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FringeMi Festival, sette giorni di spettacoli 

Intervista a Davide Verazzani, direttore del Festival, e Paola Galassi del team artistico di Martesana FringeMI.

Dal 5 all’11 giugno sette giorni di teatro e spettacolo dal vivo fuori dalle sale tradizionali in undici quartieri della periferia milanese. È la quinta edizione del Festival partito nel 2019 come NoLo Fringe, con appuntamenti solo in quartieri della Zona 2, e poi diventato FringeMI, un Festival diffuso in gran parte della città grazie all’adesione di sempre più realtà del territorio. 

A Davide Verazzani, direttore generale di FringeMI, chiediamo di raccontarci in breve la sorprendente crescita del Festival in così poche edizioni, due delle quali per di più penalizzate dalla pandemia. 

«Tutto è nato dalla partecipazione nel 2015 di un mio spettacolo (ndr: Verrazzani è anche performer) al Fringe Festival di E­dimburgo. Sarebbe stato bello riprendere quel modello a Milano. Io abito poco a nord di piazzale Loreto dove, nel 2017/18, scoppiava il fenomeno NoLo: una rinascita del quartiere con l’apertura di nuovi locali e spazi di aggregazione. Così ho pensato che era proprio il posto giusto da cui partire. Assieme a un piccolo gruppo di persone è nata l’associazione Bardha Mimòs ETS, che nel giugno 2019 ha organizzato il NoLo Fringe Festival con l’idea di “portare il teatro dove non c’è” e anche di creare un nuovo pubblico. Così, ad esempio, chi andava a bersi una birra al “Ghe pensi mi”, locale di piazza Morbegno, si trovava a “inciampare” suo malgrado nel teatro, in spettacoli cui si poteva assistere gratuitamente. E non ci è mai capitato che la gente non fosse interessata o disturbasse, anche quando si trattava di  su temi seri, come l’immigrazione. Poi c’erano i luoghi dove si doveva andare apposta, come l’Anfiteatro di via Russo, ma abbiamo visto che c’era la voglia di partecipare ad eventi nel quartiere. Le cose quindi hanno subito funzionato bene e fin dall’inizio c’era l’idea di allargare il Festival ad altri quartieri, sempre comunque in zone periferiche. Invece è arrivata la pandemia e il Festival ha dovuto ridimensionarsi, ma non è mai stato sospeso. Nel 2020 e 2021 l’abbiamo spostato a settembre, perché con l’estate i contagi calavano e si poteva fare spettacolo dal vivo».  

Con l’edizione del 2022 c’è stato un primo allargamento ad altre zone di Milano, con una diffusione sul territorio basata, mi pare, su rapporti di collaborazione con altre realtà locali… 

«Sì, nel 2022 è nato il FringeMi Festival, suddiviso in tante rassegne che prendevano il nome dal quartiere in cui si tenevano (Martesana, Adriano, Calvairate, Benedetto Marcello e Cistà/Città Studi Argonne) e organizzate da realtà diverse. Noi di NoloFringe abbiamo mantenuto un ruolo di coordinamento e supervisione, garantendo che tutto funzioni secondo linee guida comuni. C’è però grande libertà in merito alle proposte artistiche, anzi più varie sono le tematiche e le caratteristiche degli spettacoli meglio è. Una selezione c’è, ma dipende dalla qualità degli spettacoli e dalla possibilità di metterli in scena in spazi non convenzionali. Questo riguarda la categoria che abbiamo chiamato “Extra”, ma per quanto riguarda gli spettacoli in concorso del “Programma Ufficiale”, la scelta non avviene su invito bensì attraverso un bando internazionale lanciato con mesi di anticipo. È il meccanismo di tutti i festival Fringe del mondo, che sono ben 250 e con cui noi siamo in contatto perché facciamo parte del World Fringe Network. Insomma il FringeMi Festival vuol essere una vetrina della scena artistica italiana ed internazionale indipendente nella sua varietà di proposte».

