di Edo Bricchetti
Nel 2023 ricorreranno i 100 anni dell’annessione dei Borghi rurali del Circondario esterno della città al Comune di Milano fra cui, in zona 2, Greco, Turro, Gorla, Precotto, Crescenzago anche se per la verità Turro fu aggregato nel 1918. Sempre nello stesso anno ricorreranno anche i 150 anni (1873) dell’annessione dei 6 Corpi Santi milanesi a Milano. In Zona 2 il Corpo Santo di riferimento era quello di Porta Orientale: si estendeva dai Bastioni spagnoli di Porta Venezia a Piazzale Loreto.
I Corpi Santi Milanesi erano Comuni autonomi disposti ad anello appena al di fuori delle mura cittadine in corrispondenza delle 6 porte della città. Sull’etimologia del termine “Corpi Santi” si discute ancora oggi; c’è chi lo farebbe derivare dai cimiteri “che quivi esistessero nei primitivi tempi della Chiesa a raccogliere le spoglie dei martiri” e chi, invece, dalle “processioni che faceansi all’ingiro delle mura” (Cesare Cantù, 1857). Fatto sta che la legislazione sanitaria austriaca impose di spostare i cimiteri all’esterno della cinta muraria cittadina.
Venne così a formarsi un vasto suburbio extramurale, a ridosso del limite daziario dei bastioni spagnoli che, nel 1782, divenne un Comune autonomo della Lombardia Austriaca. Napoleone cercò nel 1797 di annettere questo Comune suburbano alla città riservando ai Corpi Santi il titolo di Circondari esterni (1808). Una volta finita l’avventura napoleonica, gli austriaci, ritornati in Lombardia, ripristinarono nel 1816 la separazione dei Corpi Santi Milanesi dal Comune di Milano, separazione che durò fino al 1873.
Altra cosa erano, invece, i Borghi rurali del Circondario milanese. Situati lungo le principali direttrici di traffico, nei punti strategici delle strade vicinali, fra paese e paese, ricalcavano in parte quello che era l’impianto del reticolato rurale romano.
Sotto alcuni aspetti rappresentavano la valvola di sfogo di una Milano sempre più modernizzata, ma protesa ancora verso la “verzura” della sua campagna. Con il tempo i borghi persero il loro tratto tipicamente rurale divenendo sempre più delle mere sacche di lavoro e di residenza operaia. Oggi questi borghi sono dei quartieri cittadini, persi fra le pieghe di un’area sempre più congestionata dal traffico caotico e dall’invadenza di edifici irrispettosi degli spazi vitali nell’area interessata dal Municipio 2, mentre il Naviglio Martesana accarezza ancora Greco Milanese, Gorla, Crescenzago. E allora scopriremmo che Greco non è solo la Cassina de’ Pomm; Gorla “La Piccola Parigi” non è solo una fermata della Metro 1 così come Turro non è solo il Parco Trotter; Precotto via Cislaghi, Crescenzago la “Riviera”.
In particolare scopriremmo che Greco Milanese “Vuolsi costruito da una di quelle famiglie elleniche trasportate nella provincia comasca da Giulio Cesare: se pur non deve la denominazione alla sua postura” (C. Cantù), a nord-est della città. Il Borgo di Gorla era molto ambìto dai milanesi perché “ameni” si presentavano i dintorni per “la gradita posizione di questo villaggio, sul grandioso vialone che conduce alla villa di Monza, lo rende frequentatissimo dai milanesi, che la domenica vi passano il pomeriggio in liete mense e piacevoli sollazzi” (C. Cantù).
Turro alluderebbe a “Tauris Turris”, una vecchia torre alle porte di Milano a presidio dell’area secondo quanto asseriscono alcune carte del 1489. Precotto “Pullum Cuctum” era un antico riparto amministrativo posto fra le due strade per Monza e le Venezie. Anche qui esisteva un tempo una torre a presidio dell’area, da cui “Prae cogio” (guardo prima).
Per ultimo, Crescenzago attraversato un tempo dalla “magnifica strada postale, dolcemente piegantesi in arco e fiancheggiata dalle siepi delle verdeggianti campagne” e, nel mezzo, dal “maestoso” naviglio”.
Questi antichi borghi sono oggi quartieri periferici anonimi per alcuni aspetti, ma se, debitamente valorizzati, potrebbero restituirci delle autentiche testimonianze di vita sicuramente più a misura d’uomo.