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martedì, 26 Settembre 2023
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Energia, immigrazione, governance economica le priorità per il 2023

Per il prossimo anno, sono argomenti fondamentali l’europeismo, la democrazia, i diritti e la giustizia sociale.

di Patrizia Toia, vicepresidente Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia al Parlamento Europeo


È difficile fare previsioni sulle priorità europee del prossimo anno perché la storia recente ci ha abituato a un susseguirsi sempre più accelerato di crisi ed emergenze che stravolgono ogni volta l’agenda dell’Unione europea. Alla fine del 2021 pensavamo di aver visto tutto con la pandemia e invece il 2022 è iniziato con lo choc dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e il ritorno della guerra sul suolo europeo in proporzioni ormai impensabili. Per il 2023 quindi non abbiamo certezze.

Sappiamo che secondo l’oroscopo cinese sarà l’anno del Coniglio, ma che per la politica europea dovrà essere l’anno del Coraggio, perché a differenza della rapidità con cui abbiamo affrontato il Covid, ci sono tre crisi irrisolte che se non affrontate rischiano di distruggere quanto di buono fatto in questi decenni: l’energia, l’immigrazione e la governance economica.

L’energia, con l’impennata dei prezzi delle materie prime e la necessità di accelerare verso la transizione ambientale, era già una priorità alla fine dell’anno scorso. La guerra in Ucraina però ci ha fatto capire il valore geopolitico della sicurezza energetica. Nel programma di lavoro dell’Ue della Commissione europea per l’anno prossimo è prevista, tra le altre iniziative, una riforma generale del mercato dell’energia elettrica, che comprenderà il disaccoppiamento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas.

Per contribuire a potenziare rapidamente la nostra economia dell’idrogeno verde, inoltre, la Commissione proporrà di creare una nuova Banca europea dell’idrogeno, che investirà 3 miliardi di euro. Rimane aperta la questione del tetto al prezzo del gas, o delle sue versioni più elaborate, come il corridoio dinamico, oltre alla sostituzione degli indici del TTF di Amsterdam con dei sistemi meno soggetti alla speculazione. Un tema su cui sono impegnata personalmente da mesi.

Poi resta aperta la gestione dell’immigrazione. Con il crollo degli sbarchi dovuto al Covid la questione era finita in fondo all’agenda politica e mediatica ma, come sosteniamo da anni al Parlamento europeo, si tratta di un fenomeno strutturale, non di un’emergenza passeggera, e necessita di soluzioni strutturali come la riforma del regolamento di Dublino che avevamo approvato nella scorsa legislatura ma che è stata scartata dai Governi europei. Oggi con il ritorno della destra in Italia la faccenda è tornata a riempire le prime pagine dei giornali con il consueto braccio di ferro tra Roma e Bruxelles. Nel 2023 dovremo riuscire a fare passi avanti concreti su un Patto dell’Immigrazione migliorato rispetto a quello proposto dalla Commissione.

Infine, l’economia: l’anno prossimo sarà l’ultimo utile per portare a compimento la riforma del Patto di Stabilità prima che finisca la sospensione dovuta alla pandemia e le regole sulla disciplina di bilancio tornino in vigore all’inizio del 2024. La questione è così scottante e divisiva che fino ad oggi la Commissione non ha osato neanche fare proposte: si è limitata ad abbozzare delle idee in una comunicazione, riservandosi di fare delle vere e proprie proposte all’inizio dell’anno prossimo. Si tratta di un tema cruciale, soprattutto per l’Italia, perché dalla nuova governance economica dell’UE dipenderà la capacità dell’Europa e del nostro Paese di uscire dalla palude della sua crescita asfittica e di recuperare i tanti ritardi accumulati rispetto agli altri partner mondiali, dall’auto elettrica al digitale.

Queste sono le priorità, a bocce ferme. Ma se fosse possibile pianificare la politica da un anno all’altro non avremmo bisogno che di bravi funzionari per eseguire il piano di lavoro. La realtà invece è che l’anno prossimo e quello dopo ancora, e poi quello dopo, ci troveremo a inseguire nuove crisi che non avevamo previsto e per cui non esistono competenze o strumenti adeguati a livello europeo. Per questo serve la politica, serve un Parlamento europeo pienamente coinvolto nella vita istituzionale europea e, soprattutto, servono dei solidi valori su europeismo, democrazia, diritti e giustizia sociale a guida della nostra azione, quando tutto è confuso e troppo veloce. Sono questi che hanno permesso all’Europa di affrontare le priorità passate.

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