Generosità e grande passione umanitaria, civile e sociale l’hanno contraddistinta fino alla fine.
Madre di Emanuela Manni socia fondatrice dell’Associazione Villa Pallavicini, entrambe molto conosciute, amate ed apprezzate in Zona 2.
Era nata in una famiglia antifascista in provincia di Belluno nel 1934. Da bambina ha assistito alla violenza e alla brutalità delle SS tedesche e delle camicie nere praticate anche nella sua zona: negli anni più tristi della guerra gli uomini dai 16 ai 45 anni erano tutti spariti dal territorio dove viveva, o venivano internati nei campi di concentramento in Germania o venivano portati via per lavorare nelle fabbriche di guerra tedesche.
Nel dopoguerra si è trasferita per ragioni di lavoro in Svizzera e, verso l’inizio degli anni Sessanta, è arrivata a Milano, in via Guerrini, non lontano dal Casoretto e non distante da via Leoncavallo. Nel 1976 le sue due figlie Ornella (1957) ed Emanuela (1958) hanno iniziato a frequentare il Centro Sociale Leoncavallo. La loro frequentazione del centro sociale e soprattutto l’assassinio di Fausto e Iaio, che Carmen conosceva bene tanto da averli anche ospitati nella sua abitazione, hanno fortemente coinvolto Carmen in una partecipazione molto attiva alla vita del centro sociale Leoncavallo.
Era il 18 marzo del 1978. Due giorni prima di quel sabato, il giorno dell’assassinio di Fausto e Iaio, c’era stato il sequestro di Aldo Moro e il clima, sia per le strade che sul lavoro, era parecchio teso. La morte dei i due giovani determinò un trauma violento e provocò un forte spirito di solidarietà tra le mamme dei giovani che frequentavano il centro sociale. Per questo Carmen prese l’iniziativa e costituì il gruppo delle Mamme Antifasciste del Leoncavallo, che da lei è stata definita “L’esperienza più bella della mia vita”.
Questo testo è stato tratto in stretta sintesi dall’ampio articolo autobiografico di Carmen de Min, pubblicato sull’«enciclopedia delle donne» e disponibile anche in Internet. (ndr)