E arriviamo all’edizione 2023 e alle sue novità…

«C’è stato un ulteriore allargamento a quartieri della città anche molto distanti (come Villapizzone, Baggio e Dergano) e altri più vicini, Ortica e Parco Lambro. In tutto sono ormai dieci, più la zona tra via Washington e il Lorenteggio, presente con il palco della Fondazione AEM di piazza Po e lo spazio SOL, in via Tagiura. Complessivamente sei i Municipi coinvolti e il numero delle location complessive è passato dalle poco più di 30 dello scorso anno alle 51 di questa edizione. Solo a NoLo si sono aggiunte cinque sedi, tra cui Mosso, in via Padova, e OUT/Cortile sociale, spazio esterno del mercato comunale di viale Monza 54, dove ha sede Off Campus, luogo di ricerca e didattica alternativa del Politecnico. Inutile dire che per il prossimo anno siamo aperti a nuove adesioni da parte di altre realtà periferiche di Milano. Al bando hanno risposto 270 compagnie tra cui sono stati scelti i 16 spettacoli in concorso del “Programma Ufficiale”, che si replicano nei vari quartieri coinvolti dal Festival e in tutti vengono votati. Come gli anni scorsi lo spettacolo vincitore verrà ospitato in seguito al Teatro Elfo Puccini. Per la prima volta quest’anno abbiamo in concorso uno spettacolo in inglese, “Climb”, teatro-canzone del cantautore Duane Forrest, canadese di origine giamaicana. Per quanto riguarda gli “Extra”, oltre agli spettacoli ci sono camminate nel quartiere a Villapizzone, altrove ci sono proposte per famiglie con bambini e poi all’Hotel Ramada, in via Stamira d’Ancona, si può fruire di un’esperienza immersiva di mezz’ora, “La stanza”, che si fruisce in digitale con dei visori, uno spettatore alla volta. E non trascuriamo l’impegno ecologico, con la drastica riduzione dell’uso della carta: stampiamo solo un segnalibro con un QR Code che rimanda al programma online e alla mappa dei luoghi sul sito del Festival. Si fa promozione anche con graffiti sull’asfalto, non tossici e rimuovibili, nonché con installazioni realizzate con plastica riciclata posizionati sui palchi. Infine, sperimentiamo iniziative per favorire l’accessibilità anche a chi ha deficit di vista, con un “Romeo e Giulietta” a cui il pubblico assiste bendato, o di udito».

Com’è costruito il budget della manifestazione? Avete contributi, pubblici o privati? E gli spettacoli sono a ingresso gratuito?

Fin dall’inizio abbiamo avuto un sostegno da Fondazione Cariplo, che copre il 30% del budget. Poi ci sono altri contributi da privati, come Fondazione AEM, Fondazione Banco BPM ed altri. Inoltre speriamo in un contributo della Regione Lombardia attraverso la Legge 50. Dal Comune di Milano abbiamo sempre avuto un sostegno partecipando ad avvisi pubblici della Cultura. Dal canto loro, le singole realtà che operano nei vari quartieri chiedono contributi ai Municipi di appartenenza. Riguardo all’accesso agli spettacoli, quelli del “Programma Ufficiale” sono gratuiti ma nella sezione che abbiamo chiamato “Extra” alcuni sono a pagamento. Dipende dai costi che si devono sostenere per ciascun evento».

Veniamo al Martesana Fringe, rassegna che si tiene lungo il Naviglio Martesana, ideata e organizzata dall’Associazione Praxis, collettivo artistico con sede a Gorla nato proprio nel 2019, anno del primo NoLo Fringe Festival. Però a quell’edizione, chiediamo a Paola Galassi, non avete partecipato…

«No, siamo entrati a far parte del Fringe nel 2020, con una passeggiata performativa nel quartiere Casoretto dedicata al poeta Franco Loi, che era da poco scomparso. È la nostra caratteristica quella delle performance urbane, più che gli spettacoli sul palco. Praxis ha due canali di intervento: uno di produzione artistica e uno di laboratori, entrambi basati sul lavoro con la comunità, di coinvolgimento della gente su temi sociali, come i senza dimora, la precarietà. I nostri spettacoli hanno sempre una drammaturgia basata sulla ricerca sul campo, sulle interviste, quindi sulle esperienze reali, ed implicano la partecipazione diretta del pubblico. Io fin dalla nascita abito a Gorla, che è ancora il quartiere di una volta mentre NoLo sta vivendo molti cambiamenti. Il Martesana Fringe Festival lo abbiamo creato nel 2021 avendo come riferimento un territorio che non è un quartiere ma più vasto, quello lungo il Naviglio. Noi ci siamo concentrati sulla zona tra viale Monza e via Padova, il cui cuore è l’Anfiteatro del Parco Martesana».

Che cosa proponete al FringeMi di quest’anno? E quali sono le location?

«Per prima cosa un laboratorio intitolato “Ecce homo”, sul tema della violenza maschile sulle donne, gestito da me e dal regista Lorenzo Ponte. Si tiene al Circolo IAM, all’interno dell’Anfiteatro Martesana. Sempre all’Anfiteatro ospitiamo uno spettacolo all’aperto del Teatro Chapati di Bergamo, in collaborazione con Friday for Future, sul tema dei cambiamenti climatici. Ci sono poi un tour nel quartiere di Gorla dal punto di vista delle donne migranti, le quali fanno da guida, e una meditazione con brunch alla Cascina Martesana, condotta da Daniele Lo Giudice. Infine quest’anno abbiamo individuato due nuove sedi per ospitare gli spettacoli del “Programma ufficiale”: il Ligera di via Padova e Radici, bottega pugliese in via Dolomiti. Martesana Fringe ha un sostegno del Municipio 2, ma il nostro budget è limitato. Però stiamo sempre più facendo rete con esercizi e comunità di zona sia per ottenere sponsorizzazioni sia per capire quali sono i temi più sentiti da affrontare in futuro».

Il programma completo del FringeMI Festival è consultabile sul sito www.fringe­mi.com. Prenotazione degli eventi e ticketing su www.dice.fm.

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