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Il coniglio, amico, cibo o flagello?

A piedi lungo la via Rucellai a Precotto, può capitare di incrociare un coniglio nano dal mantello marrone.

È timido ed è difficile avvicinarvisi: si ritira velocemente sotto le piante antistanti i nuovi condomìni e viene inghiottito dal buio così in fretta che può sembrare di averlo solo immaginato.

Con grande discrezione riesce ad abitare liberamente quei giardini da qualche anno, indenne al traffico, alle stagioni, ai cani e alle persone che hanno provato a catturarlo per metterlo al sicuro. Vigile e sensibile, si tiene stretto alla propria libertà e sa badare a sé stesso.

Come animali da compagnia i conigli devono la loro popolarità a dei motivi giusti, come la mansuetudine, e a dei motivi sbagliati: sembrerebbero facili da gestire, adatti a chi sta poco in casa o agli appartamenti piccoli. Niente di più falso.

Il coniglio da compagnia impegna come un cane di taglia piccola e minaccia la tranquillità di poltrone, cavi elettrici e tappeti tanto quanto una banda di gattini.

Ha bisogno di spazi dove muoversi liberamente, di vegetali freschi tutti i giorni, di relazioni affettive e cure mediche. È il terzo animale da compagnia per diffusione dopo il cane e il gatto, tuttavia non può considerarsi proprio al sicuro tra gli esseri umani. Niente di più precario ai nostri giorni che nascere coniglio.

Questo infatti può significare stare tra le braccia di un bambino con la prospettiva di una lunga e sicura vita domestica, ma anche vivere in un allevamento intensivo a scopo alimentare, o perfino essere oggetto di continue rappresaglie da parte di migliaia di agricoltori.

Non esiste animale al mondo il cui ruolo presso la comunità umana sia così eterogeneo: amico, cibo, flagello. Riguardo quest’ultimo aspetto, la storia recente offre spunti di riflessione. Risale agli anni Novanta la fuga da un laboratorio australiano di un virus studiato per combattere i conigli selvatici. Il virus è davvero letale e attacca duramente la popolazione libera che presto sviluppa immunità.

I conigli domestici risultano sensibilissimi al virus, costringendo gli scienziati a formulare un vaccino per proteggerli. Nel 2015 la storia si ripete: un altro virus letale dalla Francia si diffonde inspiegabilmente in Australia causando ancora la morte di migliaia di conigli selvatici e mettendo in pericolo i conigli domestici, per i quali viene studiato un nuovo vaccino. Io stessa ne ho sempre alcune dosi nel frigorifero del mio studio.

Insomma, nessuna pace ancora è stabilita tra gli uomini e questi graziosi soggetti che nonostante le sembianze da cioccolatino pasquale ci resistono, si adattano e mettono in certo pericolo la nostra autostima, per i pasticci che facciamo. Non ci staranno prendendo in giro? Oppure forse ci possono dare una rispettosa lezione di umiltà e resistenza. In ogni caso, se passando per qualche via vi sembrerà di indovinare tra i cespugli lo sguardo vivo di un coniglio, non è la vostra immaginazione. Ma non cercate di prenderlo, perché lui farà un balzo un po’ più lungo del vostro.

Nicoletta Bevere
Nicoletta Bevere
Medico Veterinario
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