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Gli eredi di fratel Ettore nel solco dell’impegno in favore degli ultimi

Abbiamo intervistato Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca (che ha fondato con alcuni amici come associazione nel 1994) e da sempre impegnato nel volontariato e nell’assistenza ai più deboli.

Quali sono stati negli ultimi sei mesi gli eventi e le nuove iniziative di maggior rilievo, in particolare nella zona 2, che hanno contribuito a dare una maggiore identità alla Fondazione Progetto Arca?

«Sicuramente l’apertura del Market solidale in via Sammartini 126, poi la ristrutturazione del magazzino guardaroba in via Sammartini 124 che serve tutti i nostri centri di Milano. Inoltre, l’housing ci ha impegnato su tutta Milano, mentre con la Fondazione Seneca abbiamo avviato la consegna dei generi alimentari a casa degli anziani. Una particolare citazione merita la creazione della figura dell’educatore finanziario nei Market solidali di Progetto Arca, che accompagna le persone, attraverso una radiografia del proprio fabbisogno economico, aiutandole a fare la spesa in maniera consapevole, a gestire il bilancio familiare e ad assumere un comportamento responsabile nelle spese e nel risparmio, diminuendo le uscite e aumentando le entrate, evitando di non avere più risorse nella quarta settimana di ogni mese, come avviene spesso oggi». 

Alberto Sinigallia – Foto © Daniele Lazzaretto

Quali sono gli obiettivi della Fondazione più significativi per il prossimo futuro?

«L’obiettivo principale, al quale ci dedicheremo nell’immediato, è il progetto “Casa e oltre”, in cui la casa è prima di tutto, basato su una rete di Housing sociale per le persone in difficoltà. Il progetto è sostenuto dalla Citi Foundation e realizzato da Fondazione Progetto Arca – che è capofila –, Croce Rossa Milano, Fondazione Somaschi, Fondazione IBVA e Fondazione Casa della Carità. Nello specifico, il progetto pilota prevede di offrire nell’arco di due anni un alloggio stabile a 280 persone fragili che si trovano senza casa o sono a rischio di perderla, per un totale di 42 appartamenti a Milano messi a disposizione dalle cinque associazioni. L’accoglienza è prevista per un periodo da 6 a 18 mesi, al termine del quale l’appartamento potrà essere messo a disposizione di un’altra persona o nucleo in difficoltà. Le persone sfrattate per morosità incolpevole in Italia sono 33.000. Solo a Milano veniamo contattati ogni giorno da almeno dieci persone, che per morosità incolpevole o perché non hanno pagato il mutuo o perché non hanno pagato l’affitto vengono sfrattati e si trovano in strada. Per questo l’housing è fondamentale, accompagnato dall’impegno di un’equipe socioeducativa (con educatori, psicologi, operatori) che aiuterà queste persone nella gestione della casa, a orientarsi nella burocrazia e nel panorama dei servizi sociali e sanitari del territorio, nella ricerca di un lavoro e di future soluzioni abitative stabili e accessibili, per recuperare la parte finanziaria lavorativa e abitativa. I beneficiari – segnalati dai Servizi sociali e dalle associazioni sul territorio tramite canali come i centri di ascolto, i market solidali, le unità di strada – avvieranno un percorso verso la riconquista dell’autonomia abitativa, usufruendo di servizi personalizzati che favoriscono la reinclusione. Fondamentale in questo contesto diventa anche la guida dell’educatore finanziario, di cui abbiamo già parlato».

Quali sono i punti di forza della vostra organizzazione e quali quelli da rinforzare per una maggiore efficacia?

«Un punto di forza si basa sulla raccolta fondi derivante dall’attività progettuale che la Fondazione Progetto Arca sviluppa in autofinanziamento, sostenuta anche da partner diversi e da diverse istituzioni. I 180mila piccoli donatori che tutti i mesi ci danno un contributo sono per noi un fondamentale punto di forza.                                                                             

Data la nostra elevata attività progettuale, impegnata anche sul versante dell’innovazione, occorre rinforzare, per una maggiore efficacia, la parte professionale, che coinvolge anche in misura crescente il volontariato che è un altro punto di forza, perché abbiamo 600 volontari attivi.

Dobbiamo anche rafforzare la parte educativa soprattutto in campo finanziario perché le persone indigenti hanno bisogno di avere una cultura della economica domestica, come, ad esempio, gestire le varie bollette o i documenti necessari per avere sussidi ed altro. Infine, sono per noi importanti gli educatori e gli assistenti sociali».

In quale misura vengono coinvolti i giovani nello svolgimento del vostro volontariato?

«Lo scorso agosto abbiamo fatto una mostra al Meeting di Rimini sulla fragilità, dove sono passati migliaia di giovani e ci ha colpito veramente la loro sensibilità. Però i giovani non si avvicinano al volontariato, che non riesce a coinvolgerli. Perciò, ci siamo dati l’obiettivo di testimoniare il nostro esempio nelle scuole, ripartendo dalla mostra che abbiamo fatto sulla fragilità, che ha molto entusiasmato le persone. che poi si sono avvicinate a noi. In questo momento l’età dei giovani nostri volontari è molto alta, per cui c’è bisogno di coinvolgere le nuove generazioni».

Come si caratterizzano i vostri interventi nelle situazioni urgenti di bisogno e di emergenza? 

«Noi nasciamo dall’esempio di fratel Ettore che assisteva tutti i giorni le persone in stazione centrale a Milano, per cui questa linea la teniamo sempre con le Cucine mobili delle Unità di strada e assistiamo le persone dando loro il cibo, il sacco a pelo, articoli igienici. Poi, invece, c’è un’altra linea invece che accompagna le persone per un inserimento abitativo, lavorativo e assistenziale e, se è il caso, anche sanitario. Siamo molto attenti all’ascolto delle persone e alle loro richieste, in base alle quali cerchiamo di dare il primo aiuto di cui hanno bisogno. Siamo sempre presenti in occasione di catastrofi, di terremoti, di inondazioni; di recente a Bacoli, in Campania nei Campi Flegrei, abbiamo aperto una palestra con assistenza agli abitanti sottoposti alle scosse di terremoto. Siamo insomma sia dove le persone chiedono il panino, il tè, il pasto, sia con le persone che chiedono un lavoro e per questo abbiamo creato 10 anni fa “Progetto Mirasole” che si occupa di formazione per l’inserimento lavorativo».

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Numero 01-2025

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