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Sant’Agostino dei Salesiani in Melchiorre Gioia

Quando passo in Melchiorre Gioia non posso proseguire se non mi fermo un attimo ad ammirare l’imponenza della basilica di Sant’Agostino e l’enorme estensione delle Scuole Salesiane che prendono una parte notevole della grande strada. 

Mi piace utilizzare le immagini della ricerca Urbanfile relative ai primi decenni del ‘900 perché diventa interessante per il lettore, insieme al racconto storico del luogo, scoprire le immagini primitive del sito, sempre più rare e perciò sempre più preziose.

Storia

Sul finire dell’800 intorno alla Stazione Centrale si andava formando un nuovo popoloso quartiere. La Curia desiderava la costruzione di una grande chiesa e ne diede l’incarico all’architetto Cecilio Arpesani, che propose il progetto di un tempio importante con due campanili, alla maniera delle opere carolingie tipiche del Westwerk (nucleo centrale a più piani affiancato da due alte torri). Ma il progetto venne modificato con la soppressione dei due campanili; i lavori iniziarono nel 1900 per terminare nel 1926. Tuttavia l’edificio venne consacrato dal cardinal Ferrari già nel 1920. 

Durante la seconda guerra mondiale il complesso subì devastanti incursioni aeree. Il bombardamento alleato del 12-13 agosto 1943 provocò l’incendio dei tetti, dei laboratori e della chiesa: una bomba dirompente, dopo aver squarciato il tetto della chiesa, cadde sull’altare di don Bosco distruggendolo, distrusse l’organo e danneggiò altre parti della basilica. I lavori di riparazione e restauro durarono diverso tempo. Solo nel 2007 venne completato il restauro della parte absidale.

Nel frattempo tutto il complesso dell’istituto professionale venne dedicato a sant’Ambrogio: “Istituto Salesiano Sant’Ambrogio – Opera Don Bosco”.

L’edificio

Sant’Agostino ha forma di chiesa a croce latina, con tre navate e tre absidi precedute dal lungo transetto. All’incrocio dei bracci della croce si pone il presbiterio. Colpisce immediatamente l’ampio utilizzo del cotto nell’intera muratura della chiesa, un materiale privilegiato in epoca romanica ed esaltato nello stile gotico-lombardo.

La facciata

La facciata a salienti, neoromanica, è rivolta verso via Copernico. I cittadini che osservano il complesso basilicale da via Melchiorre Gioia ne vedono solo la zona absidale. 

La facciata ha tre portali corrispondenti alle tre navate, sormontati da lunette con mosaici, che ricordano i santi protettori: Agostino e Ambrogio al centro, Francesco di Sales a sinistra, Don Bosco a destra. Tre loggiati movimentano la parte superiore della facciata, con archi divisi da colonne corinzie. Il più basso è diviso in tre, come le navate, con 5 archi centrali e tre ai lati. I due loggiati superiori sono scanditi da sette archi ciascuno.

La zona absidale esterna

Colpisce la monumentalità esterna dell’abside centrale, con transetto altissimo, tiburio ottagonale mosso da arcate e due campaniletti a vela. Grandi finestre a tutto sesto e rosoni caratterizzano le tre absidi. Le logge ad archetti pensili impreziosiscono il grandioso complesso.

L’interno

L’interno, ampio e spazioso, sembra abbandonare lo stile romanico, per avvicinarsi in qualche modo allo stile bizantino delle cattedrali tosco-emiliane, oppure allo stile carolingio delle cattedrali tedesche. La navata centrale è sostenuta da arcate a tutto sesto e da colonne marmoree, con soffitto a capriate (mentre il soffitto è a cassettoni nelle navate laterali). Sopra le arcate, una serie di trifore rivela i due matronei delle pareti laterali.

Un arco trionfale e un altro ribassato separano la navata centrale dal presbiterio. Il ciborio, di evidente fattura lombarda, sembra essere la copia del ciborio presente nella basilica di Sant’Ambrogio. L’alta cupola provvede all’illuminazione di tutto il presbiterio.

Dietro l’altare maggiore è collocato un organo a canne opera Tamburini costruito nel 1945.

Il Battistero, il cui mosaico fu distrutto durante la guerra, riporta oggi delle pitture con il Battesimo di Cristo e quello di sant’Agostino per opera di sant’Ambrogio.

Comunque, vero museo d’arte – che consigliamo ai nostri lettori per una visita – è l’interno, in cui, oltre ai 16 mosaici delle stazioni della Via Crucis, più in fondo alla chiesa, un mosaico di Gesù col centurione romano, la chiesa è arricchita da una trentina di vetrate dedicate ad altrettanti santi del Paradiso. 

Gli altari

Oltre a quello maggiore, coperto dal ciborio, segnaliamo, nell’abside di sinistra, l’altare dedicato alla conversione di sant’Agostino, mentre, direttamente a destra dell’altare maggiore, si trova l’altare della Sacra Famiglia e il tabernacolo con l’Eucarestia. Gli altari del lato destro sono dedicati a Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Battistero. Passando alla parte sinistra, partendo dal fondo chiesa, troviamo l’altare di S. Antonio da Padova, Teresa del Bambin Gesù e S. Rita; segue l’altare di S. Domenico Savio e la tomba di Attilio Giordani. Seguono l’altare del Crocifisso e quello del Sacro Cuore di Gesù. Nella navata di sinistra si trova anche l’altare di S. Giuseppe. 

I santi

Chiesa della congregazione dei Salesiani, la basilica chiama a raccolta i suoi fondatori e protettori: da Giovanni Bosco a Domenico Savio, a Francesco di Sales, la cui mitezza don Bosco prese a modello; suo maggiore proposito era “La carità e la dolcezza di San Francesco di Sales mi guideranno in ogni cosa”. 

Ma perché la chiesa venne dedicata a Sant’Agostino? Risponde il parroco don Virginio Ferrari: “Fu dedicata alla Conversione di Sant’Agostino, giunto alla fede anche grazie al vescovo di Milano Ambrogio e affidata ai Salesiani di Don Bosco perché, secondo lo spirito del fondatore San Giovanni Bosco, fosse particolarmente attenta ai giovani che, come Agostino, sono alla ricerca di un senso della vita”. 

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