Parliamo di intolleranze alimentari

Mauro Favruzzo, collaboratore del centro Medigreco, ci parla di una problematica piuttosto diffusa.

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food - Foto: Shayda Torabi
Foto: Shayda Torabi

di Eleonora Crippa


Cosa sono le intolleranze?

Mauro Favruzzo, collaboratore del centro Medigreco
Mauro Favruzzo

Le intolleranze alimentari sono le risposte che il nostro corpo fornisce quando si trova a contatto con dei componenti che non riconosce. Si tratta infatti di reazioni immunomediate che il sistema immunitario attua nei confronti di elementi proteici, metalli (come il nichel) o zuccheri contenuti in un alimento. A determinarle sono degli anticorpi chiamati immunoglobuline G (IgG). Alcune delle intolleranze esistenti sono classificate anche a livello medico come quelle al glutine, al nichel e al lattosio, avendo ben presente la loro diversità dalla celiachia, che è una vera e propria allergia.

Qual è la differenza tra intolleranza e allergia?

L’allergia è mediata da anticorpi diversi dalle IgG ed è una reazione immediata violenta, che va da un gonfiore della bocca e può arrivare, come caso estremo, allo shock anafilattico. L’intolleranza, invece, provoca dei disturbi molto più lentamente, fino alle 36 ore successive all’assunzione dell’alimento. Questo può causare una mancanza di connessione tra l’intolleranza e i sintomi e quindi una difficoltà nel riconoscimento della stessa. Inoltre l’intolleranza alimentare nasce da un accumulo di questi elementi non riconosciuti dal corpo, mentre l’allergia si sviluppa indipendentemente dall’alimentazione.

Che sintomi possono scatenare le intolleranze? E che esami bisogna fare per riconoscerle?

I sintomi delle intolleranze sono i più svariati e con vari livelli di intensità. Molto frequentemente si presentano a livello intestinale, con gonfiori addominali, crampi addominali, dissenteria, flatulenza. Possono essere anche a livello orale e cutaneo con prurito, eczemi, pelle secca; oppure con infezioni ricorrenti, dolori articolari, cefalea, stanchezza. Gli esami più affidabili per riconoscere sono quelli che vengono effettuati sul sangue, nei quali si osserva la risposta degli anticorpi IgG specifici. Quelli sul capello, kinesiologici, vegatest non hanno una sufficiente evidenza scientifica per poter essere considerati veritieri e affidabili.

Mauro Favruzzo, collaboratore del centro Medigreco

Che ruolo ha il nutrizionista in questa problematica?

Il nutrizionista è una figura molto importante, perché con una buona gestione alimentare dell’intolleranza se ne possono eliminare i sintomi. Innanzitutto è fondamentale valutare quale intolleranza è presente e in che grado. Poi bisognerà formulare una dieta specifica con un periodo variabile dai 3 ai 6 mesi di eliminazione totale dell’alimento, o della famiglia alimentare responsabile, che servirà per disintossicare il corpo. In seguito si studierà un’alimentazione con una reintegrazione graduale degli alimenti, valutando l’eventuale ricomparsa dei sintomi.

Si guarisce dalle intolleranze?

No, però è possibile imparare a gestirle. Verrà insegnato dal nutrizionista come assumere quel cibo senza portare il corpo in sovraccarico e di conseguenza senza portarlo a reagire. Talvolta alcune intolleranze, negli anni, possono regredire completamente.

Il nutrizionista agisce solo sui disturbi legati al peso corporeo e sulle intolleranze?

No, agisce su molteplici problematiche, a partire da quelle metaboliche quali diabete, colesterolo alto, trigliceridi elevati nel sangue; ipertensione arteriosa, disturbi digestivi, diverticoli intestinali, infiammazione articolare. È molto importante anche nei tumori, sia durante il trattamento chemioterapico che in seguito. Inoltre può aiutare nella correzione alimentare in gravidanza, allattamento, menopausa e in intensa attività sportiva.