato alla qualità che si è voluta realizzare con gli edifici circostanti e con la realizzazione del giardino della Biblioteca degli Alberi. Un nuovo centro urbano che dalla riapertura dei Navigli non potrà che guadagnarci in qualità oltre a rendere fruibile all’uso pedonale dei cittadini uno spazio che oggi è solo un brutto incrocio stradale.

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