In occasione della Festa della Repubblica, abbiamo deciso di ospitare un contributo autorevole, super partes – siamo anche in clima elettorale – attraverso il quale diffondere quei valori che stanno via via perdendosi, annacquandosi o, addirittura, soggetti a un revisionismo storico autoritario. Per questo, il nostro pensiero è andato verso una figura che è rimasta nel nostro cuore: ovvero quello che sarà per sempre il presidente degli italiani: Sandro Pertini. Pubblichiamo quindi con un velo di nostalgia, uno stralcio del discorso che tenne il 31 dicembre 1979 e nel quale dedicò parole quanto mai attuali alla nostra Repubblica. Eccolo.
«Il popolo italiano […] ha dimostrato la sua ferma volontà di resistere al terrorismo […] per difendere la democrazia e la Repubblica, per difendere questa Repubblica che non ci è stata donata su un piatto d’argento, ma che ce la siamo conquistata noi dopo una lunga lotta di vent’anni contro il fascismo. […]
Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza, quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla costi quel che costi, ma dobbiamo difenderla anche dalla corruzione. La corruzione è una nemica della Repubblica e i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà, e dare la solidarietà per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti, ed esempio, soprattutto in questo, deve darlo la classe dirigente e in primo luogo naturalmente chi vi parla in questo momento.
Ecco perché noi dobbiamo, vogliamo difendere la Repubblica, la vogliamo difendere, ripeto, […] perché il nostro popolo non sia ricacciato indietro di 50 anni, vogliamo difenderla la Repubblica, perché non vogliamo che i nostri giovani debbano conoscere l’amara esperienza che abbiamo conosciuto noi.
Io credo nella nostra gioventù, a differenza di molti anziani che in questo momento mi ascoltano, la stragrande maggioranza della nostra gioventù è politicamente e moralmente sana.
[…] È vero, sono giovani, non possono avere la mentalità degli anziani ed è un errore grave che compiono gli anziani, siano essi genitori ed educatori, l’errore di voler imporre ai giovani la loro mentalità di anziani e quindi scavano un solco tra essi e i giovani. Io valico questo solco e vado incontro ai giovani comprendendo la loro mentalità di giovani, che è stata la mia mentalità quando ero giovane come loro e mi avvicino a loro senza alcuna presunzione, senza alcuna arroganza, come fossi un loro amico da tanto tempo e dico ai giovani questo: giovani, vedete, voi avete le vostre speranze, le vostre visioni, voi avete un animo puro. Noi invece abbiamo la nostra esperienza e, dovete credermi, giovani, se io vi dico che questa nostra esperienza è tessuta di molti sacrifici e di molte rinunce, abbiamo pagato anche per voi giovani perché voi foste veramente liberi. Bene io vi dico: camminiamo di conserva fianco a fianco, camminiamo insieme, voi con le vostre visioni, noi con la nostra esperienza, cerchiamo di camminare insieme sul sentiero della vita e finché un alito di vita mi animerà io sarò al vostro fianco, giovani che mi ascoltate, per aiutarvi a rimuovere dal vostro cammino gli ostacoli che incontrerete.
[…] Vedete, quando io ero giovane come voi e mi trovavo in una nota cella dell’ergastolo di Santo Stefano e, giorno per giorno, vedevo sfiorire la mia giovinezza e, con la mia giovinezza, i sogni più belli che il cuore di un giovane potesse avere, nonostante questo, giovani che mi ascoltate, io mi sentivo fiero e orgoglioso, perché quella nuda cella era illuminata dalla luce che si irradiava dalla mia fede politica. Giovani, se voi volete vivere la vostra vita degnamente, fieramente, nella buona e nella cattiva sorte, fate che la vostra vita sia illuminata dalla luce di una nobile idea, scegliete voi liberamente, senza lasciarvi suggestionare da qualcuno, fate voi la vostra scelta perché questa ponga però il principio di libertà, altrimenti dovete respingerla per la vostra salvezza. È vero giovani, le dittature si presentano apparentemente più ordinate, nessun clamore si leva da esse, ma è l’ordine delle carceri e il silenzio dei cimiteri. Vedete giovani, io alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie. Fate quindi la vostra scelta e sia una scelta di libertà.
[…] Se io non credessi nella nostra gioventù dovrei disperare dell’avvenire della Patria perché non lo rappresentiamo più noi questo avvenire, lo rappresentano i giovani che mi ascoltano e quindi io penso al loro domani, vorrei che fosse un domani di tranquillità e di serenità per la nostra gioventù».