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Maria Gaetana Agnesi, tra scienza e carità

Il 16 maggio 1718 nasce a Milano Maria Gaetana Agnesi. È la primogenita di Pietro, ricco mercante di seta e di Anna Brivio, anch’essa proveniente da famiglia dedita alla mercatura.

Il numero dei figli aumenta rapidamente: Anna Brivio affronta numerosi parti ma non riesce a superare l’ottavo e muore a soli trentatré anni. Pietro Agnesi si risposa, la seconda moglie gli lascia due figli ma è stroncata da una malattia polmonare. La terza moglie, giovane e robusta, partorirà numerosi figli, sopravviverà a tutte le gravidanze e anche al marito, il quale potrà comunque contare 20 figli. Di questi, pochi diventeranno adulti a causa dell’alta mortalità infantile dell’epoca.

Pietro Agnesi soffre la mancanza di un titolo nobiliare ma cerca di inserirsi nell’aristocrazia milanese aprendo un salotto nel suo lussuoso palazzo di via Pantano, ideale per ricevimenti e ritrovi culturali, al pari dei salotti dei Borromeo, dei Simonetta, delle Accademie Archinto e Imbonati e di altri. Ciascuno di questi punti di incontro ha una sua visione politica e un polo di attrazione. Uno per tutti, il centro Borromeo ruota intorno alla contessa Clelia Borromeo del Grillo, donna famosa per le sue conoscenze scientifiche e filosofiche. Il suo palazzo è anche un centro politico contro l’Austria in cui si caldeggia il ritorno a Milano degli Spagnoli. 

Anche il salotto Agnesi diventa rapidamente un centro culturale frequentato da illustri personaggi, dove si discute di filosofia, di lettere, di matematica, cui si affiancano sporadicamente altri intellettuali (per lo più professori universitari) che, nel corso dei loro viaggi, fanno tappa a Milano.

C’è anche qui, però, un polo di attrazione che galvanizza la schiera di persone di cultura che si incontrano in via Pantano: non la ricca ospitalità del padrone di casa ma un bene anche per lui inaspettato: la giovanissima Maria Gaetana, che riesce ad attrarre e stupire tutti i suoi ospiti

Le doti della primogenita di casa Agnesi colgono di sorpresa, innanzi tutto la famiglia. La sua nascita non aveva suscitato grande attenzione in quanto, all’epoca, non ci si aspettava molto da una femmina. 

Fin dalla più tenera età Maria Gaetana mostra una grande timidezza, ma anche una impressionante velocità di apprendimento e una forte memoria. Con la balia francese inizia, all’età di cinque anni, a parlare la sua lingua, colpendo gli ascoltatori per la scioltezza e la proprietà di linguaggio.

Il padre, però, non si è ancora reso conto delle doti della piccola e rivolge le sue cure soprattutto verso il primo figlio maschio, appena iniziato al latino con l’aiuto di un precettore. Maria Gaetana ascolta, giocherellando per casa, le lezioni del fratellino e, ad un certo punto, tutti si accorgono delle sue capacità. Il padre realizza che l’ingegno della sua primogenita va supportato e arricchito e fa una scelta coraggiosa, sicuramente controcorrente rispetto alla cultura del tempo. Le affianca un precettore il quale, constatato che a nove anni Maria Gaetana è già una provetta latinista, ritiene giusto farla passare alla conoscenza del greco. Chiede l’autorizzazione al padre, il quale si dice ben lieto di far proseguire la figlia negli studi e di affiancarle nuovi precettori di grande prestigio.

Di qui si apre per questa straordinaria bambina un periodo in cui può soddisfare liberamente le sue esigenze di conoscenza, che porta avanti con serenità e allegria. Dal greco si passa al tedesco e poi si viene a sapere che, “per sua istruzione”, ha imparato anche la lingua ebraica. Il suo precettore le propone una sorta di fatica di Ercole, cui Gaetana si sottopone senza obiezioni: le chiede di scrivere, accanto ad un testo latino di due volumi, la traduzione in greco, italiano, francese e tedesco. Per tutti la piccola diventa “l’oracolo settilingue”. Fin qui le lingue sono sei; la settima (spagnolo) che non conosce, le viene attribuita forse come atto di fiducia. 

Questa è l’infanzia strepitosa di una bambina che proseguirà negli studi con tanto profitto da diventare una tra le figure di spicco nella Milano del Settecento. In questo secolo non sono molte le donne che mostrano amore e interesse per la cultura, magari per mancanza di stimoli oppure per mantenere una tranquillità famigliare. Il caso Agnesi fa nascere però il dibattito sull’opportunità di introdurre le donne alla conoscenza di scienze e lettere, dibattito che viene aperto dal prof. Vallisnieri, presidente di una delle più famose Accademie d’Italia, che propone ai colleghi un quesito “Se si debbano ammettere le donne allo studio delle scienze e delle belle arti”. Nascono automaticamente due partiti contrapposti, dei favorevoli e dei detrattori, ma il verdetto finale è un punto di mezzo tra le due posizioni. È comunque la prima scintilla che dà la stura ad una catena di mutamenti che vedono, da un lato, la donna con il fuso in mano, priva di orizzonti e, dall’altro, la curiosa osservatrice, attenta a ciò che accade nel mondo, con scarsa attenzione alle cure domestiche.

