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El Dondina, un poliziotto in Maggiolina

Intervista a Flavio Maestrini, giallista e creatore di El Dondina, capo della squadra volante nella Milano ottocentesca.

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Flavio Maestrini, autentico milanese innamorato della sua città, si è sempre occupato di comunicazione, prima come pubblicitario, poi giornalista ed editore di periodici di settore. Si è messo particolarmente in luce come “giallista” con le gesta del suo personaggio El Dondina, intrecciate con fatti di cronaca che presentano aspetti di una Milano prima governata dai francesi e poi, in modo più duro, dagli austriaci, ma sempre di una Milano che cresce, che innova. Dal 2017 Maestrini ha scritto ogni anno, per cinque anni, un libro con il suo protagonista, fino all’ultimo lavoro del 2021, Un delitto con troppi colpevoli per El Dondina, presentato recentemente al pubblico. Ci aspettiamo per l’anno prossimo un nuovo libro sulle inchieste del capo della Volante, perché la serie continuerà.

Sarebbe bello che El Dondina passasse dalla carta allo schermo televisivo. Questo personaggio, un po’ guascone ma giusto e fondamentalmente buono, potrebbe rappresentare con successo tante pagine poco conosciute della Milano risorgimentale. E ora andiamo a scoprire da dove arriva questo personaggio. 

Chi è questo signor El Dondina, il cui nome ricorre nel titolo di tutti i libri? 

L’ho scoperto leggendo il libro Milano sconosciuta del 1922 del giornalista Paolo Valera, nell’ambito di ricerche effettuate per I misteri della Valsesia. El Dondina non è un personaggio di fantasia ma è realmente esistito. Il suo nome è Carlo Mazza; il soprannome deriva da una zoppia lasciatagli da una malattia infantile. Intorno alla metà dell’Ottocento è il capo della squadra volante di Milano, carica a cui arriva nonostante un passato non precisamente cristallino. Viene infatti dalla mala, ma ha una sorta di vocazione a catturare la gente di malaffare che lo porta a fare l’informatore della polizia, perché conosce tutto il sottobosco malavitoso di Milano, per poi diventare attivo nella cattura dei “malnatt”, con metodi del tutto personali. Utilizza anche la sua forza fisica, che incute paura nei balordi che passano tra le sue mani. Visti i brillanti risultati delle sue indagini, la Polizia gli propone di entrare nei suoi ranghi.

El Dondina si esprime in milanese, salvo passare all’italiano dietro espressa richiesta dell’interlocutore.

Considerato che Milano è una città in cui è presente tutta l’Italia, ho pensato che avrei dovuto facilitare la comprensione del linguaggio con un processo di traslitterazione, cioè scrivendo le frasi così come si leggono. Non potevo far parlare El Dondina in italiano perché avrei snaturato il personaggio però , per facilitare il lettore non milanese, ho limitato il dialetto solo a lui. È chiaro che sono un cultore del dialetto, che mi piacerebbe si imparasse a scuola. Oggi sono purtroppo spariti i suoi divulgatori famosi come Jannacci, Gaber, Svampa e altri che, pur non cantando a volte in milanese, cantavano “milanesando”.

In TV prevalgono dialetti come il siciliano, il romanesco e anche il veneto, mentre penso che tutti dovrebbero avere pari dignità. Sarebbe bello che almeno uno degli importanti mezzi di comunicazione esistenti lasciasse un piccolo spazio al milanese.

Per facilitare il lettore ho inserito, all’inizio di ogni libro, l’elenco dei personaggi in ordine di apparizione, mentre in coda un glossario per decodificare i termini più difficili.

El Dondina è un personaggio ottocentesco, quindi molta ricerca storica…

Sì, certo. I racconti hanno bisogno di corretti riferimenti, della giusta ambientazione senza svarioni storici. Dalla ricerca ho imparato tante cose interessanti della nostra Milano, a partire dal linguaggio fino al perché di scelte organizzative per la città che rimandano a Napoleone e agli austriaci. Ho fatto un incrocio tra racconto e ricerca, che mi ha portato a frequentare biblioteche, da cui ho tratto gustose informazioni di costume e linguistico/dialettali. Per ritornare al dialetto mi piace ricordare l’origine del termine “teppa”. Esisteva a Milano in tempi andati un gruppo di giovani balordi, chiamato “Compagnia della Teppa” perché si radunava nella zona nord del fossato del Castello Sforzesco, dove cresceva la teppa, il “muschio” in milanese. Teppa e teppista si sono italianizzati e diffusi su tutto il territorio nazionale. 

El Dondina diventa cattivo con quelli che fanno violenza sulle donne. Si può definire un precursore delle battaglie a favore delle donne?

Certamente sì. Infatti El Dondina è violento con chi non rispetta le donne, mentre diventa tenero con i ragazzotti, quelli più stupidi che cattivi. Magari li prende a schiaffi ma poi li manda a casa senza sporcare il loro certificato penale.

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