di Luciano Fontana, Direttore del Corriere della Sera
Ragionare sui giovani in una società multietnica e multiculturale significa interrogarsi sul futuro dell’Italia. Vuol dire uscire da un dibattito pubblico concentrato sulla battuta a effetto, sull’insulto all’avversario, sulla moltiplicazione di ricette facili ma inutili, buone però a far crescere un po’ di consenso. E allora vale partire dai dati di fatto, dalla realtà per poter immaginare soluzioni ragionevoli e buoni indirizzi.
Intanto va preso atto che la nostra società è mutata alla base, quella da cui discende tutto. I ragazzi nati in un Paese diverso dall’Italia e che frequentano le nostre scuole sono cresciuti enormemente, sono diventati almeno uno su dieci. Molte classi, e questo deve destare qualche preoccupazione, sono composte esclusivamente (soprattutto nelle periferie delle metropoli), da figli di immigrati.
Il tema di come si integrano i nuovi cittadini, di come entrano in contatto e si alimentano reciprocamente culture diverse, di come le paure che abbiamo l’uno dell’altro siano comprese e superate positivamente, è più che mai una delle questioni più rilevanti della nostra società.
Così come tantissimi giovani stranieri sono occupati nelle fabbriche e nei tanti lavori che spesso non trovano accoglienza tra le giovani generazioni italiane.
Integrare, misurarsi con culture, abitudini, linguaggi diversi è molto difficile. così come superare il sospetto che quell’umanità spesso confinata nelle strade possa attentare alla nostra sicurezza e aumentare il tasso di pericolosità delle nostre città. Non sono preoccupazioni da sottovalutare o mettere da parte con un’alzata di sopracciglia. Sono paure serie.
L’accoglienza degli altri si nutre di regole, formazione culturale, rivendicazione di valori importanti come le libertà democratiche, il rispetto degli individui, i diritti delle donne in termini di identiche opportunità e libertà dei costumi. Integrare e accettare una società multiculturale non può significare una rinuncia ai nostri valori democratici.
Ma capire l’altro, sapere apprezzare la volontà di riscatto e di emancipazione di tanti giovani immigrati è essenziale. Perché è qualcosa che abbiamo spesso perso nella nostra civiltà occidentale.
I successi di tanti giovani figli della prima generazione di immigrati, dai cantanti agli sportivi, dai laureati ai giovani imprenditori ci devono aiutare a costruire buone pratiche che siano d’esempio per tutti. Perché renderanno la nostra Italia più forte e capace di affrontare il suo futuro con più speranza. Ne parleremo in un importante convegno organizzato da “Noi Zona 2” e dall’Associazione Amici di Zona 2, coinvolgendo le scuole e i ragazzi, programmato per martedì 2 aprile sul tema “I giovani nella società multietnica e multiculturale” nell’Aula Magna dell’Università Statale Milano Bicocca.
Sarà una buona occasione per fare un passo avanti rispetto al dibattito assurdo dei nostri giorni politici.