Via delle Leghe 18: un leggero anticipo sull’orario di apertura consente di vedere tre saracinesche dai colori vivaci, che accendono la strada, creando un piacevole contrasto con l’asfalto grigio. Sopra ai colori l’insegna del negozio “Noi – Libreria Spazio culturale di vicinato”, chiara indicazione degli obiettivi che si è posto chi ha pensato questa attività.
Si chiama Alice Piciocchi e fa questo mestiere per passione. Laureata in disegno industriale al Politecnico di Milano, giornalista per riviste di architettura – prima Domus e poi Abitare – ha lasciato tutto per lavorare sui libri e con i libri, per diffondere cultura in una società troppo condizionata dall’informazione veloce, che non aiuta a pensare.
La libreria, che ha iniziato la sua attività nell’aprile 2019, dispone di ampi e accoglienti spazi ed è anche dotata di un giardino, che le ha consentito di organizzare eventi culturali all’aperto, anche in tempi di pandemia, in conformità alle disposizioni vigenti. Lo scorso novembre Alice ha aperto un nuovo spazio al piano superiore, previsto per eventi/presentazioni in inverno, mostre (attualmente in corso quella di un illustratore taiwanese), un laboratorio di stampa creativa e anche postazioni di co-working. Si possono affittare scrivanie a giornata oppure per periodi più duraturi e convenienti.
Con Alice Piciocchi ci siamo intrattenuti con una piacevole intervista.
Poco dopo l’inizio di questa attività, è scoppiata la pandemia con la chiusura di quasi tutti gli esercizi, anche se le librerie hanno poi potuto restare aperte anche in zona rossa. È stato un periodo pesante per tutta la catena dell’editoria?
Si e no, perché abbiamo avuto anche reazioni positive nei due anni tragici. In quel periodo le persone avevano più tempo per se stesse, per coltivare la mente. Per l’editoria, infatti, c’è stato un incremento di fatturato. Dobbiamo considerare che le librerie indipendenti, a differenza di quelle di catena, hanno dimensioni umane, in cui il cliente è più seguito e coccolato nel suo percorso di lettore. Siamo stati chiusi per tre mesi, però abbiamo lavorato lo stesso con le consegne a domicilio. In accordo con altri negozianti ci siamo inventati una serie di formule tra cui consegnare, insieme al pane o ai fiori o altri generi, un libro a sorpresa. Questa iniziativa ha incontrato molti consensi e ci è stata richiesta anche al di fuori della nostra zona, in tutta Milano. Certamente non dobbiamo dimenticare che su di noi incombe il colosso Amazon. A questo punto occorre pensare a ciò che può accadere: se non si sostengono le piccole botteghe i quartieri diventano dormitori. Ne abbiamo un esempio in via delle Leghe, dove prima esistevano vari negozi di uso quotidiano, mentre ora quegli spazi sono diventati loft per abitazioni. Perseguendo questo tipo di interessi, rischiamo tutti di scomparire; mantenerci in vita vuol dire dare vita al quartiere e alla città. Su questo punto è necessaria una profonda riflessione di tutti, a cominciare dalla autorità preposte a immaginare la città futura.
Quale tipo di aiuto servirebbe per mantenere l’attività e quindi la vita del quartiere?
Io vendo libri, quindi ho costituito una società a responsabilità limitata, con una dipendente. Di conseguenza pago tasse incredibili. In questo campo si potrebbe fare qualcosa per agevolarci. Positivo per noi è stato il recente decreto Franceschini, che ha finanziato le biblioteche perché acquistino libri da almeno tre diverse librerie sul territorio. Noi stiamo infatti alimentando sette biblioteche.
A quale fascia di lettori è rivolta in prevalenza la vostra attività?
Molti pensano che questa sia tendenzialmente una libreria per bambini, ma è un equivoco probabilmente nato dalla sua specializzazione in illustrati; va sottolineato però che l’illustrazione è un linguaggio trasversale.
In questo primo periodo di attività ho invece fatto cose maggiormente rivolte agli adulti; per il 2022 mi sono però posta l’obiettivo di focalizzarmi su fasce di età più giovani. Mi ha colpito sapere di una bimba che, all’età di due anni, dopo essere stata da noi, ha proposto alla mamma di giocare alla libreria e ha preparato un banchetto su cui ha messo i libri di casa. Questo significa che la libreria è entrata a far parte del suo immaginario.
Spazio culturale di vicinato vuol dire che le vicinanze possono essere geografiche e non; stiamo infatti collaborando con realtà distanti che hanno i nostri stessi obiettivi. La più lontana si trova in Sicilia, a Favara in provincia di Agrigento. Ci ha chiesto aiuto per una selezione su tematiche di attività di genere, che sono tra i nostri filoni prediletti.
Organizziamo dai 15 ai 18 incontri al mese e abbiamo avviato un gruppo di lettura, subito al completo, le cui fila sono tenute da uno scrittore – Marco Amerighi – che ha appena pubblicato Randagi per Bollati Boringhieri e vive nel nostro quartiere.
Leggere è una forma di libertà, che combatte l’appiattimento; noi lavoriamo con questo obiettivo, siamo all’inizio e siamo entusiasti.