11.9 C
Milano
sabato, 15 Marzo 2025
  • Intesa San Paolo SpazioXnoi
HomeIntervisteUn luogo d’incontro tra libri musica e... altro

Un luogo d’incontro tra libri musica e… altro

-

Una scoperta nella variegata realtà dei luoghi di incontro di Zona 2: la libreria-bistrot Anàrres di via Pietro Crespi 11. La prima domanda posta al nostro interlocutore, Andrea che si occupa dei libri, è quindi legata al nome del locale.

Che cosa significa e da dove arriva “Anàrres”“?

Il nome è tratto da un famoso romanzo di fantascienza di una tra le maggiori autrici statunitensi del genere, attenta al lato politico e sociale. Si chiama Ursula K. Le Guin, pluripremiata per questo libro, il cui titolo è Quelli di Anàrres; racconta di due pianeti gemelli, Urras, lussureggiante, ricco, popolato e tecnologicamente avanzato guidato da un sistema capitalistico e Anàrres, pianeta sconosciuto difficile e arido, guidato da una donna, su cui vengono spediti quelli che protestano, che vi hanno costruito una società consona ai propri ideali, una fratellanza da cui è stato eliminato il concetto di proprietà a favore di un collettivismo spontaneo.

Come e quando è nata la vostra idea di creare questo locale”?

Conoscevo i miei attuali colleghi fin dai tempi dei collettivi studenteschi. Abbiamo pensato alla libreria perché cercavamo un luogo di aggregazione, dove si respirasse un’aria diversa soprattutto dal punto di vista relazionale. Ci piaceva l’idea di creare una sorta di comunità, un luogo in cui le persone si sentissero come a casa propria. Il piccolo gruppo era ed è composto da persone con esperienze diverse, c ‘era anche chi si era occupato di un bar, chi di cucina e così è nato il Bistrot. 

Siete cresciuti in questa zona della città oppure l’avete scelta e perché”?

Noi non siamo cresciuti qui ma la nostra attenzione si è rivolta a territori in cui si fanno le cose. Ci siamo resi conto che questo è un quartiere vivo, non creato dal nulla come tanti a Milano. Ci siamo legati a realtà che già esistevano. Siamo in contatto con associazioni di zona, col Trotter. C’era una osteria storica all’angolo di questa via, che ha chiuso: era un luogo dove si faceva socialità e quella socialità ora l’abbiamo ereditata noi.

Quale tipo di struttura organizzativa vi siete dati”?

Abbiamo costituito una cooperativa di lavoro. Questo tipo di organizzazione ci consente di porci in maniera paritaria nella gestione dell’attività e di discutere insieme tutto quello che ci si propone di fare, perché riteniamo sia la discussione a permettere di tener vivo il fatto di costruire insieme dei progetti.

Subito dopo l’apertura è arrivata la pandemia, quali problemi”?

In effetti abbiamo aperto due mesi prima della pandemia. Siamo riusciti a stare in piedi perché chi aveva conosciuto questo posto ci ha aiutati. Le librerie, per fortuna, potevano restare aperte, anche se i tavolini del locale dovevano restare vuoti, non essendo consentito fornire cibo e bevande.

Quali incontri o eventi organizzate”?

Ci siamo detti che abbiamo questo posto e vogliamo riempirlo di contenuti, abbiamo i libri, di cui curiamo molto la selezione, che aiutano gli incontri, le presentazioni aiutano ancora di più a far crescere il senso di comunità. Facciamo una/due discussioni o presentazioni alla settimana, partendo da un libro, da una discussione tematica oppure dialogando con un autore. La gente risponde, il posto si riempie sempre. Abbiamo anche iniziato dopo l’estate a fare serate di musica dal vivo in mezzo ai libri. Sembra che il rapporto tra suono e carta crei un rapporto particolare anche per i musicisti che si trovano in ambiente diverso dal palco, cui sono abituati.

Chi sono i frequentatori di Anàrres”?

Abbiamo libri solo in italiano, molta saggistica perché sta nella nostra formazione, e un po’ di narrativa. I nostri libri ci danno una caratterizzazione; chi entra si rende conto dell’ambiente.

Ci piace comunque pensarlo un posto aperto, non c’è l’atmosfera un po’ sbracata dei bar, vengono persone giovani ma anche più mature. Teniamo prezzi contenuti (per esempio il caffè a un euro) e pensiamo sia un buon segnale perché il caffè è un rito comune a tutti.

I libri aiutano a trovare familiarità, il ristorante e il bar aiutano la convivialità. Noi (io e Francesco, l’altro libraio) si nasce come lettori di saggistica, senza nulla togliere alla narrativa. Quando sembra di essere in situazioni senza via di uscita, possiamo constatare che la letteratura apre immagini, propone evasioni, forse riesce a schiarire desideri confusi.

Interviste recenti

Numero 01-2025

Articoli più letti