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Chiesa di San Domenico Savio a Turro

La chiesa di San Domenico Savio in via Rovigno è adiacente al Teatro San Domingo, al quale sono legato da un episodio molto importante. Il 24 ottobre 2015 con gli amici della Compagnia Teatrale La Diligenza, la Banda Civica della Polizia Municipale di Milano, il Coro degli Alpini di Vigevano e la fisarmonica di Gigi Galbusera in quel teatro abbiamo dato inizio alle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra, dando vita con le tre compagnie allo spettacolo teatrale “Teatro di Guerra” e ricordando l’entrata in guerra di soldati italiani provenienti da ogni regione d’Italia, ignari quasi sempre del proprio triste destino.

Separata dal Naviglio Martesana dal corpo basso delle casette che costituiscono le spoglie dell’antico convento di via Tofane, la chiesa rimane inserita nell’ambiente popolare più antico di Gorla, quello delle botteghe di mestiere (le case dei fiaccherai e dei cocchieri), delle osterie d’antan, la bottega della calligrafa Ketty Agnesani e, nell’angolo estremo della via Rovigno, la gloriosa Bocciofila Martesana.

La storia

La parrocchia fu eretta con decreto 4 aprile 1964 dell’arcivescovo Giovanni Colombo, ricavandone la competenza giurisdizionale dal parziale smembramento delle parrocchie di Santa Maria Assunta a Turro e di Santa Teresa del Bambin Gesù a Gorla. La cura pastorale venne affidata dalla Curia ai sacerdoti salesiani e inclusa nel tempo nel decanato di Turro.

La chiesa venne costruita fra il 1962 e il 1966 sul progetto degli ingegneri Angelo Luraschi ed Enea Ronca, secondo le indicazioni dell’arcivescovo di Milano, card. G.B. Montini, che aveva deliberato la costruzione di 22 chiese in ricordo dei 22 concili della Chiesa Cattolica, compreso l’ultimo, il Vaticano II, cioè il 22°. Ideato nel 1961 per rispondere al fabbisogno indotto dalla rapida crescita demografica della città di Milano, il progetto delle 22 chiese venne portato a termine entro il 1966, ma il card. Montini nel frattempo era diventato, già dal 1963, papa Paolo VI, e tuttavia ne volle benedire la prima pietra nel 1964. La chiesa venne consacrata dal cardinal Giovanni Colombo il 25 aprile 1967.

La struttura

Un’ampia scalinata porta i fedeli per due metri e più dal piano stradale all’ingresso della chiesa. La facciata a capanna è dominata da una grande finestra longitudinale e da sei finestrelle laterali. La struttura è in cemento armato rivestita all’esterno da mattoni a vista.

L’interno a navata unica è scandito da sette campate separate da travi in cemento armato che reggono la struttura portante. Le pareti rivestite di intonaco grigio godono alla base di una copertura alta due metri in marmo travertino.

Il presbiterio che si presenta con un leggero rialzo rispetto al resto della chiesa è sovrastato da un importante tiburio circolare che trasmette la luce a tutta la zona delle celebrazioni. Un crocifisso in legno dipinto ne qualifica l’intera parete di fondo.

Il pavimento coperto in gran parte da lastre lapidee grigie, è caratterizzato nella fascia centrale e nel presbiterio da lastre di marmo rosso di Verona.

Opere d’arte

Tra le opere d’arte conservate nella chiesa segnaliamo:

• Il fonte battesimale scolpito in marmo rosso di Verona dal prof. Casanova, ornato con bronzi dal prof. Ferreri, mentre il bassorilievo del coperchio è stato eseguito da Toni Benetton. La cancellata che racchiude il fonte battesimale è opera della Scuola Beato Angelico.

• Statua di San Giovanni Battista di A. Ferreri. 

• Gruppo statuario ligneo raffigurante San Domenico Savio con ragazzi dell’Oratorio, opera di Filip Moroder Doss di Ortisei. 

Il collegio universitario

Oltre alla chiesa e all’oratorio parte integrante dell’Opera Salesiana San Domenico Savio di via Rovigno è il Collegio Universitario Paolo VI, voluto dall’arcivescovo card. Montini. Inizialmente progettato per giovani lavoratori, successivamente, data la forte richiesta proveniente da studenti fuori sede, è diventato Collegio Universitario.

Una struttura che nelle intenzioni di Paolo VI doveva integrarsi nella comunità parrocchiale, vivendo lo spirito di famiglia in un sistema educativo proprio del fondatore don Bosco. Infatti, come recita il sito apposito, qui «i giovani sono incoraggiati e sostenuti nel loro impegno quotidiano di studio in vista del raggiungimento degli obiettivi accademici e nello stesso tempo sono chiamati a formarsi come persone, vivendo insieme in vicendevole stima e fiducia, coltivando relazioni e amicizie destinate a durare nel tempo e confrontandosi con la proposta cristiana».

I Salesiani in Italia

La Società salesiana prende il nome da San Francesco di Sales (1567-1622), vescovo e dottore della Chiesa ispiratore dell’attività educativa di San Giovanni Bosco. Francesco di Sales fu teologo e proclamato patrono dei giornalisti per la sua grande funzione nella comunicazione. La congregazione salesiana venne fondata da San Giovanni Bosco nel 1859 a Valdocco (Torino), ma l’inizio della sua storia si trova in un piccolo borgo contadino piemontese, i Becchi, oggi rinominato Colle Don Bosco, a Morialdo, frazione di Castelnuovo Don Bosco (Asti), dov’è nato proprio San Giovanni Bosco.

I Salesiani in Italia attualmente sono circa 2.250, tra laici e sacerdoti, compresi i giovani in formazione iniziale. Sulle orme di san Giovanni Bosco – è il loro proclama – noi Salesiani educhiamo nella certezza che «in tutti i giovani c’è un punto accessibile al bene», e ci impegniamo perché crescano come «onesti cittadini e buoni cristiani», con l’unico desiderio di vederli «felici nel tempo e nell’eternità».A Milano i Salesiani sono presenti in diversi punti, ma soprattutto in via Copernico con l’Istituto scolastico Sant’Ambrogio Opera Don Bosco (scuola media, liceo classico e scientifico), in via Tonale con il Centro di formazione e lavoro, in via Melchiorre Gioia con la Parrocchia di Sant’Agostino (di cui abbiamo trattato nel numero scorso), in via Bonvesin de la Riva con le Figlie di Maria Ausiliatrice.

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Numero 04-2024

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