di Giovanna Fumarola
«Allora, chi compri come attaccante, Retegui o Lautaro?»: il Fantacalcio come metafora della vita. Sognare, astrarsi dalla realtà per immaginare di possedere una squadra che vinca lo scudetto, immaginare la gloria a basso costo. Sognare non costa nulla, è un istinto segreto, è la nostra terra di libertà, da proteggere sempre.
Nel quartiere di Greco lo sanno tutti, il re del Fantacalcio si chiama Mario Negri. Da decadi, volontario all’oratorio, propone questo gioco ai ragazzini che frequentano il cortile di San Martino e si preoccupa personalmente di comperare le coppe.
A dire il vero Mario è un “migrante”, a riprova del fatto che aveva ragione Papa Francesco, la mescolanza è il sale della vita. Mario, il nostro caro Mario, ha percorso però un cammino meno faticoso, e a Greco, da via Lattanzio e dall’oratorio di San Pio V che frequentava da bambino, è arrivato per amore.

Nel 1980, dopo il matrimonio con la grechese Bianca, anche lei volontaria, Mario ha portato da noi la sua generosità d’animo, il suo amore per lo sport, il suo entusiasmo contagioso verso il gioco come espressione di sé. Il 6 maggio scorso, Mario ha compiuto 80 anni, e l’intero quartiere ha voluto fargli gli auguri a San Martino. C’erano anche i tantissimi ex bambini che sono cresciuti sotto il suo sguardo benevolo, e i ragazzi delle medie che da 25 anni aiuta con l’inglese, l’italiano, la matematica, nel servizio di Doposcuola organizzato presso l’oratorio della chiesa di Santa Maria Goretti.
Mario è la massima espressione del volontariato svolto con generosità totale, con l’intento sincero di essere utile agli altri, senza mai aspettarsi nulla in cambio. Sembra facile, non lo è. Forse, anche mentre leggerà queste righe, si chiederà se sono davvero necessarie, si schermirà dai complimenti col pudore che gli conosciamo tutti, quasi schivo, aperto alle chiacchierate allegre, indenne dalla vanagloria inutile.
Mario è un uomo del fare. È il tipo che vorrebbe tenere l’oratorio sempre aperto durante i periodi di vacanza, perché è attento soprattutto agli ultimi, ai bambini che non possono permettersi di andare a sciare nel weekend. È il tipo che ha fatto volontariato anche come allenatore di calcio per anni, con la benemerita società dilettantistica sportiva Greco San Martino, aderente al circuito del Csi. Lì usciva la sua parte più sanguigna, emotiva, quando un portiere faceva l’uscita sbagliata, o un attaccante mancava un gol telefonato. Esce ancora oggi, questo suo lato palpitante, quando gioca il suo Milan, e confessa di dover spegnere il televisore verso la fine della partita, se c’è in ballo un risultato al cardiopalma.
Mario, che come canterebbe Francesco Guccini, non è di quelli che stanno sempre “con la ragione e mai col torto”. Lui negli anni in oratorio ha sempre difeso anche i ragazzini più vivaci, quelli che alla fine diventano capri espiatori anche quando non hanno fatto nulla di male, perché ha la favolosa dote di ricordarsi del sé bambino, ricordarsi di quando sbagliava lui o un suo giovane amico. Poi lo si vede sempre con un libro che gli spunta dalla tasca della giacca, un libro di Storia, la sua grande passione, ma questa è appunto un’altra storia. Auguri, caro Mario, continua a regalarci il tuo limpido sorriso azzurro per molti e molti anni!