L’aristocrazia milanese si affianca agli intellettuali nel promuovere la tendenza in atto e trasforma le sale dei palazzi in luoghi di studio, di dibattito scientifico, di conversazione in cui la donna è presente a pieno titolo. 

Per tornare agli Agnesi, Pietro mostra intelligenza e lungimiranza aprendo alla figlia la strada della conoscenza. Quando si rende conto che anche la secondogenita, Maria Teresa, mostra passione e talento per la musica, la solleva dalle cure della casa perché possa sviluppare questa sua propensione e, infatti, diventerà una ottima clavicembalista e autrice di musiche teatrali, orchestrali e da camera. Il suo nome diventerà famoso in Europa.

Nell’agosto del 1727, Pietro invita nel giardino della sua casa un folto gruppo di nobili milanesi, di professori, di letterati di Milano e di fuori con l’intenzione di discutere certamente il tema del momento ma anche per mostrare a tutti gli splendidi risultati di una magnifica scolara, facendo in quel modo comprendere quale partito sostiene. Maria Gaetana, rossa per l’emozione, recita senza esitazioni una orazione latina in difesa degli studi delle donne, che il suo precettore aveva composto in italiano perché lei la traducesse in latino. Anche se con parole non sue, si scaglia con forza contro “quegli odiosissimi  nemici” che vorrebbero precludere alle donne gli studi, confutando puntualmente ogni argomento degli avversari.

Gli intervenuti plaudono entusiasticamente alle doti e alle argomentazioni di Maria Gaetana, approvano il padre che la sostiene e danno altresì il pieno assenso all’entrata delle donne nel mondo della cultura. Chi ha provocato questi risultati è una bambina di nove anni.

A diciassette anni scrive il suo primo saggio, un commentario sul trattato di un matematico francese e, qualche anno dopo, pubblica una raccolta di saggi di filosofia, matematica e fisica, nel quale tocca anche la questione dell’istruzione femminile. Oltre ad aver iniziato lo studio della filosofia, spazia dai presocratici a Cartesio e Newton. In un anno approfondisce materie come etica, logica, cosmologia, meteorologia, biologia, metafisica, fisica, ottica. Presenta i suoi progressi durante riunioni accademiche tenute in salotto davanti a personaggi celebri. 

Non è questa, però, la vita che le piace condurre. Maria Gaetana vorrebbe entrare in convento, ma il padre non può rinunciare alla persona che gli ha dato così grande affermazione sociale. Inizia una contrattazione tra padre e figlia, la quale riesce ad ottenere di non essere costretta a sposarsi, di vestire  in modo “semplice e dimesso” , di recarsi in Chiesa a suo arbitrio e di lasciare totalmente balli, teatri e profani divertimenti.

Racconta lei stessa che la matematica è il suo maggiore “divertimento”. Stampa due volumi di oltre mille pagine, Istituzioni Analitiche ad uso della gioventù italiana, di cui segue personalmente la composizione facendo trasferire a casa sua i torchi dello stampatore Richini perché i tipografi facciamo ciò che lei vuole. È un manuale di studio che tratta in maniera chiara e concisa le diverse aree di matematica, algebra e geometria e i neonati calcolo differenziale e integrale. È il primo lavoro del genere ed ha un grande successo non solo per la chiarezza della stesura ma anche come aggiornamento delle teorie seicentesche con le nuove, elaborate nel 18° secolo. L ’Accademia francese delle Scienze considera il trattato “il più completo e meglio realizzato”. Il Papa Benedetto XIV le regala una corona di pietre preziose con una medaglia d’oro e le offre una cattedra di matematica all’Università di Bologna, prima donna a conquistare un simile incarico. In Inghilterra il suo testo viene tradotto dal curatore dei testi d Newton.

Non accetta però la cattedra a Bologna perché ha altre priorità. Con la morte del padre, avvenuta dopo un alterco col governatore austriaco a Milano, che lo accusa di poca premura nel maritare le figlie, Maria Gaetana ufficializza il cambiamento del suo modo di vivere dedicandosi a quella vita monacale, non accettata dal padre, che lei aveva sempre desiderato. Organizza un ospedale nella sua casa e si riduce in povertà per aiutare i poveri e derelitti fino a quando non viene nominata direttrice del settore femminile del Pio Albergo Trivulzio, lasciato dal fondatore all’Arcivescovo di Milano, con l’obiettivo di assistere gli anziani poveri. Maria Gaetana muore nella sua stanza al Trivulzio nel 1799 e viene sepolta, per sua volontà, in una fossa comune.

Molto ci sarebbe ancora da scrivere su questa figura luminosa, considerata un monumento alla cultura che, con i suoi studi, è riuscita a stupire non solo Milano ma anche l’Europa. Ma è riuscita a stupire anche per la forza del suo credo religioso e per la carità a favore di poveri e ammalati, compiendo così quel percorso di modestia e altruismo cui anelava fin dalla prima giovinezza.

Per approfondire: 
• G. Tilche, Maria Gaetana Agnesi, matematica e compassione, Castelvecchi
• M. Mazzotti, Maria Gaetana Agnesi e il suo mondo, Carrocci Editore

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