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“Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto…”

di Luca Alvise


I flauti, i clarini, le trombe, i sax, i bas­si, i bombardini, i tromboni, i tamburi… l’audaci note… io suono! Ecco, il mio pensiero si ritrova nel tempo perduto, con la sola eccezione che qui non ci sono spade, lance, archibugi, ma crome, biscrome, mordenti, diminuiti, e le note che sembrano nere in realtà sono intrise di colori.

Colori che danzano, si rincorrono, volteggiano e arrivano dritti dritti al cuore che si gonfia, vibra al ritmo del tamburo, e io mi emoziono, gioisco, rido e canto esattamente come il bambino accanto a me che, incurante del moccolo, continua a saltellare, piroettando come “un’etoile de la Scala”.

Le quattro bande danno inizio allo spettacolo: la Banda d’Affori con i sui “550 pifferi” inizia l’avanzata, segue San Damiano – Sant’Albino di Brugherio, entra la banda Santa Marcellina (in onore della sorella di Sant’Ambrogio) di Carugate e per ultima il Corpo Musicale di Crescenzago.

Le quattro bande posizionate davanti all’Anfiteatro Martesana, il 29 ottobre scorso, gremito di gente pronta a far sentire la propria partecipazione a ogni esecuzione bandistica: marce, marcette, marce sinfoniche. Il momento più emozionate quando, circa 120 elementi intonano Oh mia bèla madunina lì tutti gli astanti a battere le mani e a cantarci dietro… e per finire poi con l’Inno di Mameli, tutti in piedi  e la mano sul cuore. Vive la fanfare!

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