di Anna Maria Maniezzi, medico psicoterapeuta
Viviamo nella società della complessità, una società cosiddetta liquida, dove stabilità e durata trovano posto con difficoltà. Una società che tende a privilegiare il successo, il riempimento, la soddisfazione immediata, dove i consumi sono percepiti come diritto. Assistiamo in sostanza alla caduta del valore del limite.
È questa un’epoca dove adulti fragili tendono più ad essere rassicurati che a rassicurare.
Con il ‘crollo dell’autorità’ nelle famiglie affettive – che hanno sostituito quelle normative – si tende a negare la funzione, il valore educativo della frustrazione, anche attraverso l’offerta anticipatoria, che eviti quindi l’esperienza della mancanza, ritenendo questa la strada per il benessere e la felicità. In un ambito quale quello attuale, così mutevole, in apparenza ricco ma nel contempo molto richiedente e infragilito, pensare al futuro non è facile, caricandosi spesso più che di speranze e opportunità di incertezze e di timori. Ma la pandemia, Internet e l’accelerazione impressionante dello sviluppo della tecnologia digitale, non sono la causa profonda dei disagi degli adolescenti odierni. L’emergenza sanitaria, e ciò che ha comportato, ha evidenziato contraddizioni, fragilità e povertà educative, esacerbando sofferenze già esistenti nei ragazzi e nelle ragazze. E ha messo tutti, ma in particolare i più giovani, drammaticamente a confronto con la perdita, con la morte.
Assistiamo spesso a sofferenze mute e profonde, a una crescente diffusione di disturbi della condotta alimentare, di gesti autolesivi e di tentativi di suicidio. Nonché all’abbandono scolastico e al ritiro sociale, il che suona un po’ come un chiudersi della vita alla vita.
Per intervenire su tutto ciò andrebbero pertanto preventivamente evidenziati i fattori di rischio, le inquietudini e le fragilità, a livello individuale e sociale, le paure e le speranze, in particolare dei giovanissimi. Proprio perché consapevoli di quanto pesino su questi ultimi le aspettative, il confronto ideale-reale, il costante richiamo alla visibilità e al successo, dobbiamo prima di tutto valorizzarli come persone e stimolarli, aiutarli a muoversi nella complessità, in una realtà in costante divenire, incontrandoli autenticamente per come sono e dove sono. Andranno quindi il più possibile affiancati nel viaggio di acquisizione di capacità di resilienza, resilienza che impatterà anche sulla soddisfazione di vita.
I giovani chiedono di partecipare attivamente alla costruzione del futuro, un futuro più attento ai bisogni e alle aspirazioni di tutti. Proprio per questo l’adolescente, per essere artefice del proprio futuro, vuole e deve vivere un senso di appartenenza e ricoprire un ruolo attivo nella società, fondamentali per la sua crescita.
Al centro vanno quindi sicuramente poste tanto l’esigenza di ascolto che di partecipazione alle decisioni e alla cultura. Ma perché tutto ciò possa avvenire gli adulti devono essere credibili, devono sapersi mettere in gioco in modo autentico, devono ‘fare gli adulti’, svolgere una funzione significativa senza far valere l’autorità per l’autorità o mettersi in competizione. Devono essere autorevoli, non controllori o controllanti e consentire ai giovanissimi di mettersi in gioco senza interferire con il naturale processo evolutivo.
La nostra consapevolezza di adulti va pertanto messa al loro servizio, trasmettendola come valore di crescita e non come imposizione, creando quindi coscienza del limite anche attraverso accordi.
Dobbiamo cercare di sintonizzarci sulla loro lunghezza d’onda fatta di curiosità, di voglia di protagonismo e anche di sfida e accompagnarli in maniera discreta ma solida nei loro percorsi di crescita, interessandoci ad essi anziché vietare, aiutandoli ad esercitare il pensiero critico rispetto a implicazioni e sfumature sia positive che negative della realtà, anche verso l’ online.
E, pur consapevoli che la ricerca di nuove sensazioni e le sfide fanno parte di questa fase della vita, dobbiamo fare in modo che la spinta esplorativa si incanali verso comportamenti autentici.
La prima sfida è quindi sicuramente quella di aiutare i giovanissimi a mettere vere basi per poter sviluppare costruttivamente la propria identità in divenire in una società in continua e trasformazione.