di Sara Vidè
Le storie d’amore iniziano quasi sempre con buone sensazioni e piacevole curiosità. Un sorriso, un fortuito incontro e poi un interesse, che cresce lentamente.
Chi si trova invischiata in una relazione tossica, con un uomo aggressivo e malevolo, il più delle volte è una donna ingannata proprio dall’incipit della sua relazione, nata sotto i migliori auspici. Il partner è innamorato, presente, pieno di attenzioni: sa dire le parole giuste e fare gesti sorprendenti. Chi è così lusingata normalmente cede, crede nel rapporto e si butta nella nuova avventura, con l’animo speranzoso. Questi uomini attenti e romantici, però, spesso si trasformano, o meglio mostrano la loro indole, rivelandosi aggressivi, controllanti e abusanti. In poco tempo e senza pietà, rendono un vero e proprio incubo quella che sembrava una bella favola.
Normalmente, prima che questo atteggiamento diventi conclamato, ci sono dei segnali d’allarme, ma chi ama non li comprende o continua ad illudersi che siano solo momenti. Tra mille di queste storie, una mi ha particolarmente colpito al cuore.
Anche Erica Patti, infatti, pensava che suo marito fosse un uomo di cui potersi fidare e con lui mette al mondo due bambini, Andrea e Davide. Purtroppo le cose cambiano repentinamente e iniziano le scenate, le urla, le reazioni feroci reiterate. Per la donna, arriva la sofferta decisione di separarsi, dopo aver tentato inutilmente di ricucire un rapporto senza più futuro.
Quello che accade poco dopo, è un pozzo di dolore senza fondo e senza ragione d’essere che non si può concepire. Il dramma succede a Ono San Pietro, in Valle Camonica (BS) nel luglio del 2013: all’epoca i figli di Erica avevano 13 e 9 anni. La loro mamma, nonostante la decisione presa, anzi proprio a causa di questa, è minacciata, seguita e malmenata in continuazione dal padre, Pasqualino Jacovone, che non ha alcuna intenzione di arrendersi all’evidenza. La donna, per ben dieci volte, lo denuncia per violenza e stalking. A tutti è chiaro che l’uomo sia un soggetto pericoloso, eppure si minimizza. Viene detto ad Erica di non esagerare, di lasciarlo perdere che smetterà. È per tutti un caso così poco preoccupante che i due hanno ancora la custodia condivisa dei figli, nonostante tutto. Ed è proprio grazie a questa libertà di Jacovone che lui, durante una giornata i cui Davide e Andrea gli sono affidati, decide di ucciderli. Li soffoca e poi da fuoco alla casa dove vivono, per fare in modo che la madre non abbia nemmeno i corpi su cui piangere il suo dolore.
Nonostante tutto il male e la sofferenza causate da questo mostro, Erica non si è arresa e ha fondato un’associazione che si occupa di violenza su donne e minori: si chiama Dieci, proprio come il numero delle sue inutili denunce. Ha scritto anche un libro “Col senno di poi” dove racconta la terribile vicenda e il suo insormontabile patimento, cercando comunque di essere utile a chi può ancora scampare da una vita di terrore e paura. Grazie per il tuo coraggio, Erica!
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