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Prepariamoci alla sfida climatica

Il prossimo anno all’insegna del movimento fisico per migliorare l’ambiente.

di Damiano di Simine, coordinatore scientifico, Legambiente Lombardia


Con il 2020 inizia il conto alla rovescia del decennio mondiale della sostenibilità. Alla sfida, lanciata dalle Nazioni Unite, ha aderito anche l’Italia, con la UE, sottoscrivendo l’agenda 2030 e i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile.

Raggiungere obiettivi impegnativi, come abolire la fame e ridurre le povertà in un pianeta sempre più popolato, non sarà facile, dovendo anche ridurre la pressione sulle risorse naturali affinché queste possano continuare a erogare acqua e aria pulita, materie prime, energia, senza perdere la diversità della vita e degli ecosistemi terrestri e marini.
Il cambiamento climatico rende tutto ancora più difficile, specialmente nelle città, chiamate a essere spazi vitali per un’umanità crescente.

Oltre metà della popolazione mondiale vive in contesti urbani, un dato destinato a crescere tra rischi di tensioni sociali

Oltre metà della popolazione mondiale vive in contesti urbani, un dato destinato a crescere tra rischi di tensioni sociali, inquinamento, degrado: nelle megalopoli di Asia, Africa e Sud America si ripete oggi una vicenda storica che l’Europa ha vissuto nel secolo scorso, quando milioni di contadini lasciarono i campi per diventare operai e impiegati. Sono i numeri a essere diversi, ora si contano a miliardi i migranti in fuga da carestie, conflitti, disastri ecologici, tragedie umanitarie. Solo una piccola minoranza giunge da noi, guidata dalla speranza di condizioni di vita migliori.

Le città saranno sempre più gli spazi dell’avventura umana sul pianeta. E questo vale anche per la nostra Milano, che sta vivendo una stagione di crescita come nessun’altra città italiana, con una popolazione in aumento di oltre 10.000 unità all’anno.
Trasformare questa crescita quantitativa in qualità urbana? Dipende molto dalle istituzioni, dalle organizzazioni del lavoro, dalle associazioni che formano il presidio sociale e culturale dei quartieri, ma dipende, in ultima istanza, dai cittadini: i problemi ambientali di cui Milano soffre non sono proporzionali alla popolazione, ma ai modi con cui questa utilizza le risorse della città.

ominciamo dalla risorsa più preziosa, lo spazio pubblico, male utilizzato da un numero esagerato di auto: solo per la sosta è richiesta in città una superficie pavimentata pari a 20 volte il Parco Sempione. I milanesi possiedono un’auto ogni due abitanti: per confronto a Berlino e Londra sono una ogni tre, e ad Amsterdam una ogni quattro abitanti. Una disparità che non si spiega con la disponibilità del trasporto pubblico, di ottimo livello, ma con un uso delle strade (e relativi marciapiedi!) che deve essere ripensato: in nessuna grande città europea lo spazio urbano è lasciato, come a Milano, a disposizione esclusiva delle automobili.

Dimezzare il parco auto dei milanesi è un formidabile contributo al risanamento atmosferico, permetterebbe di ridurre del 20% le emissioni di CO2 calcolate sull’intera città e di abbattere tutti gli inquinanti. Aumenterebbe la sicurezza: a Milano per incidenti stradali si contano 30 feriti al giorno, un morto a settimana. Migliorerebbe la salute: a Londra, il piano Healthy Streets da tre anni sta ridisegnando gli spazi urbani, con più percorsi per biciclette e pedoni, partendo dal calcolo che se i londinesi camminassero o pedalassero 20 minuti al giorno, il sistema sanitario britannico risparmierebbe 1,7 miliardi di sterline l’anno.

sare le proprie gambe al posto dell’auto significa dimezzare i rischi di diabete, malattie coronariche, fratture dell’anca e di contrastare l’obesità, malattia che in Italia sta assumendo i caratteri di grave epidemia, soprattutto nei bambini. E riduce anche ansia e depressione: ci si sente molto meno soli in una città che cammina e pedala. Si tratta di sperimentare un grande miglioramento dell’aspettativa di vita in salute, semplicemente riscoprendo la mobilità attiva, al posto degli spostamenti seduti al volante. A Londra il modello pare ben funzionare, anche se cominciare è stato difficile. Vogliamo provarci anche noi?