di Gianni Banfi
Negli oltre mille anni di esistenza della località chiamata Greco (milanese), situata fuori le mura di Milano che, guarda cosa sta a “greco” cioè a nord-est della città, nella cui direzione spira il grecale, ci si può domandare quali sono le testimonianze storico/artistiche lasciate sul territorio. Per la verità queste non sono né numerose né capolavori di valore assoluto, però ci sono! Con una approfondita rassegna possiamo andare incontro anche a belle sorprese.
Ancora una volta è l’edificio della chiesa a caratterizzare un po’ tutto il territorio. La chiesa di S. Martino in Greco, dei primi del ‘600, dalla splendida e lineare facciata, caratterizza la piazza; sullo sfondo di questa i cittadini grechesi svolgono giornalmente le placide attività di quartiere. Purtroppo un traffico convulso ne stravolge l’armonia, se ci si potesse liberare di questo daremmo alla città di Milano una delle poche piazze vivibili. Al suo interno c’è un particolare di grande importanza per la storia del nostro borgo: la lastra in pietra che è posta sul lato esterno a sinistra, che risalirebbe al IX-X secolo.
E’ il documento più antico riguardante la nostra località. Si tratta di un bassorilievo di 55 x 45 cm raffigurante una croce sovrastata da tre alberelli, che richiamano ancora simboli paleocristiani o altomedioevali a dimostrazione che a quel tempo S. Martino c’era, e c’era anche il borgo che se ne stava al margine dell’antica via romana che da Milano portava a Monza (ora via E. De Marchi).
Il secondo monumento è la Cappella di S. Antonino in Segnano (in fondo a via Comune Antico), che è un po’ la Cappella Sistina di Greco per le sue pareti completamente affrescate da pittori del primo Seicento. Gli autori non si conoscono ma dovrebbero essere della scuola dei Fiamminghini, tra cui risalta l’affresco che potrebbe raffigurare la battaglia di Legnano o quella della Bicocca, la prima per via della presenza del Carroccio, la seconda per essere stata combattuta su queste terre nel 1522. La Cappella avrebbe bisogno di un urgente intervento di restauro per consolidare gli affreschi che si stanno sfaldando per l’umidità di risalita.
Ora, per continuare sull’argomento degli affreschi grechesi, ci sarebbe da fare un ideale salto a Parigi, più precisamente al Louvre. Qui ci troveremmo davanti alla più incredibile delle sorprese in quanto nella sala dei leonardeschi (vicino alla Gioconda) si trovano alcuni affreschi staccati provenienti nientedimeno che dalla “villa Litta-Borromeo-Arese sita in una località appena fuori Milano chiamata Greco”, così recita la targa illustrativa ai margini dei dipinti. Sembra che le cose siano andate così. Il palazzetto, esistente già nel ‘400 presso la chiesa di S. Martino, venne fatto affrescare ai primi del ‘500 dai Conti Porro, proprietari, da Bernardino Luini.
Il grande pittore leonardesco dipinse due grandi soggetti: l’Adorazioni dei pastori e l’Adorazione dei Magi, più tre altri affreschi minori. I Litta, subentrati come proprietari, fecero staccare detti affreschi all’inizio dell’800 e li trasportarono nello loro residenza principale, ovvero al Palazzo Litta di Corso Magenta. Costoro, forse per le precarie condizioni economiche in cui si trovò in seguito la famiglia, li vendettero ad un mercante d’arte parigino il quale, a fine secolo, li cedette al Louvre. A completamento dell’opera distruttrice il palazzetto venne abbattuto nei recenti anni ’70. Di esso rimane l’impronta della ghiacciaia (nivera) e, soprattutto, la scuderia con le colonne doriche ora facenti parte dell’asilo parrocchiale e dell’oratorio.
Tra i manufatti grechesi scomparsi dobbiamo annoverare anche la Conca leonardesca del Naviglio alla Cassina de’ Pomi. Costruita nel 1534, quindi dopo la morte di Leonardo (1519), smantellata all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso per la copertura del Naviglio, essa si trovava all’incontro di via Edolo con via M. Gioia. I portoni recuperati sono conservati al Museo della Tecnica. La presenza di Leonardo sulle sponde del Naviglio di Greco, anche se non ci sono documenti che la certifichino, non può essere messa in dubbio per diversi motivi:
- per il collegamento del Naviglio Martesana alla Cerchia interna avvenuto nel 1497 alla presenza in Milano di Leonardo;
- per studi e progetti riguardanti il Naviglio realizzati dallo stesso;
- per raggiungere Vaprio d’Adda via Naviglio, dove era spesso ospite dei Conti Melzi e del suo allievo Francesco Melzi che lo seguì poi nella sua andata in Francia. A questo proposito suggeriamo di fissare il ricordo della presenza di Leonardo alla Cassina de’ Pomi con una targa marmorea da applicare su di un muro presso il Naviglio. L’occasione delle celebrazioni del cinquecentesimo della morte di Leonardo, nel 2019, è quanto mai propizia. Non si dovrebbe perdere questa opportunità!
Proseguendo nella rassegna dei manufatti d’arte grechesi non si può non prendere in considerazione la facciata del cimitero. Il cimitero venne realizzato nel 1914, giusto in tempo per ricevere i Caduti della Grande Guerra. Sulla stele posta nella cappella all’ingresso si legge la lunga serie dei caduti grechesi, sono 271.
Una serie impressionante. Il Comune di Greco Milanese è stato uno tra i più colpiti d’Italia. La fronte del cimitero presenta un’architettura in un originale stile Liberty, impreziosita da ferri battuti di Mazzucotelli, il più grande tra i battitori di ferro italiani. Nel suo interno il cimitero presentava molti monumenti di gusto Liberty per i Caduti del 15/18, che il tempo e l’imprevidenza della pubblica amministrazione non hanno permesso di preservare.
Concludiamo questa parziale rassegna con l’unico monumento di piazza esistente a Greco, di recentissima realizzazione, si tratta della Porta di Paladino sistemata nel 2015 all’ingresso dell’ex Teatro Greco, ora Refettorio Ambrosiano. Non ci permettiamo di fare una valutazione artistica del monumento, ma certo è che, per chi si appresta a varcare la soglia per entrare a rifocillarsi, il vedere realizzata la mirabile fragranza dei pani e dei pesci, il vedere delle scodelle e dei cappelli dolcemente abbandonati è un mirabile invito di accoglienza, quale appunto vuole essere il monumento. Per tutte le altre raffigurazioni sparse sul piano dell’arco, si lascia alla sensibilità di ogni individuo la libera interpretazione.